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GERMANIACoro del Duomo di Ratisbona, dossier «difficile da digerire» ma «utile»

24.07.17 - 10:23
Lo ha dichiarato il vescovo Rudolf Voderholzer in una lettera che è stata letta durante le messe domenicali, ieri, in tutte le chiese della diocesi
Keystone / AP
Coro del Duomo di Ratisbona, dossier «difficile da digerire» ma «utile»
Lo ha dichiarato il vescovo Rudolf Voderholzer in una lettera che è stata letta durante le messe domenicali, ieri, in tutte le chiese della diocesi

RATISBONA - Il dossier degli abusi sui piccoli cantori del duomo di Ratisbona ha dato risultati «difficili da digerire anche per noi», ma è stato accolto positivamente sia da «alcune vittime», che hanno detto che «il rapporto li aiuterà a mettere pace in questo doloroso capitolo della loro storia», sia dalle autorità competenti del Governo Federale. Lo afferma il vescovo di Ratisbona, Rudolf Voderholzer in una lettera del 22 luglio, che è stata letta durante le messe domenicali, ieri, in tutte le chiese della diocesi.

Ne dà notizia il Sir, informando anche sulla intenzione di mons. Voderholzer di avviare altre due indagini, sui contesti storici e sociologici degli abusi. «Il contributo più importante a questo lavoro - spiega il vescovo - è stato dato dalle persone coinvolte. A loro va il mio sincero ringraziamento perché, nonostante la sofferenza vissuta, si sono messe in contatto con i rappresentanti della diocesi, e in particolare con il signor Weber (l'avvocato che ha curato il rapporto, ndr)».

L'attuale vescovo di Ratisbona il 22 luglio - informa il Sir - ha scritto una lettera per affrontare un «tema molto serio che in questi giorni agita molti», cioè la pubblicazione del Rapporto conclusivo, curato dall'avvocato Ulrich Weber, sui casi di violenze sui piccoli cantori del Regensburger Domspatzen, il rinomato coro di voci bianche della diocesi.

È la «fine di un lavoro compiuto da un avvocato indipendente su incarico della diocesi», sottolinea il vescovo, per «documentare» gli atti di violenza che si sono consumati, «fare luce» sulle «strutture» e i «contesti» che hanno «reso possibili o addirittura favorito» questi atti e «valutare» il lavoro che la diocesi dal 2010 sta già compiendo a riguardo.

Nella sua parte più consistente il rapporto, spiega mons. Voderholzer, è fatto dalle descrizioni, sono fatti risalenti agli anni '60 e '70, ma alcuni casi sono del 1992. «Chi legge queste descrizioni può solo provare orrore e sbigottimento», perché le violenze corporali sui bambini, in molti casi fin dall'età prescolare, erano «ben superiori» ai «ceffoni» che costituivano all'epoca una misura punitiva accettata; perché bimbi e ragazzi sono stati abusati sessualmente; perché molti «vivevano in un costante terrore» di punizioni «arbitrarie e imminenti» e perché molti, ancora oggi soffrono per le «umiliazioni subite».

«Isolamento», «barriere comunicative» e «omissioni» da parte dei responsabili politici ed ecclesiali sono alcune delle circostanze che l'hanno reso possibile. «Tutto ciò mi addolora profondamente e mi riempie di vergogna», scrive mons. Voderholzer, ed è tanto più grave perché «questi bambini erano stati affidati in buona fede a sacerdoti e a personale ecclesiale», il cui impegno era di vivere i «dieci comandamenti e il comandamento dell'amore».

«Posso solo chiedere umilmente perdono» e, come vescovo di Regensburg, «a nome dei colpevoli per la maggior parte deceduti» chiedo di perdonare e «di accogliere questa richiesta di perdono». Il vescovo rende poi noto che «altri due studi dovranno chiarire ulteriormente i contesti storici e sociologici» delle vicende consumatesi negli anni '60 e '70 nelle scuole frequentate dai piccoli membri del "Regensburger Domspatzen". La diocesi continuerà a impegnarsi per le vittime con sostegni economici e psicologici identificati alla luce delle conclusioni dei nuovi studi.

Il vescovo chiede aiuto perché «tutti coloro che sono stati vittime di violenze o abusi sessuali in altre istituzioni ecclesiastiche e che fino ad ora non lo hanno ancora segnalato, trovino il coraggio di fidarsi di noi», perché «possano sperimentare riconoscimento e giustizia, e trovino aiuto».

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