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Dal MondoDANZA: “La Vie de Bohème”

20.02.02 - 07:55
Stasera al Teatro “G. Pasta” di Saronno il Balletto di Milano presenta Oriella Dorella in uno spettacolo liberamente ispirato alle omonime opere liriche di Giacomo Puccini e con le coreografie di Serge Manguette
DANZA: “La Vie de Bohème”
Stasera al Teatro “G. Pasta” di Saronno il Balletto di Milano presenta Oriella Dorella in uno spettacolo liberamente ispirato alle omonime opere liriche di Giacomo Puccini e con le coreografie di Serge Manguette
SARONNO –“La vie de Bohème”, un balletto liberamente ispirato alle omonime opere liriche di Giacomo Puccini e con le coreografie di Serge Manguette in scena al Teatro “G. Pasta di Saronno con il Balletto di Milano ma soprattutto l’étoile Oriella Dorella intervistata per noi da Monica Colombini.

Nella “Traviata”, la scorsa stagione, Oriella Dorella è stata una Violetta luminosa e dolente, gaia e tragica, che ha fatto risplendere della sua allure di étoile la più amata eroina verdiana. Tra i suoi tanti impegni di una carriera internazionale Oriella Dorella affronta questa stagione un impegno artistico ed interpretativo forse ancora più complesso, perché nella nuova produzione del Balletto di Milano, “La vie de Bohéme, sono molti i personaggi femminili pucciniani ai quali dare vita. Come ha vissuto il personaggio di Violetta in Traviata?

“Violetta è un personaggio straordinario per la vastità dei registri interpretativi che racchiude. E ciò che ho amato molto è stato il trascorrere di un atto gioioso, vivace, e con un’atmosfera quasi da operetta, alla cupa tragedia finale”.

Come dà vita ora ai personaggi di Mimì, Butterfly che interpreta ne La vie de Bohéme?

“Trattandosi di una coreografia abbastanza stilizzata, delle due eroine pucciniane, più che le vicende, emergono sulla scena le rispettive emotività. Forti come la musica di Puccini, che amo in modo particolare, forse per la sua straordinaria sublimazione delle passioni più terrene. Puccini era infatti un uomo molto carnale, che amava la vita e anche le donne, e che era capace di trasfigurare ciò nella sua musica incantevole. In realtà nel balletto è presente anche lo stesso personaggio di Puccini: anzi, poiché tutto è visto dalla sua prospettiva forse è proprio lui il vero protagonista”.

Tra i personaggi di Mimì e Butterfly quale sente più vicino alle sue corde interpretative?

“Sento più lontana Mimì, che tra l’altro avevo già interpretato, anni fa, anche se si trattava di un balletto che trasfigurava fortemente la vicenda di Bohéme. Mi sento invece più Butterfly, e il fatto che sia un personaggio che non ho mai affrontato per me è una scommessa, mi riempie di curiosità”.

Com’è per lei lavorare con un coreografo come Serge Manguette?

“È molto piacevole lavorare con lui, perché Serge è indubbiamente un artista: estremamente curioso, molto amante della musica, con una marcia emotiva in più e, cosa assai importante per il balletto, ha ottime capacità registiche. Quanto al suo stile - classico puro, formalista, di stampo russo – anche questo si adatta a me perfettamente”.

Del Balletto di Milano Lei è anche Direttrice Artistica. Come è nata l’idea di un balletto pucciniano?

“L’idea è stata mia e di Carlo Pesta, Presidente del Balletto di Milano. Innanzi tutto, dopo il successo di “Traviata”, ci sembra interessante continuare sulla via che unisce melodramma e balletto narrativo, perché si tratta di un preciso filone, tra l’altro non ancora esplorato. E per quanto se ne dica le musiche del melodramma italiano si prestano straordinariamente alla danza e rappresentano qualcosa di veramente nostro. Quanto a Puccini abbiamo iniziato col documentarci scrupolosamente su di lui, ed è stato estremamente interessante scrutare nella sua vita artistica e personale, che conoscevamo meno rispetto a quella di Verdi”.

Qual è sino ad ora il bilancio della sua esperienza artistica con il Balletto di Milano?

“Col Balletto di Milano sono stata protagonista sino ad ora di tre produzioni: “La Marchesa von O.” di Vittorio Biagi nel ’98, “Traviata” di Serge Manguette la scorsa stagione, e adesso appunto “La vie de Bohéme”, e ho sempre lavorato con grande piacere con la compagnia”.

