Il DIP, la cui decisione è stata confermata dal Consiglio di Stato, "dubita seriamente della capacità di Ramadan a rispettare i doveri generali legati alla sua funzione", indica un comunicato. Con la pubblicazione, nel quotidiano francese "Le Monde" dell´11 settembre 2002, di un articolo intitolato "La charia incomprise", Ramadan "si è messo in una situazione che giustificherebbe, sul piano amministrativo, una rescissione dei rapporti di servizio", precisa la responsabile del DIP Martine Brunschwig Graf.
Il Consiglio di Stato ginevrino ritiene in effetti che le affermazioni di Ramadan in quest´articolo "sono contrarie al dovere di fedeltà e all´obbligo di riserva imposti ad un funzionario". Ramadan - sottolinea - è stato avvertito per gli stessi motivi a due riprese, nel 1998 e nel 2000.
Dopo aver convocato Ramadan, il DIP ha deciso di avviare un´inchiesta interna, che sarà affidata ad un ex magistrato. Nell´attesa dei risultati di quest´indagine, Hani Ramadan "non è più autorizzato a recarsi sul posto di lavoro".
Il direttore del Centro islamico, di origine egiziana ma naturalizzato svizzero, è un nipote di Hassan al-Banna, fondatore dell´organizzazione dei "Fratelli musulmani" in Egitto. Nell´articolo in causa aveva ad esempio giustificato il ricorso alla lapidazione per punire l´adulterio.
ATS