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REGNO UNITOGiallo della spia russa 'punita', formulata una prima ipotesi

09.03.18 - 16:08
Serghei Skripal sarebbe stato avvelenato perché avrebbe offerto consulenze ad alcune agenzie private fondate da ex 007 britannici
Keystone
Giallo della spia russa 'punita', formulata una prima ipotesi
Serghei Skripal sarebbe stato avvelenato perché avrebbe offerto consulenze ad alcune agenzie private fondate da ex 007 britannici

LONDRA - Potrebbe esserci la rottura dei patti che gli avevano garantito la grazia in patria, dopo essere stato smascherato come un agente doppio, dietro il tenebroso attacco con un agente nervino compiuto domenica in Inghilterra contro Serghei Skripal, ex colonnello dell'intelligence militare russa (Gru), e contro sua figlia Yulia.

Almeno a dar retta alle congetture dell'Independent che raccoglie voci stando alle quali Skripal potrebbe aver ripreso negli ultimi anni la sua attività, sebbene solo "da freelance", per così dire, offrendo consulenze ad alcune agenzie private fondate da ex 007 britannici.

Elementi certi non ve ne sono. Mentre la Orbit, la società del veterano dell'MI6 Christopher Steele coinvolta nella torbida operazione di dossieraggio anti-Trump commissionata un paio d'anni fa da rivali politici dell'attuale presidente americano alla ricerca di materiale per alimentare il cosiddetto Russiagate, ha seccamente smentito qualunque contatto con l'ex colonnello del Gru.

Questo tuttavia non esclude, insiste l'Independent, che l'uomo fosse in contatto con altri ex 007 e con altre società private. Non solo: secondo un esule russo, Valeri Morozov, Skripal avrebbe mantenuto parallelamente anche relazioni - decisamente insolite per un transfuga, per quanto graziato - con l'ambasciata di Mosca a Londra. In un intreccio potenzialmente contorto e pericoloso (sempre se confermato).

A livello ufficiale, il giornale ammette peraltro che vi sono solo smentite. L'ambasciata russa nega tutto, mentre fonti vicine all'MI6 assicurano che la collaborazione di Skripal (vendutosi ai servizi segreti di Sua Maestà negli anni '90) si fosse interrotta ormai da molto tempo e che egli non fosse visto più «né come un asset, né come bersaglio di possibili minacce». Tanto da vivere apertamente con il suo nome, in giro per pub, dall'arrivo nel Regno nel 2010. E da non aver avuto (o chiesto) in questi anni d'asilo protezione né nuove identità.

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