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«Ogni volta che avvitiamo e svitiamo il tappo, finiscono microplastiche nell’acqua»

CHIASSO«Ogni volta che avvitiamo e svitiamo il tappo, finiscono microplastiche nell’acqua»

19.02.24 - 11:16
Un viaggio nel mondo dell’acqua potabile con il direttore del Centro di competenze sull’acqua Giordano Vassalli
Deposit/Davide Giordano tio/20minuti
«Ogni volta che avvitiamo e svitiamo il tappo, finiscono microplastiche nell’acqua»
Un viaggio nel mondo dell’acqua potabile con il direttore del Centro di competenze sull’acqua Giordano Vassalli

CHIASSO - «Dal semplice pentolino con residui di calcare, a inquinamenti delle falde i cui casi finiscono in procura, gli interventi sono dei più diversi», sono queste le parole dell'ingegnere Giordano Vassalli, direttore del Centro di competenze sull’acqua (CCA). Il laboratorio di analisi di Chiasso, aperto lo scorso 1° gennaio, fornisce un supporto a enti pubblici, aziende, consorzi, professionisti del ramo idraulico oltre che a utenze domestiche per verificare la qualità dell’acqua con la quale entriamo in contatto.

Direttore Vassalli, come avviene un’analisi della potabilità dell’acqua?
«Analizziamo i componenti di questa derrata alimentare. Alcuni parametri vengono chiamati sentinella, perché, se presenti o se variano il loro stato, ci fanno capire che qualcosa non va. Ad esempio che sussiste la possibilità che sia stata contaminata da virus o sostanze chimiche. Seguiamo dei valori standard stabiliti dal Dipartimento federale dell’interno».

Quali sono gli elementi inquinanti più comuni?
«L’Escherichia coli e gli enterococchi, come indicatori di contaminazioni fecali, e la legionella. In particolare quest’ultima dal 2000 è in costante crescita. Si diffonde se nel boiler o nel percorso da questo al punto d’uso non si rispettano i 60 rispettivamente 55 gradi minimi, oppure nei ristagni. Se inalata può portare a gravi polmoniti che richiedono l’ospedalizzazione. In alcuni casi si arriva al decesso. Io consiglio sempre di far scorrere l’acqua quando si apre un rubinetto che non è costantemente in funzione».

Come svolgete queste analisi di acqua calda?
«Attraverso l’analisi dei campioni in laboratorio, ma anche con un monitoraggio online. Le grandi aziende usufruiscono di apparecchi con sensori che ci inviano costantemente i dati. Questi strumenti sono facilmente usabili in loco, non serve una grande preparazione. Siamo in contatto con laboratori di tutta Europa per rimanere al passo con i tempi in fatto di nuove tecnologie».

Come si procede quando si trovano situazioni anomale?
«Collaboriamo con le aziende nel riportare l’acqua in condizioni ottimali e cerchiamo di evitare il ripetersi delle condizioni critiche, ad esempio con l’uso di appositi filtri. Spesso interveniamo a monte per scongiurare situazioni negative. La sensibilità è aumentata e si è capito che prevenire è meglio che curare».

Che cambiamento ha notato?
«Ho l’impressione che i giovani siano molto sensibili al tema dell’ecologia. Molte più persone oggi fanno attenzione a cosa viene gettato nei lavandini o nei tombini. Ricordiamo che a valle c’è sempre un fiume, anche quando prima c’è un depuratore. Anche se ottimi, i depuratori non sono la soluzione a ogni male, in più possono essere danneggiati a loro volta».

Qualche esempio pratico?
«I problemi sono causati dalle nostre esigenze, come le vernici più resistenti per le nostre case. Per questo, però, spesso rilasciano elementi inquinanti. Possiamo scegliere prodotti più ecocompatibili. La consapevolezza aiuta, se pensiamo che in passato le microplastiche erano anche nelle paste dei dentifrici...».

Le microplastiche sono un tema sempre attuale.
«Grazie alle nuove tecnologie a disposizione le conosciamo, analizziamo e trattiamo sempre meglio. Un esempio: è stato scoperto che ogni volta che avvitiamo e svitiamo il tappo delle bottigliette di acqua finiscono microplastiche nella bevanda contenuta. Beviamo acqua del rubinetto, è ottima!». 

Come stanno le nostre fonti di acqua potabile?
«Siamo molto fortunati in Ticino, così come in Svizzera. Fiumi, laghi e falde sono in salute e inoltre severamente controllati. Anche quando un’acqua greggia è contaminata da sostanze estranee, non bisogna allarmarsi perché c’è un ottimo sistema di potabilizzazione. Ogni comune ha il suo fornitore di acqua potabile, ma sono nati e stanno aumentando consorzi che aiutano nello scambio di competenze e risorse, aumentando la qualità del sistema». 

In quale fase interviene il laboratorio cantonale?
«Loro sono un ente superiore che a campione verifica la qualità dell’acqua presso alberghi, produttori di acqua potabile, piscine e così via. Questi attori del territorio si rivolgono a noi per essere sicuri di presentare una situazione virtuosa in caso di un controllo».

Come influiscono le condizioni climatiche?  
«Ovviamente quando c’è scarsità di precipitazioni il sistema va in sofferenza e aumentano i ristagni dovuti al minor riciclo. Allo stesso tempo con le bombe d’acqua si verificano casi di frane che intorbidiscono le acque e quindi aumentano i batteri. Ma anche in questo caso il sistema è pronto. Noi siamo attivi 24 ore su 24 in caso di bisogno».

Vi è capitato di dover intervenire tempestivamente?
«Sì, abbiamo ricevuto un allarme dall’acquedotto di un comune in piena notte. Abbiamo bloccato il sistema e l’acqua è stata erogata da una fonte alternativa. L’intervento deve essere immediato altrimenti si arriva a dover avvisare la popolazione, perché l’acqua non si può ritirare come un prodotto difettoso».

Nelle foto e nel video anche la collega Claudia Bagutti.

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