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LUGANSK«Per la prima volta ho sentito le esplosioni da vicino»

22.02.22 - 16:51
Nel Donbass continuano gli scambi di fuoco tra soldati ucraini e filo-russi. Cosa racconta chi vive sul posto?
reuters
Fonte 20 Minuten/Bettina Zanni
«Per la prima volta ho sentito le esplosioni da vicino»
Nel Donbass continuano gli scambi di fuoco tra soldati ucraini e filo-russi. Cosa racconta chi vive sul posto?
La reporter di 20 Minuten Ann Guenter è nella regione di Lugansk per testimoniare l'escalation del conflitto e le conseguenze per la popolazione

LUGANSK - A due chilometri dalla zona di contatto tra le forze ucraine e filo-russe, nella regione di Lugansk martoriata dai colpi d'artiglieria, è arrivata oggi la collega di 20 Minuten Ann Guenter. Armata di caschetto, giubbotto anti-proiettile, taccuino e telecamera, la giornalista racconterà da vicino il conflitto nel Donbass per i nostri lettori nei prossimi giorni. Le prime impressioni sono di una guerra tutt'altro che "fredda", anzi già rovente.  

Ann, qual è la situazione attuale?
«Oggi a mezzogiorno la tensione è decisamente aumentata. Per la prima volta ho sentito il fuoco dell'artiglieria a distanza ravvicinata. Questa notte invece è stata sorprendentemente tranquilla. Fino a ieri molte persone in Ucraina si aspettavano ancora l'invasione russa, dopo che Putin ha riconosciuto le due regioni di Lugansk e Donetsk nell'Ucraina orientale come "repubbliche popolari" indipendenti». 

Gli ucraini si stanno preparando alla guerra?
«Finora, almeno qui, non si può parlare di una grande mobilitazione. Sono stata ospite della famiglia di un pastore, che è abituata a convivere con i bombardamenti reciproci tra esercito ucraino e filo-russi. Quando le esplosioni si fanno più forti, come negli ultimi giorni, tutti corrono nelle cantine». 

Cosa hai visto dal tuo arrivo in Ucraina?
«Sto viaggiando con un cappellano dell'esercito che fornisce supporto spirituale ai soldati ucraini. Lunedì eravamo in un villaggio che cinque minuti prima era stato bombardato dall'artiglieria separatista filorussa. Ho incontrato bambini che piangevano nel seminterrato di una scuola elementare. Non osavano uscire perché poco prima c'era stato un botto. Abbiamo anche incontrato due soldati ucraini la cui auto era stata colpita da schegge d'artiglieria. Il parabrezza e le gomme erano stati completamente distrutti»

Cosa ci si aspetta per i prossimi giorni?
«Probabilmente un aumento delle scaramucce tra separatisti filo-russi e soldati ucraini. Oltre un certo limite, i separatisti chiederanno aiuto alla Russia. Ora Putin ha una scusa per invadere il paese con l'esercito regolare, dopo il riconoscimento dell'indipendenza delle aree separatiste. Ci sono tutti i presupposti per una guerra nell'est dell'Ucraina»

Cosa è cambiato con il riconoscimento delle "repubbliche popolari"?
«Per i separatisti è qualcosa di molto positivo. Per l'Ucraina il riconoscimento è problematico: sono note le mire espansionistiche di Putin, una volta occupate le due regioni separatiste, la Russia potrebbe cercare di strappare altre regioni all'Ucraina. Putin cercherà di creare un corridoio terrestre verso la Crimea, che è strategicamente importante per via dei porti sul Mar Nero e dei grandi giacimenti di petrolio e gas non sfruttati a largo della costa. 

Come reagiranno gli ucraini a un'invasione?
«Molte persone sono pronte a imbracciare le armi in caso di un'avanzata russa. Anche il cappellano militare è pronto a unirsi alla lotta. Ma una parte della popolazione non ha niente contro i russi».

Perché no?
«La gente distingue tra Putin e i russi. Gli ucraini hanno molto in comune con i russi. Qui a est parlano tutti russo e non ucraino, e molti ucraini hanno anche parenti in Russia. Putin è considerato universalmente un nemico ostile, e una parte della gente desidera che l'Ucraina diventi un paese europeo. La popolazione anziana è più legata al passato sovietico e non vedono perché debba esserci una divisione così netta tra Russia e Ucraina».

Come ti muoverai nei prossimi giorni?
«Oggi vado nella "zona grigia", la zona di confine tra i separatisti e il territorio ucraino, per intervistare i soldati. Ma in serata tornerò a Kiev. Rimanere qui non è più così sicuro». 

Come ti proteggi?
«Indosso un giubbotto antiproiettile e un casco. In un attacco aereo, tuttavia, né un giubbotto del genere né un elmetto aiuteranno. Ecco perché non andrò direttamente nella zona degli scontri».

20 MinutenAnn Guenter nella zona degli scontri

 

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