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INDIAIncinta a 10 anni dopo uno stupro, chiede di poter abortire

25.07.17 - 18:30
La Corte Suprema indiana ha accettato di esaminare il ricorso di una bambina, violentata da suo zio. La vittima chiede un permesso speciale per interrompere la gravidanza
Keystone
Incinta a 10 anni dopo uno stupro, chiede di poter abortire
La Corte Suprema indiana ha accettato di esaminare il ricorso di una bambina, violentata da suo zio. La vittima chiede un permesso speciale per interrompere la gravidanza

NEW DELHI - Una bambina di dieci anni è stata violentata dallo zio ed è rimasta incinta. La piccola chiede la possibilità di abortire davanti alla Corte Suprema indiana.

Secondo la legge indiana, dopo 20 settimane di gravidanza, gli aborti sono autorizzati solo nei casi in cui sarebbe in pericolo la vita della madre. I genitori della vittima, incinta di 26 settimane, affermano che la loro figlioletta non è fisicamente in grado di partorire. 

La Corte Suprema ha accettato di esaminare il ricorso della bambina che verrà visitata da un medico mercoledì, prima che venga presa una decisione definitiva venerdì.

Non è una rarità - La gravidanza è stata scoperta quando, poco tempo fa, la ragazza si lamentava di dolori allo stomaco. Ai tribunali indiani vengono regolarmente presentate richieste di aborto da parte di giovani violentate che si sono rese conto troppo tardi di essere rimaste incinta. Nel mese di maggio, la Corte Suprema ha autorizzato l’interruzione di gravidanza di una bambina di 10 anni, incinta di circa 21 settimane.

Un triste primato - L’India ha un triste bilancio per quanto riguarda lo stupro. Nel 2012, lo stupro di gruppo di uno studente di fisioterapia a New Delhi aveva attirato l’attenzione sulla violenza contro le donne in questo paese. Nella sola capitale, 2’199 stupri sono stati segnalati nel 2015, una media di sei al giorno. Quell’anno, oltre 34’000 stupri sono stati segnalati nel paese.

Il Comitato della Nazioni Unite aveva stimato nel 2013 che una vittima di stupro su tre in India era minorenne. Quasi il 50% degli aggressori sono conoscenti della vittima.

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