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TAIWANIl medico "piantagrane" dello status quo

13.01.24 - 21:11
Il profilo di William Lai Ching-te, vittorioso alle elezioni presidenziali a Taiwan.
AFP
Fonte ATS ANS
Il medico "piantagrane" dello status quo
Il profilo di William Lai Ching-te, vittorioso alle elezioni presidenziali a Taiwan.

TAIPEI - William Lai Ching-te, accusato da Pechino di essere un «istigatore di guerra» e un «piantagrane» per le sue posizioni autonomiste, è uno strenuo difensore della sovranità di Taiwan a tutela della quale ha detto di voler lavorare al mantenimento dello status quo nei rapporti con la Cina.

Lai, un medico con la passione della politica, compirà 65 anni a ottobre: è il figlio di un minatore e da bambino ha conosciuto il grande dolore della perdita del padre, morto negli Anni '60 nel crollo di una galleria in una miniera di carbone quando aveva appena due anni.

Erano tempi duri e ancora lontani dal boom tecnologico e dei microchip e l'alternativa al lavoro disponibile sull'isola era l'emigrazione. Fu tirato su dalla madre in un sobborgo operaio di Taipei insieme ad altri cinque fratelli.

«Poiché sua madre fu costretta a crescere sei figli mentre viveva in una piccola casa vicino alle miniere, Lai ha un ottimo rapporto con lei e sa bene il valore del lavoro duro», ha raccontato di recente Luo Wen-jia, ex ministro ed ex segretario generale del Partito democratico progressista.

«Anche tra amici in privato, i suoi occhi diventano rossi quando parla di sua madre. La sua inclinazione a perseverare e a non mollare è stata ovviamente influenzata dall'ambiente in cui è cresciuto», ha aggiunto Luo.

Lai, appunto con ostinata determinazione, divenne medico e proseguì ad Harvard, negli Stati Uniti. Ma non esitò un solo momento, quando Taiwan abolì la legge marziale alla fine degli Anni '80 e avviò le riforme politiche, ad abbandonare la pratica medica per dedicarsi alla politica, prima come parlamentare e poi come sindaco della città meridionale di Tainan. È stato premier durante la presidenza di Tsai Ing-wen tra il 2017 e il 2019.

Noto in passato per il suo esplicito sostegno all'indipendenza di Taiwan - da ottenere con la dichiarazione formale di Stato taiwanese indipendente e sovrano in rottura con il sistema politico cinese - Lai ha poi drasticamente moderato la postura negli anni recenti, impegnandosi a dare priorità allo status quo e a seguire l'approccio della presidente Tsai, di cui è vice.

I nazionalisti del Kuomintang (Kmt), che sono tradizionalmente più vicini a Pechino, l'hanno attaccato con il nomignolo di «figlio d'oro dell'indipendenza di Taiwan», mettendo in guardia dai rischi di una guerra con la Cina in caso di vittoria alla presidenza dell'isola.

Critiche che sono scivolate via: in un recente briefing al Club dei corrispondenti esteri di Taiwan, Lai ha assicurato che guiderà «una nuova era di diplomazia basata sui valori», in un'articolazione che inquadra esplicitamente i pilastri democratici come principi guida della sua politica estera, in un momento in cui la Cina aumenta le sue pressioni sui pochi alleati rimasti di Taipei affinché taglino le relazioni. Perché «Taiwan ha la responsabilità di condividere la sua esperienza di democratizzazione con il mondo e con l'Indo-Pacifico». Propositi sufficienti per irritare Pechino.

Poi, per prepararsi al meglio alla missione ha scelto come vice Hsiao Bi-khim, l'ex ambasciatrice de facto negli Usa e autrice del consolidamento delle relazioni con gli Stati Uniti: una "cat warrior" della diplomazia taiwanese a Washington, nata in Giappone e cresciuta in America. Il peggior profilo possibile per la leadership comunista.

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