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STATO UNITIMoglie del killer di Orlando nel mirino: sapeva ma non lo fermò

15.06.16 - 22:38
Si va delineando un quadro tanto confuso quanto inquietante sulle dinamiche dell'attacco e sulla personalità del killer del Pulse
Moglie del killer di Orlando nel mirino: sapeva ma non lo fermò
Si va delineando un quadro tanto confuso quanto inquietante sulle dinamiche dell'attacco e sulla personalità del killer del Pulse

ORLANDO - Tra il dolore che percorre l'America dopo la strage di Orlando e il terrore rievocato dai testimoni della carneficina per mano del 29enne Omar Mateen, si va delineando un quadro tanto confuso quanto inquietante sulle dinamiche dell'attacco e sulla personalità del killer, in cui la moglie, Noor Zahi Salman, assume in queste ore un ruolo sempre più centrale per le indagini.

La donna è sotto torchio: le autorità stanno verificando se davvero, come emerge, sapeva e non ha fatto abbastanza per fermare la mano omicida del marito. Sarebbe stata lei stessa alla fine ad ammettere che sì, aveva tentato di dissuadere Mateen dal portare a termine il suo folle piano.

Secondo alcune fonti, Noor si sarebbe recata con il marito ad acquistare munizioni e lo avrebbe accompagnato in almeno una occasione al Pulse, il club gay teatro dell'orrore, in quello che adesso appare come un possibile sopralluogo, effettuato tra il 5 e il 9 giugno. Infine il tentativo estremo di fermarlo: sabato sera, prima che si accingesse a portare a termine la sua missione di morte, la moglie avrebbe tentato di fargli cambiare idea.

Tutti elementi che lasciano pensare ad una possibile incriminazione per Noor Salman. Le autorità non confermano ufficialmente, anzi, esortano al riserbo per consentire il pieno svolgimento delle indagini e ammoniscono circa le indiscrezioni avvertendo che "è troppo presto per avanzare ipotesi su eventuali incriminazioni". Ma il ruolo della donna è senza dubbio adesso oggetto di attenta valutazione da parte degli inquirenti, per i quali ogni minimo dettaglio risulta prezioso.

L'Fbi ha rivolto un appello pubblico invitando chiunque sia stato in contatto con il killer di Orlando o ritenga di avere informazioni sulla vicenda, "non importa quanto minime", a farsi avanti. Perché l'operazione adesso è particolarmente delicata e come nella composizione di un mosaico si cercano i tasselli, si tenta di collegarli. Di rintracciare la logica - per quanto assurda - dietro la sparatoria di massa più cruenta in America.

Così emergono nuovi elementi circa il profilo sempre più inquietante del killer. Le sue frequentazioni del club gay poi preso di mira, anche di altri locali simili secondo alcune segnalazioni, e la sua presenza su siti per incontri omosessuali o i messaggi scambiati sui social network. Si moltiplicano le segnalazioni: per esempio la richiesta di amicizia su Facebook al proprietario del M Hotel e del Revere, due nightclub gay a Orlando, qualche giorno prima della strage al Pulse.

L'uomo, Micah Bass, non accettò la richiesta. Oppure la testimonianza di un frequentatore di siti di incontri gay che riconosce Mateen come colui che gli chiese più volte un contatto (respinto), inviando anche foto molto esplicite, stando alla ricostruzione del New York Post. Poi ci sono quelle chiamate effettuate nel mezzo della carneficina. Mateen sparava, uccideva, e chiamava a tutto spiano: oltre che al numero di emergenza 911, anche ad un amico per dargli l'addio, rivela la Cnn, e ad una tv locale, pronunciando parole concitate e anche in arabo, stando alla testimonianza, ripetendo: 'L'ho fatto per l'Isis, l'ho fatto per l'Isis'.

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