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Per la sua campagna "Be Best" ha presentato un opuscolo dell'amministrazione Obama come suo
WASHINGTON - La moglie del presidente americano Donald Trump ci è ricascata. Dopo che, nel 2016, era venuto alla luce che intere frasi di un suo discorso erano state copiate da un intervento di Michelle Obama, Melania pare ora essersi attribuita il merito di un libretto informativo pubblicato dall’amministrazione precedente.
Dopo che la first lady ha presentato la campagna che darà il tono al suo impegno, “Be Best”, sul sito dell’iniziativa è comparso un opuscolo informativo in PDF che vuole sensibilizzare i genitori sulla necessità di parlare con i proprio figli della loro attività online.
La pubblicazione, dal titolo “Talking with Kids About Being Online”, è stata presentata come «un opuscolo della First Lady Melania Trump e della Commissione federale del commercio» e riporta tanto di prefazione firmata dalla consorte del presidente.
Peccato che, hanno subito fatto notare in molti sui social, l’opuscolo sia praticamente identico a un documento pubblicato sempre dalla Commissione federale del commercio (FTC) nel 2014, sotto l’amministrazione Obama, dal titolo "Net Cetera: Chatting with Kids About Being Online".
Unico cambiamento significativo, fa notare il Guardian, l’icona che rappresenta lo smartphone, modificata in tutta la pubblicazione per apparire più simile agli apparecchi attuali. E il numero di pagine: 25 nella prima "versione" e 27 in quella di Melania. Le due pagine in più sono costituite dalla prefazione della First Lady, “infilata” nella pubblicazione con una grafica e un carattere tipografico diverso dal resto del documento.
Accortisi della malaparata, i responsabili della campagna si sono affrettati a cambiare la presentazione sul sito di "Be Best". «Un opuscolo della First Lady Melania Trump e della Commissione federale del commercio» è così diventato «Un opuscolo della Commissione federale del commercio promosso dalla First Lady Melania Trump»: «Pareva esserci un po' di confusione, volevamo essere chiari», si è giustificato un rappresentante della Casa Bianca, interrogato dal Guardian sul cambiamento.
