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CINAHong Kong: scontri durissimi e decine di arresti vicino al Politecnico

18.11.19 - 09:18
La tregua raggiunta tra manifestanti e polizia è stata rotta nella notte. Intanto, il divieto per i dimostranti di indossare maschere è stato giudicato incostituzionale
keystone-sda.ch/STF (Kin Cheung)
Hong Kong: scontri durissimi e decine di arresti vicino al Politecnico
La tregua raggiunta tra manifestanti e polizia è stata rotta nella notte. Intanto, il divieto per i dimostranti di indossare maschere è stato giudicato incostituzionale

HONG KONG -  Quella appena trascorsa è stata una notte di scontri durissimi tra manifestanti pro-democrazia arroccati nel politecnico di Hung Hom (PolyU) a Hong Kong. La polizia ha registrato un totale di 38 feriti, di cui cinque in condizioni gravi, secondo il bilancio stilato dalla Hospital Authority. Sono invece 18 le persone segnalate in condizioni stabili, mentre sei sono state dimesse.

Un totale di 24 persone, invece, sono state ricoverate tra la mezzanotte e le 7.30 del mattino locali, e tra questi c'è anche un uomo di 84 anni.

La polizia di Hong Kong ha eseguito decine di arresti fuori dall'Hotel Icon, su Science Museum Road, nelle vicinanze del PolyU, trasformato in roccaforte dai manifestanti pro-democrazia. Da venerdì a domenica, nel territorio autonomo i fermi sono stati 154 in totale.

Poco prima le 7 locali (mezzanotte in Svizzera), il rettore dell'ateneo, Teng Jin-Guang, aveva reso noto di aver raggiunto una tregua con la polizia a patto che gli studenti fermassero gli attacchi. L'evacuazione pacifica è però saltata quando la polizia ha ripreso a lanciare i lacrimogeni, spingendo molti studenti a tornare indietro.

Sui social media sono circolate le immagini degli studenti ammanettati e schierati in riga in attesa di essere portati via. Non è chiara la dinamica che ha portato alla rottura della tregua e al ritorno degli scontri, ma alcuni media locali hanno parlato di carenza di comunicazione tra gli agenti impegnati nell'assedio del campus, alcuni dei quali avrebbero reagito istintivamente alla vista dei manifestanti dopo i violentissimi scontri partiti ieri e continuati nella notte, tra ripetuti (e falliti) tentativi di sfondamento.

Le drammatiche immagini delle tv hanno mostrato corposi gruppi di studenti lasciare il campus sulla Science Museum Road prima di essere rispediti indietro dai lacrimogeni della polizia. Scenari simili si sono ripetuti vicino ad Austin Road, con gli studenti in fase di evacuazione e costretti a rientrare per sfuggire agli effetti dei gas.

In mattinata poi, diverse decine di manifestanti vestiti di nero e con mascherina sono tornati a bloccare Nathan Road, all'altezza del Mira Mall. I negozi sulla Park Lane e le aree limitrofe, secondo i media locali, restano chiusi. Il blitz su Nathan Road è scattato malgrado l'invito ad allontanarsi da parte della polizia locale.

Aggiornamento delle 10.37 - La polizia agli studenti del Politecnico: «Arrendetevi» - La polizia di Hong Kong ha lanciato l'appello alla resa agli studenti arroccati nel campus della PolyU, invitati a deporre le armi e a uscire in modo ordinato.

Tutti, ha assicurato un portavoce in una conferenza stampa in streaming, saranno arrestati perché «sospettati di rivolta» in vista degli accertamenti del caso. Dall'inizio delle proteste di giugno, la polizia ha arrestato 4401 persone, di cui 3395 uomini e 1096 donne, in età compresa tra gli 11 e gli 83 anni.

L'Alta Corte: «Il divieto di portare maschere è incostituzionale» - Intanto, l'Alta Corte di Hong Kong ha dichiarato l'incostituzionalità del divieto dell'uso delle maschere introdotto lo scorso mese dalla governatrice Carrie Lam facendo leva sulla legislazione di emergenza, una norma che aveva suscitato violentissime polemiche.

La sentenza dell'Alta Corte, riferisce il network pubblico Rthk, stabilisce la «incompatibilità con la Legge fondamentale», la Costituzione locale, ed è maturata a seguito del ricorso promosso da 24 parlamentari pan-democratici.

L'Alta Corte ha sancito che il divieto dell'uso delle maschere nelle manifestazioni pubbliche, con la previsione del carcere fino a sei mesi in caso di trasgressione, è incostituzionale perché è una restrizione dei diritti fondamentali delle persone spinta oltre il necessario.

In altri termini, «eccede quello che è ragionevolmente necessario da ottenere puntando all'applicazione della legge, alle indagini e alla punizione dei dimostranti violenti».

La normativa, varata in base ai poteri d'emergenza di una ordinanza del 1922, in pieno periodo coloniale, puntava nei piani del governo a scoraggiare l'adesione di massa alle manifestazioni pro-democrazia che stanno scuotendo l'ex colonia da giugno.

La polizia aveva anche il potere di ordinare o di togliere direttamente le maschere in qualsiasi momento e luogo. Sui social media, una volta diffusasi la notizia, sono apparsi foto e video di persone che consegnano le maschere a chi si prepara ai sit-in di protesta in Central.

«Nessun compromesso con gli attivisti» - Il futuro di Hong Kong è al suo punto critico e non c'è «alcun margine» per i compromessi nella «lotta» contro i manifestanti anti-governativi: il Quotidiano del Popolo, "voce" del Partito comunista cinese, pubblica un commento sugli ultimi scontri in corso.

«Quella che abbiamo di fronte è la battaglia tra la tutela del principio "un Paese, due sistemi" e la sua distruzione. Su tale questione, che coinvolge la sovranità nazionale e il futuro di Hong Kong, non c'è una via di mezzo e assolutamente neanche lo spazio per un compromesso», si legge. Pechino non esiterà a contrastare qualsiasi tentativo che minacci la sovranità, la sicurezza e l'unità nazionale.

 «Ogni tentativo che minacci queste tre linee di fondo e che interferisca o possa sabotare il modello "un Paese, due sistemi" è solo delirante, futile e destinato a fallire». Tuttavia, la Cina è impegnata a seguire quel modello, messo a punto per regolare i rapporti tra governo centrale e Hong Kong al momento della restituzione di Londra dell'ex colonia nel 1997.

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