Cerca e trova immobili

COREA DEL NORDCoree, anticamera della guerra o solo minacce?

19.02.24 - 16:30
Dai test balistici alla retorica sempre più aggressiva di Pyongyang, le tensioni nella penisola coreana sono ai massimi. Facciamo il punto
AFP
Coree, anticamera della guerra o solo minacce?
Dai test balistici alla retorica sempre più aggressiva di Pyongyang, le tensioni nella penisola coreana sono ai massimi. Facciamo il punto

PYONGYANG - È uno di quei periodi. Quelli in cui, un giorno sì e uno no, viene battuta la notizia dell'ennesimo missile lanciato dalla Corea del Nord. A volte ne danno notizia le agenzie di stampa dei Paesi che le stanno a fianco, da Seul a Tokyo, in altre è la stessa KCNA - la Korean Central News Agency, ovvero la voce statale di Pyongyang - a celebrare la portata dei test balistici, tanto cari al leader nordcoreano. E se è indubbio il fatto che le tensioni che si riverberano dal 38esimo parallelo abbiano toccato un picco rispetto agli ultimi anni, si spiega perché tra gli analisti ci sia chi tenta di decifrare le intenzioni di Kim Jong-un. Guerra o, solo, minacce?

Una prima spia luminosa, sebbene interrogativa, l'hanno accesa due esperti sul sito 38 North già agli inizi di gennaio. L'incipit dell'analisi è che la situazione sulla penisola coreana, citiamo testualmente, è «più pericolosa di quanto lo sia stata dai primi di giugno del 1950». E vale forse la pena di aprire una piccola parentesi per ricordare che quello tra le due Coree è un armistizio - firmato il 27 luglio 1953 nel villaggio di Panmunjeom - che non è mai stato tradotto in un trattato di pace.

Riportiamo quindi il nastro avanti di una settantina d'anni. Al presente e allo spettro di un'altra possibile guerra. Le ultime invettive siglate da Kim Jong-un sono di una decina di giorni fa. Per l'occasione aveva ribadito che il nemico numero uno della Corea del Nord sono «i burattini sudcoreani» - un poco velato riferimento al peso di Washington, per proprietà transitiva il vero grande rivale di Pyongyang, a sud della zona demilitarizzata - aggiungendo al carico la possibilità di occupare il Sud «in caso di emergenza». Parole, le sue, che hanno dilatato la frattura nella (definitivamente defunta?) ricerca di una riunificazione tra le due Coree (anch'essa, va ricordato, comunque costellata da minacce).

In questo senso, qualcuno si è spinto fino a tratteggiare l'eventualità di una sorta di Risiko delle acque del Pacifico occidentale; che prende a sua volta vita da un altro (poco probabile) scenario di eventuale conflitto: Taiwan. Il filo che collega l'isola della Repubblica di Cina fino alla penisola coreana passa, ovviamente, attraverso gli artigli del Dragone e dell'Aquila e lega un domino di ipotesi che, partendo dall'intervento militare (anch'esso ipotetico) di Pechino nello Stretto di Taiwan - con conseguente e inevitabile "distrazione" per gli Stati Uniti - possa quindi sfociare in un attacco «opportunistico» della Corea del Nord verso il Sud. Fanta-geopolitica? Chi può dirlo.

Tornando ai fatti, lo stesso leader nordcoreano ha tuttavia affermato che Pyongyang non inizierà «mai» una guerra unilateralmente «se i nostri nemici non ci provocheranno». E al netto di quanto possono essere considerate affidabili le sue parole, ci sono poi altri fattori che fanno apparire come meno plausibile lo scenario di un conflitto tra Nord e Sud. Fattori molto concreti. Il primo è, banalmente, quello delle forze in campo: con gli Stati Uniti a guardargli le spalle, le capacità militari (e nucleari) di Seul sarebbero fuori portata per il Nord. Il secondo guarda invece al fronte tra Russia e Ucraina. Come appurato negli scorsi mesi, il regime di Kim Jong-un ha ossigenato il muscolo bellico di Mosca con ingenti rifornimenti d'armi e munizioni. Un affare che fa sembrare improbabile l'innesco di uno scontro militare nel prossimo futuro tra le due Coree.

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE