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ti.mammeSvezzare fa rima con libertà o con tabella?

17.04.23 - 07:30
Passare dall’allattamento all’alimentazione completa non è solo un processo lungo e faticoso
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Svezzare fa rima con libertà o con tabella?
Passare dall’allattamento all’alimentazione completa non è solo un processo lungo e faticoso

Svezzamento tradizionale o autosvezzamento? Ovvero: introduzione graduale degli alimenti contro autonomia e libertà. Quando arriva il momento – generalmente intorno ai sei mesi di età – di integrare l’alimentazione a base di latte con nuovi cibi, lo scenario sul quale si affacciano le genitrici prevede due strade: quella dell’alimentazione su richiesta, con degustazione a scelta dei cibi da grandi da parte dei pargoli, e quella più tradizionale senza troppe rigide tabelle, ma con un piano alimentare adatto ai bisogni del piccolo. Sembra facile, si potrebbe dire, e invece no, perché ci sono caratteristiche diverse da non sottovalutare in entrambe le opzioni. Proviamo a capire meglio di che cosa si tratta. 

L’alimentazione complementare a richiesta si spiega da sola nel nome: si tratta, in pratica, di un percorso complementare all’allattamento che perdura almeno sino all’anno di età, in cui il pargolo siede a tavola con mamma e papà e assaggia tutto ciò che c’è e che lo ingolosisce. Ovviamente bisognerà essere pronti alle manine paffute che atterrano sui piatti arraffando bocconi – opportunamente sminuzzati affinché il piccolo non rischi il soffocamento – da manipolare o da mettere in bocca. Questa è l’ipotesi migliore perché il boccone potrebbe essere schiacciato sul tavolo o sui vestiti o meglio ancora sulla propria testolina o buttato a terra per vedere se il cane lo gradisce o annusato sospettosamente prima di deciderne la fine. E se la giornata di mamma e papà non è nata storta, tutto questo potrebbe essere anche divertente. Autonomia e semplicità sono i punti di forza dell’autosvezzamento: il bambino sceglie di mangiare, di farlo in base ai propri gusti e nella quantità desiderata. 

Al grido autarchico di «libertà!»… Ah no! Affrancato dalla schiavitù delle pappe, il pargolo esplora gli alimenti di casa consumati dai più grandi ed ecco la grande impasse: se avete qualche cattiva abitudine alimentare è il momento di correggerla. La regola diventa: sì ai cibi sani e nutrienti, no a junk food. Le materie prime dovranno essere di qualità e varie, cotte e crude, ma anche tagliate in modo da assecondare la capacità del bambino di assumerle. Con lo svezzamento tradizionale si ha la possibilità di percorrere una strada ben definita sapendo cosa introdurre e in che momento: quindi un alimento per volta da riproporre almeno un paio di giorni di seguito prima di introdurne un altro. Il passaggio dal latte agli altri alimenti deve essere graduale anche nel cambiamento delle consistenze, passando per il semiliquido, cremoso e semisolido prima di arrivare alla coscetta di pollo. 

La calma sarà la virtù necessaria anche ai meno forti perché gli schizzi pappa arriveranno al soffitto e i rifiuti dovranno essere rispettati, ma l’obiettivo sarà raggiunto. Alimentazione a richiesta o svezzamento sono due opzioni a disposizione dei genitori che scelgono quale adottare esclusivamente in base alle proprie idee, all’istinto e al buon senso. Qualunque sia la strada scelta, però, bisognerà tenere a mente alcuni principi:

Sì al latte almeno sino ai 12 mesi e quello vaccino solo dopo questa età;
Giuste dosi di proteine e grassi prediligendo latte, carne, pesce e olio di oliva;
Niente sale e zucchero e il miele meglio dopo l’anno di età.

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