Monica Colombini ha anche scambiato quattro chiacchiere con Carlo Pesta, Presidente del balletto di Milano: tra passato e futuro, bilanci e progetti della compagnia …

Presidente del Balletto di Milano dal 1998, Carlo Pesta è succeduto in questa carica al Prof. Aldo Masella – che ne è ora Presidente Onorario – a coronamento di un curriculum variegato e prestigioso. Iniziata con il Diploma alla Scuola di Ballo della Scala e con l’attività di danzatore presso lo stesso Teatro milanese, la poliedrica carriera di Pesta si è svolta in questi ultimi anni come editore e direttore della rivista Tuttodanza, come produttore ed impresario di note compagnie russe quali Il Balletto di Mosca-La Classique e il celebre complesso folkloristico Armata Rossa, e come direttore e consulente artistico di importanti teatri e stagioni di danza. E naturalmente come Presidente del balletto di Milano del quale si può ormai tracciare un più che positivo bilancio….

“Soddisfazione per il successo di questi ultimi anni che ci ha accompagnato ovunque in Italia e all’estero, da Milano fino al Bolshoj di Mosca: il nostro impegno è sicuramente capito e contraccambiato da un pubblico che ci segue sempre con entusiasmo”.

Che bilancio si può fare della compagnia in questi ultimi anni?

“La compagnia in questi anni è veramente cresciuta, sia artisticamente che in quanto a numero di recite e tournées. E sono fiero di poter affermare che le importanti produzioni realizzate ci hanno veramente portato lontano. Ancora come Centro Studi Coreografici San Calimero, sotto la direzione del prof. Aldo Masella, abbiamo realizzato progetti con Carla Fracci, Luciana Savignano, Oriella Dorella, Marco Pierin e Denys Ganio. Nel 1998, con la nuova denominazione di Balletto di Milano, abbiamo messo in scena il trittico comprendente Van Gogh di Giuseppe Carbone, La Voce di Béjart interpretato da Luciana Savignano e Denys Ganio, e D’Apres le Mandarin di Micha Van Hoecke, ancora con la Savignano e Ganio. Dal ’99 sono poi Aspettando Godot e Tango…una rosa per Jorge Donn, e del 2000 Bolero, tutte creazioni firmate da Denys Ganio allora anche Direttore Artistico della compagnia. Ed è stato proprio con Tango … che la compagnia è stata invitata ad esibirsi anche al Teatro Bolshoi di Mosca”.

Qual è l’attuale orientamento creativo della Compagnia?

“Continuiamo il nostro progetto triennale dedicato al melodramma. Alla Traviata, creata la scorsa stagione con grande successo da Serge Manguette in onore delle celebrazioni verdine, segue quest’anno La vie de Boheme, dedicata ora alle opere di Puccini. Per le prossime stagioni abbaiamo in serbo un grande ed ambizioso progetto, ma, per scaramanzia, preferisco rimandare la notizia alla prossima occasione!”

Qual è attualmente il profilo della Compagnia?

“La nostra è una compagnia di balletto classico e neo-classico. I danzatori sono tutti ottimi elementi, selezionatissimi: possiedono una tecnica forte e sicura, ma per noi sono altrettanto importanti le qualità artistiche e interpretative e, sicuramente non ultima, una certa presenza scenica. Insomma i nostri ballerini sono tutti belli e bravi! Ognuno di essi è qualcuno e cerchiamo di tirar fuori da tutti il meglio. Meritano di essere segnalati personalmente. Perché sono tutti eccezionali, a partire da Francesco Villicicih che affiancherà Oriella in “la vide de Bohéme” e Noemi Briganti nella ripresa di “Traviata”. Francesco è un danzatore veramente straordinario: forte e sicuro unisce ad una tecnica virtuosistica grande temperamento e sensibilità. Sono convinto che riscuoterà un grande successo personale. E voglio ancora ricordare i nostri ragazzi, perché lo meritano: Daniela Morrone, alla sua quarta stagione con noi è sicuramente uno dei nostri elementi di spicco, Carmen Vella, Romina Leone, Lisa Colombo, Vincenzo Lapertosa, e Riccardo Cavalieri, con noi da due anni, e i nuovi “acquisti” Denitza Balinova, una stupenda ballerina bulgara, Luigi Celani e Alessandro Rende. Con noi hanno inoltre lavorato anche giovani ballerini che si sono successivamente messi in luce anche altrove. È il caso di Amaya Ugarteche, ora prima ballerina all’Arena di Verona, di Antonio Russo, Giulia Di Stefano…”

Quali sono gli obiettivi futuri del Balletto di Milano?

