La condanna più pesante, 15 anni, è stata comminata a un capomafia di Partanna detenuto al 41 bis
PALERMO - Il giudice dell'udienza preliminare (Gup) di Palermo Cristina Lo Bue ha condannato complessivamente a oltre 150 anni di carcere 13 tra boss, gregari e favoreggiatori dei clan trapanesi, finiti in manette nel corso dell'inchiesta "Anno Zero" che ha disarticolato i clan della provincia e la "famiglia" del boss latitante Matteo Messina Denaro.
Un solo imputato è stato assolto. L'accusa in aula era sostenuta dall'aggiunto Paolo Guido e dai pubblici ministeri (pm) Francesca Dessì, Geri Ferrara, Alessia Sinatra, Claudio Camilleri e Gianluca De Leo. Il processo si svolgeva in rito abbreviato. La condanna più pesante, 15 anni, è stata comminata a un capomafia di Partanna detenuto al 41 bis.
Gli imputati rispondevano, a vario titolo, di associazione mafiosa e favoreggiamento. Altre 17 persone, coinvolte nella stessa indagine, sono sotto processo in ordinario: tra loro il cognato di Matteo Messina Denaro. Originariamente tra gli imputati il marito della sorella del boss latitante, morto nei mesi scorsi.
Nell'inchiesta, è emerso, tra l'altro, l'interesse del clan anche nel settore delle scommesse online, oltre ai reati di estorsione e danneggiamenti.