Sono i messaggi lanciati dall'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), che si mostra un po' più ottimista sul futuro dell'economia mondiale pur ribadendo l'importanza di non trascurare i gravi rischi che ancora persistono. Per quanto riguarda l'Italia, l'organizzazione parigina traccia un quadro ancora non positivo, ma "in miglioramento": nel 2013 il prodotto interno lordo si contrarrà dell'1,8%, ma nella seconda parte dell'anno il ritmo di riduzione rallenterà passando da -2,2% e 1,8% nei primi due trimestri al -0,4% nel terzo e -0,3% nel quarto. Sul fronte europeo, la situazione è certamente più rosea, ma questo non significa che governi e autorità di vigilanza finanziaria possano tirare il fiato.
A livello macroeconomico, rileva l'Ocse in una giornata contrastata per i listini europei e con lo spread giù a quota 240, il "ribilanciamento" tra Paesi in deficit e in surplus "resta incompleto", cosa che ostacola l'efficienza complessiva del sistema. Servono quindi da un lato "riforme per aumentare la produttività" e migliorare la competitività dei Paesi con debito elevato, e dall'altro "misure per creare condizioni più favorevoli all'investimento" in quelli in surplus, per ottenere "una crescita più equilibrata" nell'insieme dell'unione monetaria.
Resta inoltre da risolvere la questione del rischio finanziario e delle banche, che in molti casi restano "insufficientemente capitalizzate e appesantite da cattivi prestiti". Certo, precisa il rapporto, i primi passi verso una supervisione unica e un meccanismo comune di risoluzione delle crisi sono incoraggianti, ma servono anche garanzie sulla qualità di verifiche di capitalizzazione e stress test, oltre che sull'adeguatezza degli accordi di supporto finanziario per gli istituti in difficoltà.
L'eurozona non è però la sola a correre rischi di ricaduta in questa fase di "ripresa moderata" ma non ancora consolidata: l'intera economia mondiale potrebbe tornare a rallentare se si dovesse abbandonare troppo presto il sostegno alla domanda. Per questo l'Ocse lancia un appello alle banche centrali, Fed e Bce in testa, invitandole a non disdegnare un ulteriore uso di "politiche monetarie non convenzionali". All'istituto americano, in particolare, l'Ocse raccomanda un mantenimento "per un certo tempo" dei tassi d'interesse a livello basso, mentre all'Eurotower chiede di mantenere "condizioni accomodanti" e di pensare a usare misure ad hoc per rendere più efficace la trasmissione degli effetti della sua politica monetaria all'economia reale, in particolare sul fronte della disponibilità di credito.