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CILEPedofilia: dimissioni in blocco dei vescovi

18.05.18 - 19:14
Tutti e 34 rimettono direttamente nelle mani del Pontefice i loro incarichi
Keystone
Pedofilia: dimissioni in blocco dei vescovi
Tutti e 34 rimettono direttamente nelle mani del Pontefice i loro incarichi

SANTIAGO DEL CILE - Si dimettono tutti e 34 i vescovi della Chiesa cilena rimettendo, al termine dei loro incontri di questi giorni in Vaticano con papa Francesco, direttamente nelle mani del Pontefice i loro incarichi. La decisione, che non ha precedenti, è stata comunicata stamane in un incontro con la stampa senza domande, dai due portavoce, i vescovi Fernando Ramos e Juan Ignacio Gonzales.

Dopo aver letto la dichiarazione in cui hanno comunicato la scelta della rinuncia in blocco, mons. Ramos e mons. Gonzales, rinnovando la richiesta di perdono alle vittime, ringraziate anche per il loro "coraggio" e la loro "perseveranza", hanno spiegato che il gesto "collegiale e solidale" dei vescovi ha lo scopo di lasciare che ora sia il Papa a decidere "liberamente" se e a quali rimozioni procedere.

L'iniziativa mostra dunque una forte presa di coscienza della profonda crisi in cui versa la Chiesa cilena dopo che sono emersi via, via sempre maggiori dettagli sulla catena di omissioni e insabbiamenti portati avanti dalle gerarchie ecclesiastiche nel caso del vescovo di Osorno, monsignor Juan Barros (accusato di aver coperto gli abusi sessuali del suo mentore, padre Fernando Karadima).

E ciò in particolare dopo che papa Francesco stesso, che in un primo momento aveva difeso Barros sostenendo che contro di lui non c'erano prove, ha ordinato all'investigatore vaticano, monsignor Charles Scicluna, una nuova indagine.

Le conclusioni del Papa sul dossier Scicluna (2300 pagine) sono contenute in un testo molto duro che Francesco ha scritto di suo pugno e consegnato direttamente ai vescovi negli incontri nell'auletta attigua alla Sala Nervi.

Nel documento di 10 cartelle, che doveva rimanere riservato ma è stato svelato dalla tv cilena T13, papa Bergoglio spiega che la sola "rimozione" dei vescovi responsabili «che pure bisogna fare, non è sufficiente perché il problema è il sistema».

Francesco si sofferma a lungo sul modo in cui sono stati coperti «gli abusi sessuali, di potere e di coscienza» e critica aspramente il modus operandi per cui alcuni religiosi, espulsi dai loro rispettivi ordini per gli abusi commessi, sono stati accolti da altre diocesi e hanno ricevuto incarichi che li hanno portati a contato con minori.

Francesco critica anche il modo in cui sono state condotte le indagini sugli abusi: le denunce ricevute «sono state qualificate come inverosimili mentre rappresentavano gravi indizi». Ci sono state anche, denuncia Bergoglio, pressioni su coloro che dovevano fare i processi e la distruzione di documenti compromettenti. Si sono verificati problemi nei seminari perché vescovi e superiori hanno affidato la guida di questi a sacerdoti sospettati di praticare l'omosessualità.

La Chiesa cilena, è la spietata radiografia del Pontefice, «ha perduto il suo centro e si è concentrata su sé stessa e ha sviluppato una psicologia di élite che ha finito per generare dinamiche di divisione, separazione, circoli chiusi che portano a spiritualità narcisistiche e autoritarie, in cui, invece di evangelizzare, l'importante è sentirsi speciali, diversi dagli altri».

Ora si attendono le decisioni del Papa a cui spetta accettare o respingere le dimissioni. Nel mirino c'è sicuramente il vescovo Barros ma anche un pezzo da novanta come il cardinale Francisco Javier Errazuriz, ex arcivescovo di Santiago, ora stretto collaboratore di Francesco nel "C9", ritenuto dalle vittime uno dei principali insabbiatori ed anche tra quanti, tra le gerarchie cilene, non avrebbero fornito al Papa le informazioni corrette sui casi di pedofilia in Cile.

Intanto, c'è soddisfazione da parte di Juan Carlos Cruz, una delle vittime della pedofilia del clero in Cile ricevuto di recente dal Papa in Vaticano. La decisione dei vescovi cileni di dimettersi è «inedita e buona - commenta in un tweet -. Questo cambia le cose per sempre, il Papa ci ha ascoltati».

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