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RUSSIAVerso il "Putin V", un mandato di guerra

15.03.24 - 06:30
Si aprono oggi le elezioni in Russia, il cui esito è più che scontato. Chi sono gli altri candidati? Cosa c'è in gioco? Il punto
keystone-sda.ch (SERGEI SAVOSTYANOV/SPUTNIK/KREML)
Fonte red
Verso il "Putin V", un mandato di guerra
Si aprono oggi le elezioni in Russia, il cui esito è più che scontato. Chi sono gli altri candidati? Cosa c'è in gioco? Il punto

MOSCA - «Spetta ai cittadini russi decidere il futuro del Paese». Come? «Partecipando alle prossime elezioni presidenziali», che scattano oggi (e si concluderanno domenica). Parole e musica sono del presidente Vladimir Putin, che ieri - alla vigilia della tornata elettorale che, al netto di improbabili sorprese, ne consacrerà il quinto mandato - si è rivolto in video al popolo della Federazione Russa.

Al di fuori dei confini russi, l'appuntamento elettorale è visto come una mera formalità. Una passerella che conduce a un'unica possibilità: altri sei anni di potere per lo zar, che così si avvierà a superare anche Josef Stalin, diventando il leader russo che ha trascorso più tempo al comando. E potrebbe restarci anche per un ulteriore mandato, quindi fino al 2036, quando spegnerà 84 candeline.

Putin o non Putin
Certo, quello di Vladimir Putin non è il solo nominativo che sarà presente sulle schede. Certo è altresì il fatto che l'ex funzionario del KGB ha de facto sradicato e silenziato dal panorama elettorale ogni voce di dissenso. E torniamo quindi ai nomi. Oltre a quello di Putin, gli elettori potranno scegliere fra altri tre candidati: Nikolaj Charitov del Partito Comunista; il liberal-democratico (ma solo di nome) Leonid Slutsky e, infine, il più pacifista dei tre, Vladislav Davankov esponente del partito progressista Nuova Gente e vicepresidente della Duma. Ora, il primo ha garantito che non avrebbe fatto campagna contro il presidente uscente. Il secondo ha sostenuto a suo tempo l'annessione della Crimea. Il terzo è il più giovane e, come detto, pacifista, ma sostiene comunque l'offensiva in Ucraina. La pluralità come parvenza.

Nel concreto, se traduciamo in cifre - sfruttando quelle di un recente sondaggio prodotto da VCIOM - il loro peso, si arriva a un complessivo 13% circa (6% per Davankov, 4% per Karitonov e 3% per Slutsky) delle preferenze. Bottini che sono del tutto irrilevanti rispetto al 75% che si è detto pronto ad riconfermare lo zar. Perché, in sostanza, la vera scelta sulla scheda è soltanto una: Putin o non Putin. E in quest’ultima ci si può aggiungere un'ulteriore opzione, forse l'unica vera variabile incerta della tornata: la scheda nulla.

Il "Putin V", un mandato di guerra
Se l'esito delle urne non è in discussione, che cosa concretamente c'è in gioco per Putin? Perché questa elezione conta per lo zar? Per dirla brevemente, quelle che prendono il via oggi sono le prime elezioni che la Russia vive mentre si trova impegnata in una guerra importante. E una vittoria sorretta da un grande consenso sarebbe un forte segnale di unità nazionale a sostegno dell'impegno militare in Ucraina (ricordiamo poi che si voterà anche nei territori annessi dopo i referendum farsa nelle province orientali dell'ex repubblica sovietica). Con tutti i riverberi che ne conseguono; dalla conferma che anche i territori conquistati sono ben felici di essere tornati all'ombra dell'Orso, allo schiaffo rifilato tanto al morale di Kiev quanto all'Occidente, che ormai da mesi mostra segni di stanchezza nel suo impegno pro Ucraina.

È parere condiviso da molti analisti, e lo si è letto in queste settimane, che Putin sfrutterà il probabile plebiscito come rampa di lancio per un'ulteriore escalation del conflitto. Il modo in cui lo farà sarà tutto da vedere nel corso dei prossimi mesi, ma possiamo attenderci nuove mobilitazioni militari; sicuramente una favella retorica di maggiore aggressività, con il Cremlino che si erge a baluardo contro il "bellicoso" Occidente, così come una repressione ancora più decisa verso tutte quelle voci che si oppongono all'operazione militare speciale.

E poi ci sono le questioni interne, che saranno confrontate con la medesima accelerazione: la repressione dell'opposizione; il controllo su tutto quanto riguarda l'orientamento sessuale; la difesa dei «valori tradizionali», della famiglia e delle nascite. Insomma, una Russia che sia sempre più come la vuole lo zar.

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