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ISRAELE/HAMAS«Entreremo a Rafah anche senza gli Usa»

22.03.24 - 21:53
Il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha ribadito la sua determinazione al segretario di Stato statunitense Antony Blinken.
AFP
Fonte Massimo Lomonaco, Ansa
«Entreremo a Rafah anche senza gli Usa»
Il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha ribadito la sua determinazione al segretario di Stato statunitense Antony Blinken.

RAFAH - Gli Usa non fermano Israele: l'esercito entrerà a Rafah per eliminare Hamas anche senza il loro sostegno. Il premier dello Stato ebraico Benyamin Netanyahu lo ha ribadito al segretario di Stato statunitense Antony Blinken, giunto in Israele dall'Egitto e dall'Arabia Saudita nella sua ennesima spola diplomatica nella regione con l'obiettivo di far decollare una tregua tra le parti e fermare l'offensiva militare nella città più a sud della Striscia.

Un'operazione - ha ammonito Blinken senza tanti giri di parole - che «rischia di isolare ulteriormente Israele nel mondo», pur nella necessità, condivisa con lo Stato ebraico, di «sconfiggere Hamas».

La visita di Blinken in Israele è coincisa con la bocciatura al Consiglio di sicurezza dell'Onu - per il veto di Russia e Cina, e il plauso di Hamas - della risoluzione presentata dagli Usa che, per la prima volta, sottolineava «l'imperativo» di un cessate il fuoco «immediato e duraturo» nell'enclave palestinese insieme alla contestuale librazione di tutti gli ostaggi.

Le speranze di una tregua restano quindi, per ora, affidate ai negoziati indiretti di Doha (Qatar) con l'incontro decisivo tra la delegazione israeliana guidata dal capo del Mossad (i servizi segreti dello Stato ebraico focalizzati sulle operazioni all'estero) David Barnea, il direttore dell'agenzia di spionaggio civile degli Usa (Cia) William Burns e i mediatori di Qatar ed Egitto. Un tavolo dal quale Blinken si aspetta «progressi nelle prossime ore».

«Ho detto a Blinken che non c'è modo di sconfiggere Hamas senza andare a Rafah ed eliminare il resto dei battaglioni», ha poi fatto sapere Netanyahu al termine dell'incontro al ministero della difesa a Tel Aviv.

«E gli ho detto che spero che lo faremo con il sostegno degli Stati Uniti, ma se sarà necessario lo faremo da soli», ha insistito, riconoscendo al tempo stesso «la necessità di evacuare la popolazione civile dalle zone di guerra e ovviamente di occuparci anche dei bisogni umanitari. Stiamo lavorando a tal fine», ha assicurato. Anche il ministro del gabinetto di guerra, il centrista Benny Gantz, ha detto a Blinken che «è imperativo» completare la missione a Gaza, «Rafah inclusa, e smantellare i terroristi di Hamas».

Israele deve «preparare un piano chiaro» anche per il dopo Hamas «o resterete impantanati a Gaza», ha ribattuto Blinken ai suoi interlocutori, aggiungendo che la prosecuzione della guerra senza un obiettivo preciso per il giorno dopo metterebbe in pericolo la sicurezza di Israele ed il suo status internazionale. Israele - ha insistito l'inviato di Biden - potrebbe «non rendersene conto finché non sarà troppo tardi».

Parlando ai giornalisti dall'aeroporto di Tel Aviv dopo gli incontri, il ministro degli esteri degli Usa ha quindi definito "inimmaginabile" il veto che ha bloccato la risoluzione all'Onu non sia passata. «Noi - ha spiegato - abbiamo mostrato il senso di urgenza legato al cessate il fuoco che porti al ritorno a casa degli ostaggi, ma è inimmaginabile che alcuni paesi non abbiano voluto seguire la nostra scia. Comunque c'è un un sostegno forte e la determinazione di molti paesi ad arrivare a un cessate il fuoco per il rilascio degli ostaggi».

Mosca ha giustificato la sua mossa denunciando che «il testo americano dava a Israele la luce verde per un attacco a Rafah». Ed ha parlato di «ipocrisia» da parte americana. Simile la posizione di Pechino, che ha definito il testo «ambiguo». Hamas ha esultato sul servizio di messaggistica Telegram sostenendo che «il progetto di risoluzione americano contiene parole fuorvianti che sono complici degli obiettivi del criminale nemico sionista».

Nel braccio di ferro in corso al Palazzo di Vetro, non sembra avere molte speranze una bozza di risoluzione - al voto domani - elaborata da membri non permanenti del Consiglio di sicurezza, tra cui la Svizzera, che «richiede un cessate il fuoco umanitario immediato per il Ramadan» e il rilascio immediato di tutti gli ostaggi.

Gli Usa hanno già fatto sapere di non condividerne il testo. Anche il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato che l'Esagono sta lavorando a una nuova risoluzione all'Onu «con i partner europei, arabi e gli Usa», per chiedere «un cessate il fuoco immediato e l'accesso umanitario» alla Striscia di Gaza.

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