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ITALIAAlitalia, la resa di Etihad: «Abbiamo fatto tutto il possibile»

02.05.17 - 19:14
Il Ceo sottolinea che senza il supporto di tutti gli attori interessati «non potremo continuare ad investire»
Alitalia, la resa di Etihad: «Abbiamo fatto tutto il possibile»
Il Ceo sottolinea che senza il supporto di tutti gli attori interessati «non potremo continuare ad investire»

ROMA - In poco più di tre anni molte cose sono cambiate: era la fine del 2013 quando arrivò l'ufficializzazione delle trattative fra Alitalia ed Etihad, mentre è del febbraio del 2014 l'annuncio della fase finale del negoziato che avrebbe portato con l'accordo dell'agosto 2014 il vettore degli emirati al 49% di Alitalia.

Un investimento da 560 milioni di euro, nell'ambito di un pacchetto di spesa e investimento da 1,76 miliardi, confermato e sostenuto nel tempo dall'amministratore delegato di Etihad, James Hogan. Che oggi, dopo il no al referendum sul piano di rilancio (in cui Etihad avrebbe versato un altro miliardo di euro) e l'avvio dell'amministrazione straordinaria, ufficializza la resa: «Abbiamo fatto tutto quanto in nostro potere per supportare Alitalia in qualità di azionista di minoranza, ma è chiaro che la compagnia ha bisogno di una ristrutturazione profonda e su vasta scala per sopravvivere e crescere in futuro», ha spiegato in una nota lo stesso Hogan, sottolineando che senza il supporto di tutti gli attori interessati «non potremo continuare ad investire».

Hogan però non ci sta a subire passivamente le critiche ricevute nell'ultimo periodo da più fronti: «I nostri investimenti, insieme a quelli degli altri azionisti, hanno aiutato - rivendica con orgoglio - a proteggere migliaia di posti di lavoro negli ultimi tre anni». Per questo, «l'Italia rimane per noi un mercato importante, e continueremo a lavorare con Alitalia come partner commerciale, in aggiunta alla nostra presenza diretta in Italia».

«Ci rammarichiamo - continua Hogan - per il fatto che nonostante i significativi investimenti di Etihad in Alitalia, insieme a quelli degli altri azionisti, la compagnia non sia riuscita a proseguire nel suo percorso. La strategia inizialmente sviluppata da Alitalia all'epoca dell'investimento di Etihad e implementata dal 2015 ha portato a miglioramenti significativi. Tuttavia, nuove sfide del mercato, compresa una maggiore competizione da parte delle compagnie low cost e l'impatto degli eventi di matrice terroristica sul turismo hanno comportato la necessità di ulteriori, profondi cambiamenti».

È certo però che l'esito della vicenda non possa far felici gli emiri di Abu Dhabi. L'impegno nel mercato europeo è concreto, tanto che ai tempi si mormorava di una Lufthansa intimorita dallo sbarco in pianta stabile di Etihad in Europa, dove è presente anche con Air Berlin. Se però l'esperienza italiana sembra destinata a naufragare, meglio non va con quella tedesca: il vettore low cost, del quale la linea aerea detiene il 29,2%, è nel mezzo di un drastico piano di ristrutturazione e su di lui avrebbe messo gli occhi quella Lufthansa che, al contrario, sembra non volerne sapere di Alitalia.

Prossimi passi - Con la nomina degli amministratori straordinari entra nel vivo il momento più delicato di Alitalia, che può portare alla cessione del vettore al miglior offerente, per intero o facendo 'spezzatino' dei diversi asset entro sei mesi, come indicato dal governo. Bocciato il piano di salvataggio, per Alitalia è infatti scattato un percorso obbligato, disciplinato dalle norme sull'amministrazione straordinaria speciale nata per fronteggiare in modo rapido le crisi delle grandi imprese e rimodulata proprio davanti al rischio crack di Alitalia del 2008.

Ecco le tappe per definire il futuro della compagnia:

- GOVERNO SCEGLIE COMMISSARI: con l'ok dei soci, Alitalia chiede al Ministro dello sviluppo economico (Mise) di accedere all'amministrazione straordinaria speciale e contestualmente l'azienda deve anche fare istanza al tribunale di competenza (in questo caso Civitavecchia) affinché accerti lo stato di insolvenza. Il Governo assegna i poteri di ordinaria amministrazione ai commissari - Luigi Gubitosi, Enrico Laghi e Stefano Paleari - che 'traghetteranno' il gruppo verso la nuova fase. Il loro mandato è ''ampio nello spettro - ha spiegato il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda - ma limitato in termini temporali: possono lavorare con le banche per capire anche se è possibile una soluzione più vicina a una ristrutturazione e/o una soluzione di vendita"

- PRESTITO PONTE PER CONTINUARE A VOLARE: con un decreto del consiglio dei ministri partono le procedure per la concessione di un prestito ponte, dapprima di parlava di 3-400 milioni per poi salire a 600 milioni, che consentirà al gruppo di continuare a volare almeno per sei mesi: i voli "non subiranno alcuna modifica e continueranno secondo la programmazione prevista", assicura Alitalia.

- ENTRO OTTOBRE SI DECIDE IL DESTINO DELLA COMPAGNIA: sei mesi e' l'orizzonte temporale indicato dal governo per la durata della gestione commissariale. Tempi stretti per trovare un potenziale acquirente. Secondo la normativa i commissari straordinari devono presentare al ministero entro luglio o al massimo entro settembre (180 giorni prorogabili di altri 90) il programma di ristrutturazione che deve prevedere di soddisfare i creditori, eventualmente anche attraverso concordato. Il programma può anche essere rigettato dal ministero, in quel caso si converte in uno di cessione dei beni aziendali o, se non praticabile, in fallimento. Tra i poteri del ministero c'è anche quello di autorizzare operazioni di cessione e utilizzo dei beni.

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COMMENTI
 

Barn 6 anni fa su tio
Sembrerebbe che l'autore dell'articolo faccia un po' di confusione tra Abu Dhabi con Etihad e Dubai con Emirates...l'ABC quando si decide di voler scrivere un pezzo a proposito di un vettore come Alitalia

Barn 6 anni fa su tio
Sembrerebbe che l'autore dell'articolo faccia un po' di confusione tra Abu Dhabi con Ethiad e Dubai con Emirates...l'ABC quando si decide di voler scrivere un pezzo a proposito di un vettore come Alitalia
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