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CINAIl nobel a Liu Xiaobo? «Una blasfemia»

14.07.17 - 10:19
Il ministero degli Esteri cinese ha rimarcato la condanna a 11 anni di carcere per sovversione
Keystone
Il nobel a Liu Xiaobo? «Una blasfemia»
Il ministero degli Esteri cinese ha rimarcato la condanna a 11 anni di carcere per sovversione

PECHINO - La Cina respinge l'ondata di censure internazionali dopo la morte del dissidente Liu Xiaobo, stroncato ieri in prigionia da un cancro al fegato. E passa al contrattacco, chiedendo la "non intromissione in affari interni" ed etichettando come "blasfema" la decisione di assegnare all'eroe di piazza Tiananmen e promotore del manifesto democratico 'Carta 08' il premio Nobel per la Pace.

Geng Shuang, portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, ha accantonato i tradizionali abiti cordiali e sfoderato un piglio deciso in conferenza stampa per minimizzare la condanna internazionale come opera di "un paio di funzionari stranieri". E per annunciare che la Cina aveva presentato proteste formali contro "alcuni Paesi" sui giudizi relativi al caso Liu, tra i quali Usa, Germania, Francia e Ue. Anche l'Alto Commissariato dell'Onu per i Diritti umani (presieduto dal giordano Zeid Ra'ad Zeid al-Hussein) è stato invitato ad "occuparsi di episodi più oggettivi".

Pechino ha stroncato poi la decisione di assegnargli il Nobel per la Pace nel 2010, l'anno successivo alla condanna a 11 anni di carcere per "incitamento alla sovversione dei poteri dello Stato". "Conferire il premio a siffatta persona va contro le finalità del premio stesso. È una blasfemia per il premio per la Pace", ha osservato Geng.

Quanto alla scarcerazione della vedova Liu Xia, ai domiciliari da oltre sette anni, sollecitata ad esempio dal segretario di Stato Usa Rex Tillerson, Geng ha ribadito che "la Cina è regolata dalla legge" e che il caso "sarebbe stato trattato rispettandola".

Una manciata di media ufficiali ha raccontato la scomparsa del dissidente solo nella versione in inglese, dal tabloid Global Times all'agenzia Nuova Cina, e nel pomeriggio è apparso un duro commento sul sito del Quotidiano del Popolo, organo del Partito comunista cinese: "La morte di Liu è senza dubbio una grande disgrazia, aggravata dal modo in cui è stata politicizzata. Concedendogli il Nobel, l'Occidente ha dimostrato che Liu era una pedina nel suo gioco per minare la Cina". Alcuni stanno usando la sua morte per offuscare "l'immagine della Cina" e "incoraggiare di più il dissenso", si legge nel testo a firma 'Curtis Stone'.

"È sciocco dire che la Cina si oppone a democrazia e diritti umani semplicemente perché il suo sistema è diverso da quello occidentale. Ciò a cui la Cina si oppone è la politicizzazione del caso Liu e ogni interferenza nei suoi affari interni".

Sui social network è rimasto il blocco alle parole chiave: da premio Nobel a Liu Xiaobo alla storica frase "Io non ho nemici", usata per la chiamata a raccolta in piazza Tiananmen.

Con circa un quarto della vita passata dietro le sbarre, tra gli attivisti c'è la convinzione che i leader cinesi vogliano anche controllare il suo funerale. Hu Jia, ad esempio, ha detto che le autorità stavano facendo pressione per la cremazione, nei tempi più rapidi possibili. Qualcuno ha ipotizzato (senza riscontri) sia già avvenuta.

Nelle ultime ore di vita, Liu ha avuto vicino moglie e altri familiari, ha riferito Teng Yue'e, il suo medico principale. "Si è spento in pace" dopo aver rivolto alla moglie Liu Xia l'ultimo augurio: "Abbi una bella vita".
 
 

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