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GIAPPONELa mattanza non si ferma

20.01.14 - 21:19
Dal Giappone giungono immagini raccapriccianti: la caccia al delfino solleva le proteste da tutto il mondo, ma il segretario di Stato giapponese ribadisce: "Fa parte della nostra tradizione"
Foto Keystone
La mattanza non si ferma
Dal Giappone giungono immagini raccapriccianti: la caccia al delfino solleva le proteste da tutto il mondo, ma il segretario di Stato giapponese ribadisce: "Fa parte della nostra tradizione"

TOKYO - Vane, anche quest'anno, le proteste provenienti da tutto il mondo. Teatro della mattanza è la cittadina portuale giapponese di Taiji. Da quando è iniziata la stagione della caccia, da settembre a oggi, sarebbero già 250 i delfini catturati e, per la maggior parte dei casi, barbaramente uccisi.

Il business dei delfinari - Dai circuiti internazionali giungono le immagini crudeli di una pratica che preoccupa gli animalisti: la caccia al delfino. I cetacei che vengono risparmiati dai cacciatori andranno nei delfinari in Giappone e all'estero. Gli altri, tra i quali tanti delfini madri e i loro piccoli, soccombono ai colpi inferti dai cacciatori. Un portavoce dell'amministrazione cittadina di Taiji ha dichiarato lunedì all'agenzia tedesca Dpa che la caccia continua. Nessuna informazione, invece, da parte delle autorità, sul numero di cetacei catturati e uccisi da settembre ad oggi.

Il cucciolo di delfino albino - Nelle prime fasi della caccia sono gli addestratori di delfini a scegliere gli esemplari più belli. I pescatori spingono i delfini in insenature in cui i cetacei possono essere osservati dagli addestratori. Un business che frutta parecchi soldi. Stando alle organizzazioni in difesa degli animali per un esemplare vengono pagati fino a 150mila dollari. L'organizzazione animalista Sea Shepherd riferisce della presenza di un cucciolo albino che, se riuscirà a sopravivvere a giorni di torture, il suo prezzo potrà raggiungere il mezzo milione di dollari.

"Pratica brutale" - Il direttore del forum tedesco in difesa delle balene e dei delfini, WDSF (Wal-und Delfinschutz-Forum), Jürgen Ortmüller, ha chiesto la fine di quella che è stata definita "una pratica brutale".

L'intervento su Twitter dell'ambasciatrice statunitense a Tokyo - Aspre critiche nei confronti di questo vero e proprio massacro di animali giunge dalla nuova ambasciatrice statunitense a Tokyo, Caroline Kennedy. Su Twitter ha espresso "viva preoccupazione per l'uccisione disumana di delfini".

"Caccia al delfino nel rispetto della legge giapponese" - Se da una parte il Governo americano condanna questa pratica, dal governo giapponese viene ribadito che la caccia al delfino "è parte integrante della tradizione giapponese e che essa viene eseguita nel rispetto della legge". Governo nipponico che ha ricordato, inoltre, che dal 1986 questi cetacei non rientrano più nella classe delle specie protette. Ortmüller ha dichiarato che in Giappone sono 20mila i delfini uccisi ogni anno e ha definito "privi di senso" questi abbattimenti: "Dobbiamo ribellarci uniti e fermare questo massacro". L'organizzazione animalista diretta da Ortmüller ha chiesto all'Ambasciata tedesca in Giappone di intervenire contro la caccia al delfino.

Numero dei delfini uccisi in diminuzione - Non solo a Taiji vengono cacciati i delfini. In altre località giapponesi si consuma la stessa tragedia. Negli ultimi anni, grazie anche alla pressione internazionale e al documentario del 2010 premiato con il premio Oscar "The Cove - La baia dove muoiono i delfini", gli esemplari uccisi sono in diminuzione. Negli ultimi dieci anni, come ha riferito a settembre l'organizzazione Pro Wildlife, il numero dei delfini cacciati è diminuito dell'83%, da 18.369 a 3.104 esemplari.
    
Il governo giapponese stabilisce annualmente delle quote di caccia. Nel 2010 sono stati 6.577 i delfini uccisi, un anno dopo il loro numero si è ridotto a 3.283.

Le cause della diminuzione - Il Ministero della Pesca giapponese ritiene che questa diminuzione sia dovuta allo tsunami dell'11 marzo del 2011. Catastrofe che ha causato la perdita di molte imbarcazioni ai pescatori giapponesi. Pro Wildlife ritiene, invece, che la ragione di questa diminuzione sia dovuta al cambio di mentalità da parte dei giovani giapponesi e della consapevolezza, sempre più diffusa tra la popolazione dell'isola, dell'alto tasso di mercurio nella carne di delfino, dannosa per la salute. Inoltre sempre più delfini sarebbero catturati vivi e rivenduti a prezzi elevati ai delfinari di tutto il mondo.

La caccia, in tutti i casi, continua. "Fa parte della nostra tradizione dei pescatori del nostro Paese" ha ribadito lunedì Yoshihide Suga, il segretario di Governo a Tokyo.

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