“Un mio personale obiettivo è quello di portare la nostra danza ovunque: dall’estremo nord all’estremo sud del paese, e già con le nostre 50/60 recite lo facciamo. Ma ora ci sono anche le tournée all’estero, perché data anche la mia esperienza fatta lavorando con compagnie straniere, desidero che il balletto di Milano non resti una realtà soltanto italiana. Penso infatti che una compagnia affermata debba avere l’ambizione di portare in giro il proprio linguaggio e avere il coraggio di confrontarsi con altre realtà. E no, dopo il successo della meravigliosa e indimenticabile esperienza al teatro Bolshoi - siamo stati l’unica compagnia italiana che ha avuto questo onore!- abbiamo già effettuato due importanti tournée in Francia, un’altra in Russia, e siamo stati inoltre invitati in Cile al festival internazionale di Santiago. Insomma sto lavorando molto ad incrementare proprio la nostra attività all’estero”.

Altri progetti?

Vorrei che la Compagnia acquisisca ancora più importanza nella nostra città, che pian piano – e già abbiamo percorso molto – possa diventare una realtà ancora più stabile. Intanto il mio prossimo impegno è un progetto per la Regione Lombardia finalizzato alla divulgazione del balletto e non solo – musica, melodramma ecc. – nelle scuole affinché i ragazzi possano capire l’importanza della tradizione ballettistica e melodrammatica. È assurdo che la maggior parte dei ragazzi non sappia nulla su questi argomenti. Bisogna portare i giovani a teatro, far respirare loro l’odore della polvere del palcoscenico, riuscire a far capire loro cos’è la danza e il suo linguaggio. Un linguaggio internazionale non di parole, ma di gestualità, mimica, emozioni. Un linguaggio che arriva direttamente al cuore!

Dopo il successo de La Traviata il Balletto di Milano prosegue il suo viaggio attraverso il melodramma, e rende omaggio questa stagione a un altro grande compositore italiano, Giacomo Puccini. La vie de Bohème, balletto in due atti, è una fantasia danzata che attraversa con leggerezza la vicenda personale ed artistica del Puccini uomo e musicista. Una vita tra viaggi ed emozioni, delusioni ed amori, accompagnata da opere indimenticabili ed eroine affascinanti: Bohème, Manon, Tosca, Madame Butterfly… Ad evocarle, con l’intensità interpretativa e la forza drammatica che le sono proprie, è l’étoile Oriella Dorella, già struggente Violetta e ora donna pucciniana dalla sfaccettata personalità. Tra tutte le eroine create da Puccini è però la dolce Mimì a dominare la scena, anche se i vari quadri di Bohème sono suggestivamente inframezzati dalle citazioni di altre opere e personaggi: l’attesa amorosa di Butterfly, la volubilità capricciosa di Manon, l’attimo prima della fucilazione di Cavaradossi. Una successione di vivide scene e di animati caratteri, cui i giovani e brillanti danzatori del Balletto di Milano danno vita coralmente. E infine, tra treni, carrozze e valigie, è ancora nella mansarda di Bohème che il viaggio di Puccini si conclude. Il tutto in un’elegante stilizzazione scenica che ben si accorda alla cifra stilistica del coreografo, e che permette alla musica di Puccini di sovrastare incontrastata con la sua quieta grandezza. La coreografia e la regia sono di Serge Manguette il quale vanta esperienze importanti in prestigiosi teatri e importanti compagnie, in Italia e all’Estero, e ha lavorato con alcuni dei nomi più celebri della danza internazionale. A partire dal diploma all’Accademia Vaganova di San Pietroburgo fino alla carriera internazionale di étoile, dalla svolta di coreografo fino alle collaborazioni con Ekaterina Maximova e Vladimir Valliliev, Rudolf Nureyev e Ghislaine Thesmar. Merito del suo stile coreografico nitido e musicale, della sua vasta cultura artistica e del suo talento registico, che per il Balletto di Milano hanno dato vita a due lavori “gemelli” ispirati al mondo del melodramma: La Traviata la scorsa stagione e La Vie de Bohème quest’anno. Ed è proprio Serge Manguette a parlarci di questo suo nuovo lavoro.

Come ha strutturato drammaturgicamente La vie de Bohéme?

“Non ho focalizzato il balletto soltanto sull’opera Bohème e sul suo personaggio principale, ma ho voluto attraversare anche altri melodrammi di Puccini: Tosca, Manon Lescaut e Madama Butterfly. Al centro del balletto vi è lo stesso Giacomo Puccini, che rivede alcuni episodi della sua vita artistica e affettiva, inframezzati da alcuni quadri delle sue opere. Grande importanza assume inoltre il suo rapporto con le donne, a partire dalla moglie Elvira, che non lo capiva e con la quale Puccini ebbe sempre un rapporto di amore-odio molto conflittuale, fino alle eroine più amate delle sue opere. E tra queste ho scelto le più deboli, coloro che suscitano desideri di protezione”.

