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ITALIAL'Italia chiude alle 18: la prima sera del "coprifuoco a metà"

26.10.20 - 20:58
Sono entrate in vigore oggi le nuove misure decise dal governo italiano per rallentare la pandemia
keystone-sda.ch / STF (Domenico Stinellis)
Fonte ATS ANS
L'Italia chiude alle 18: la prima sera del "coprifuoco a metà"
Sono entrate in vigore oggi le nuove misure decise dal governo italiano per rallentare la pandemia

ROMA - Cala il lockdown delle diciotto sull'Italia dei caffè, dei ristoranti e delle trattorie, chiudono le gelaterie, le pizzerie, i kebabbari, giù le saracinesche dei bar e dei pub. Piazze vuote, strade illuminate quasi solo dai semafori, persone che si affrettano a rientrare a casa nella prima sera di "coprifuoco" a metà, come prevedono le ultime misure del governo Conte per tentare di arrestare l'avanzata impetuosa dei contagi da Covid.

Già da alcuni giorni la 'serrata' era nell'aria, era nei cuori della gente che quasi anticipando le prescrizioni della 'stretta' si è già - un po' alla volta, ogni giorno un po' di più - chiusa in casa. Sotto il cielo piovoso, con l'insegnamento a distanza già partito per le scuole superiori, a Milano che sta vivendo giorni sotto assedio, la percentuale di passeggeri trasportata sui mezzi pubblici è scesa al 38% rispetto al 41% della fine della scorsa settimana e l'assessore alla Mobilità, Marco Granelli, ha detto che «dieci giorni fa eravamo al 55%». Una lenta ritirata, con la speranza di 'salvare' il Natale e scongiurare la caporetto sanitaria.

Con la «morte nel cuore» e le saracinesche già semiscese mezz'ora prima del 'coprifuoco', ha chiuso anche il 'Caffè Rosati', locale storico della capitale, insegna di rango tra le 'botteghe' d'Italia. «Non ci sono più clienti, non mettiamo nemmeno i tavoli aggiuntivi che pure potremo mettere fuori, siamo rassegnati eppure ho sempre pensato che l'ottimismo è il profumo della vita, ma oggi mi riesce un po' difficile», dice il direttore Mario Sereno, 34 anni passati a guardare il via vai di Roma da una delle sue piazze più belle. «Siamo molto preoccupati, durante il lockdown ce la siamo cavata, adesso non so come andrà a finire»: dice un barista del quartiere universitario di piazza Bologna, zona nord della capitale. «I nostri clienti sono per lo più studenti che vengono per l'aperitivo. A lavorare siamo in quattro, non so se riusciremo tutti a mantenere il posto», aggiunge mentre guarda il locale già vuoto.

Alla spicciolata, Napoli si è spenta e i titolari degli esercizi pubblici aprono le braccia, rassegnati. Sconfortati anche i proprietari del Caffè Gambrinus, un simbolo della città: «Se continua così, ancora due mesi e chiudiamo», dice Antonio Sergio che con il fratello Arturo gestisce il locale. Piazza Bellini, centro storico, via i tavolini, via le sedie. Storici bar, luoghi della movida hanno abbassato le saracinesche. Qualcuno ancora si attarda in strada, libertà consentita fino alle 23 in base all'ordinanza regionale, ma sono sparuti gruppi di ragazzi. Piazza San Domenico: i camerieri portano dentro tavolini e sedie, qualche cliente ancora sorseggia un caffè, come se fosse l'ultimo. Qualche bar resta aperto, in via Duomo, e indugia nella 'disobbedienza', senza troppa convinzione.

Alle 17, sotto la pioggia, il centro di Milano è spettrale. Pochissime le persone in giro, anche nei negozi, e i bar hanno i tavolini quasi tutti vuoti. Al mitico Camparino in Galleria Vittorio Emanuele II, il salotto della città, la Milano da bere è un ricordo giurassico, solo un paio di clienti ben distanziati che bevono da soli un triste Americano. «Sì, passavo di qua e mi sono detto che poteva essere l'ultima volta che vengo in centro per un po' - ha spiegato Alessandro che lavora al teatro alla Scala - , ho fatto un ultimo brindisi sperando di tornare presto ad una situazione normale». Il dehor di Cracco alle 17.30 è deserto. Al 'Jamaica', il ritrovo di artisti e scrittori a Brera, l'atmosfera è lugubre mentre si fa l'ultimo caffè a una ragazza dieci minuti prima dello stop. «Questo posto esiste da quasi 110 anni, speriamo di compierli il prossimo anno», dice Micaela Mainini, terza generazione dietro al bancone. E nella provincia la musica non cambia. Chiusa Piazza del Papa ad Ancona, cuore del 'movimento' notturno, serrata a Terni, insegne spente anche nei bar e trattorie della Maremma. Il buio guadagna nuovo spazio nell'Italia del tutti a casa, per cene e aperitivi domestici.

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