La Russia apre al dialogo. Gli Stati Uniti mantengono alte le tensioni. Matviyenko: «L'Ucraina non è libera di agire»
KIEV / MOSCA - «A che ora inizia la guerra?». La frecciata ironica con cui il presidente russo Vladimir Putin ha chiesto lumi ieri al suo staff è stata forse la sintesi più efficace del concetto di «isteria americana» con cui il Cremlino ha etichettato i ripetuti allarmi degli 007 a stelle e strisce su un'imminente e pianificata invasione dell'Ucraina.
L'annunciato "D-day" della crisi è infine arrivato... accompagnato però dal ritiro delle truppe impegnate nelle esercitazioni al confine (con tanto di video rilasciato dal ministero degli Esteri russo) e dall'aria distensiva sprigionata al termine dei lunghi colloqui tra il cancelliere tedesco Scholz e la "sfinge" del Cremlino. Se l'impasse sul fronte del dialogo con l'Europa sembra essersi sbloccata - Scholz ieri è stato cristallino: «La sicurezza europea non può essere costruita contro la Russia» -, il picco nel "botta e risposta" con Washington deve ancora essere raggiunto.
La possibilità di un attacco verso Kiev, secondo il presidente statunitense Joe Biden, resta sempre possibile. Ne è convinto anche il segretario di Stato Anthony Blinken, che ai microfoni di "France 24 TV" ha ricalcato i contorni dei pronostici formulati a più riprese dall'intelligence americana. «Un atto d'aggressione nel corso di questa settimana è completamente possibile se guardiamo quanto sta accadendo», ossia «lo schieramento di truppe russe nelle aree circostanti l'Ucraina». Gli Stati Uniti, ha aggiunto ieri Biden, «sono desiderosi di negoziare accordi scritti con la Russia» ma «non hanno ancora verificato» l'annuncio del ritiro delle forze russe.
Rumore di fondo costante? «Non vogliamo destabilizzare la Russia» ha assicurato il commander-in-chief americano, ma dalle parti di Mosca hanno un'idea diversa. La presidente del Consiglio federale russo, Valentina Matviyenko, ha affermato che le mani di Kiev sono tutt'altro che libere di operare per conto proprio e di aggiustare i rapporti con Mosca, anche se probabilmente è ciò che vorrebbero fare. «Per come la vedo io, il problema principale delle nostre relazioni con l'Ucraina è che Kiev non è indipendente nel decidere le sue politiche interne ed estere. Le autorità di Kiev sono manovrate da Washington. E questo antagonismo con la Russia è il prezzo che l'Ucraina è costretta a pagare per l'appoggio americano», ha dichiarato al Tass.