È percepibile la narratività?

“Non quanto in Traviata, che si muoveva lungo una trama narrativa, e attraverso un filo conduttore. In “La vie de Bohéme” se sono percepibili certi episodi della vita di Puccini insieme ad alcuni quadri delle sue opere, l’andamento dell’intero balletto è sostanzialmente stilizzato. Ciò che voglio evocare è in realtà soprattutto l’idea del viaggio, che è poi quello di tutti gli artisti, viaggiatori di professione, sempre con la valigia pronta, attraverso un percorso fatto di incontri e di addii”.

E l’impostazione coreografica?

“È naturalmente nel mio stile, ma questa volta ho voluto un impianto fortemente teatrale: ci sono anche delle voci recitanti registrate. E posso dare quest’impostazione anche perché nel Balletto di Milano ci sono molti ballerini dotati di un talento attoriale, come avevo avuto modo di verificare per “Traviata”.

Come ha lavorato sulle musiche?

“Ho scelto musiche senza il canto: si tratta di orchestrazioni delle partiture operistiche, ma anche di brani sconosciuti al pubblico. Quanto al modo di lavorare sulla musica tutta la mia creatività prende avvio da essa. La musica è la mia vera fonte di ispirazione, senza non riuscirei a far nulla. E se è vero che nelle miei creazioni la coreografia sposa la musica è quasi quest’ultima a comandare. Così è proprio l’emozione che trasmette la musica a rendere leggibile la coreografia”.

Come ha modellato su Oriella Dorella le eroine pucciniane che ha scelto di mettere in scena?

“Pensando alle sue doti di ballerina, oltre che al suo corpo minuto e alla sua versatilità di interprete, le ho affidato i ruoli dolci di Mimì e di Butturfly, ma anche, in contrasto, quello feroce della moglie di Puccini. Lei rappresenta una sorta di “musa ispiratrice”. I ruoli di Manon e di Musetta sono invece disegnati da altre ballerine della compagnia, mentre il personaggio di Cavaradossi, del quale si evoca la morte in un quadro, è interpretato da Francesco Villicich”.

Interprete principale, accanto a Dorella, dunque il bravissimo Francesco Villicich il quale ha alle spalle una carriera di guest internazionale. Villicich infatti ha danzato come primo ballerino ed étoile in Portogallo (National Ballet), all’Opera di Bonn, al London City Ballet e all’Opera di Zagabria collaborando spesso con compagnie italiane. Per il Balletto di Milano interpretò Van Gogh nel balletto di Carbone durante la stagione 1997. Non meno importanti gli altri interpreti del balletto che meritano sicuramente di essere menzionati: Vincenzo Lapertosa (Giacomo Puccini), Daniela Morrone (Musetta), Luigi Celani (Marcello), Deniza Balinova (Manon Lescaut), Carmen Vella (Butterfly), Riccardo Cavalieri (Coline/Alcindoro) e Alessandro Rende (Schaunard). Ingresso: 30.000 e 25.000 lire.

PARTE PRIMA

1. Prologo: Lettera di Puccini all’amico Caselli – Puccini, Elvira

2. La casa di Puccini – Gli artisti

3. Primo quadro di Bohème (la mansarda – incontro con Mimì)

4. Secondo quadro di Bohème (il café Momus – ingresso di Musetta)

5. Madama Butterfly (la sera della prima rappresentazione)

6. Un bel dì vedremo (il sogno di Butterfly)7. Madama Butterfly Coro muto (l’attesa di Butterfly sul mare)

PARTE SECONDA

1. La tregenda (il tormento di Puccini)

2. Tosca (la prigionia e l’addio)

3. Intermezzo (introduzione al terzo quadro di Bohème)

4. Terzo quadro di Bohème (la malattia di Mimì ed il contrasto tra Musetta e Marcello)

5. Intermezzo – Puccini ed Elvira

6. Manon Lescaut (la casa di tolleranza)

7. Manon Lescaut (la ricerca della donna ideale)

8. Intermezzo (gli artisti e la conclusione del viaggio)

9. Quarto quadro di Bohème (la mansarda – l’addio di Mimì)

PERSONAGGI ED INTERPRETI

Le donne di Puccini: Oriella Dorella

Rodolfo/Cavaradossi/Pinkerton: Francesco Villicich

Puccini: Vincenzo Lapertosa

Musetta: Daniela Morrone

Marcello: Luigi Celani

Colline: Riccardo Cavalieri

Schaunard: Alessandro Rende

e con: Denitza Balinova – Carmen VellaVoci fuori campo: testi originali di Henry Murger tratti da “Scènes de la vie de Bohème”.

di Bob Decker

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