Nelle stazioni invernali più grandi il borsino propone le giornaliere più care nel weekend. In Ticino Airolo l'ha introdotto, ma con un'altra filosofia: «Si paga meno che in passato».
LUGANO - I “prezzi dinamici” fanno scivolare le famiglie fuori dalle piste da sci… È la critica ricorrente dei genitori. Tutte le piste? Con un po’ di sci-ovinismo, rispondiamo no. Di sicuro questa pratica invernale è tutta in discesa, tranne per i costi. Sciare resta uno sport costoso, nonostante l’impegno dei gestori degli impianti che propongono ogni anno nuove formule. La tariffa finale è spesso un lambiccato di variabili (età, orario, meteo,...).
Dynamic price - La tendenza nelle maggiori stazioni è però quella del “dynamic pricing” con giornaliere dal prezzo fluttuante, determinato dalla domanda e dall’offerta (in base a vari criteri come la stagione, la data di prenotazione, il giorno della settimana,...). Un meccanismo che piace, anche se su quest’ultimo parametro le perplessità non mancano: «Il weekend sta diventando sempre più fuori portata per genitori e figli. Le giornaliere fluttuanti sono molto meno care nei giorni in cui i piccoli sono a scuola» è la lamentela di mamma e papà.
Il borsino dei prezzi - Nelle maggiori stazioni di sci svizzere la giornaliera dinamica propone infatti sbalzi non da poco. Prendiamo il comprensorio dello Ski Arena (Andermatt, Sedrun): un adulto per sciare domani, sabato 23 febbraio, pagherebbe 84 franchi contro i 42 per uno skipass prenotato per, ad esempio, martedì 2 aprile. A Splügen, un’altra località frequentata dai ticinesi, la giornaliera piena costa 51 franchi, ma sconti del 50% sono previsti in settimana per gli aficionados. Oppure a dipendenza del meteo.
La scelta di Airolo - In Ticino la sola a proporre il “borsino” della giornaliera è la stazione sciistica di Airolo, dove sciare domani costerebbe 44 franchi e tra un mese, ad esempio lunedì 25 marzo, 28 franchi (il prezzo attualmente più basso). Fluttuazioni dunque, ma non della metà come altrove. Non è la sola differenza: «Operiamo in una fascia di clientela diversa rispetto alle big - spiega Mauro Pini, direttore della Valbianca Sa -. Rispetto a loro noi abbiamo messo un limite al prezzo verso l’alto. Limite di 52 franchi, che finora non abbiamo mai raggiunto». I picchi di 44 franchi ad Airolo si hanno nei weekend: «Ma anche così ci posizioniamo sotto i 47 franchi che si pagavano quando il prezzo era fisso. Con questo sistema sciare qui costa meno degli anni scorsi».
Filosofie diverse - Alla base del “dynamic pricing” ci possono essere obiettivi diversi: nelle stazioni più grandi il fine è quello di alzare il prezzo per diminuire la presenza di sciatori nei giorni più gettonati. E chi paga di più ha meno intralci in pista (bambini compresi). Eccezione, i mercoledì a 10 franchi lanciati da Andermatt : quando si assiste all’invasione con punte di 6-7mila persone (ma anche problemi di code e parcheggi). «Noi invece, prenotando con anticipo abbiamo voluto offrire prezzi più bassi rispetto al passato. E il posteggio è gratuito» dice il direttore di Airolo. E per le famiglie? «Se il dynamic price può avere un piccolo gap per le famiglie, va sottolineato che esiste la Leventina Card. Per 400 franchi una famiglia beneficia di una stagionale nelle cinque stazioni».
Prezzi visti da fuori - «Il prezzo più alto nei weekend può essere un problema per le famiglie. Soprattutto per chi pratica lo sci saltuariamente, altrimenti ci sono valide offerte stagionali» dice Patrick Bignasca, responsabile di Gioventù e Sport. «La soluzione ottimale - aggiunge - sarebbe stata, se fosse andata in porto, l’abbonamento “Inverno in tasca”. Speriamo in positivi sviluppi per la prossima stagione. La pratica dello sci è diminuita negli ultimi anni, da qui il nostro impegno e della Federazione. Non dimentichiamo infine gli sci club che riescono ancora a far sciare bambini di famiglie con pochi mezzi». Qualche perplessità sui prezzi fluttuanti arriva anche dall’Associazione dei consumatrici e consumatori: «Ma è una tendenza che in altri paesi troviamo anche per i biglietti dei treni più cari negli orari di punta - dice Laura Regazzoni Meli, segretaria dell’Acsi -. Non riceviamo grandi proteste, ma forse è perché la gente va meno a sciare. Lo sci è in calo perché costa troppo, dall’attrezzatura alle piste».