Respinte le mozioni che chiedono al Governo di utilizzare i proventi delle sanzioni per ricostruire l'Ucraina. Questione ingarbugliata.
BERNA - I fondi russi congelati in base alle sanzioni applicate dall'Ue, e riprese dalla Svizzera, dividono il Parlamento.
La Commissione degli affari giuridici degli Stati (CAG-S) ha respinto una serie di mozioni del Consiglio nazionale, che chiedono al Governo di impegnarsi affinché tali averi vengano utilizzati per la ricostruzione dell'Ucraina.
Questione giuridicamente ingarbugliata
Lo scorso settembre, il Consiglio nazionale ha adottato in larga misura una serie di mozioni simili presentate da tutti i gruppi parlamentari, tranne l'UDC. Secondo questi atti parlamentari, i beni congelati dello Stato russo e degli enti ad esso collegati dovrebbero poter essere versati come risarcimento all'Ucraina. Il Consiglio federale, che si è espresso a favore, dovrebbe attivarsi per creare la necessaria base legale a livello internazionale.
I beni appartenenti a uno Stato sono protetti da immunità
Le sanzioni hanno portato al congelamento dei beni di privati, ma anche di quelli dello Stato russo e di enti vicini allo Stato. Per questi ultimi, è facile stabilire un legame tra l'aggressore e il proprietario dei fondi, poiché si tratta dello stesso Stato russo. Sarebbe quindi più che naturale versare questi fondi a Kiev a titolo di risarcimento, secondo i deputati.
Ma secondo la CAG-S, i beni appartenenti a uno Stato sono in linea di principio protetti da immunità garantita dal diritto internazionale. Inoltre, la Svizzera è già coinvolta in diversi organismi nella ricerca di una soluzione alla questione dei risarcimenti, che sia conforme al diritto internazionale.
La maggioranza della commissione (7 a 5) crede che le mozioni del Consiglio nazionale non apportino alcun valore aggiunto e possano addirittura limitare la libertà d'azione del Consiglio federale in materia di politica estera, stando a una nota odierna dei servizi parlamentari.
Trovare soluzione conforme al diritto internazionale
D'altro canto, una minoranza della commissione pensa invece che, adottando le mozioni, il Parlamento invierebbe un segnale al Governo affinché continui a impegnarsi attivamente per trovare una soluzione conforme al diritto internazionale.
E da Mosca si sta a guardare.