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ITALIAVongole contaminate, 2 mesi e 20 giorni allo chef stellato

08.03.24 - 11:42
Stessa condanna per la direttrice di sala.
piccololago.it
Fonte ats
Vongole contaminate, 2 mesi e 20 giorni allo chef stellato
Stessa condanna per la direttrice di sala.

VERBANIA - Lo chef Marco Sacco, due stelle Michelin al ristorante Piccolo Lago di Verbania, è stato condannato a due mesi e venti giorni di reclusione per lesioni colpose e commercio di sostanze alimentari nocive, con sospensione condizionale della pena e non menzione. Stessa condanna per la direttrice di sala, Raffaella Marchetti. Il pubblico ministero Fabrizio Argentieri aveva chiesto per entrambi una condanna a otto mesi.

Il giudice Beatrice Alesci, del tribunale di Verbania, ha stabilito provvisionali per oltre 20mila euro: 8mila euro complessivi ai coniugi che organizzarono il banchetto nuziale nel locale, al termine del quale alcuni ospiti accusarono sintomi di intossicazione alimentare, e 250 euro per ciascuna delle 53 parti. A carico dei due imputati anche le spese legali di oltre diecimila euro. Le motivazioni della sentenza verranno depositate entro 90 giorni.

La vicenda riguarda il banchetto nuziale organizzato nel locale, affacciato sul lago di Mergozzo nel Verbano-Cusio-Ossola, nel luglio del 2021, durante il quale era stato servito un risotto con vongole risultate poi contaminate da norovirus.

Chef addolorato

«Siamo soddisfatti della sentenza, ringraziamo la procura di Verbania e la sezione carabinieri della polizia giudiziaria per il lavoro svolto» commentano i legali delle parti civili, gli avvocati Patrich Rabaini, Paolo Patacconi e Lucio Alfonso Liguori. In attesa delle motivazioni, i legali sottolineano come rimangano aperte questioni sul piano dei risarcimenti, anche dal punto di vista dei danni da matrimonio rovinato.

«Chef Sacco è addolorato, ritiene di aver svolto correttamente il proprio mestiere» spiega l'avvocato Marco Ferrero, difensore dei due imputati. Secondo il legale, si tratta di «una condanna per responsabilità altrui, trattandosi di un alimento acquistato in una confezione sigillata la cui genuinità sarebbe dovuta essere garantita, come previsto dalla legge alimentare del settore, dal produttore e poi dall'importatore e che, inspiegabilmente, non sono stati coinvolti nell'inchiesta».

L'avvocato Ferrero, sottolineando come il giudice abbia «giustamente limitato e non di poco le sproporzionate richieste di danno delle numerose parti civili», che superavano gli oltre 100mila euro, ha annunciato che potrebbe ricorrere in appello. Le vongole, di origine francese e importate da una società italiana, erano state servite crude, poiché in etichetta non vi erano indicazioni che ne vietavano tale utilizzo.

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