Cerca e trova immobili

LOCARNOVedere un film al cinema? «Come un concerto, un viaggio»

03.08.23 - 06:30
Abbiamo indagato sul rapporto di Davide Van De Sfroos, che si esibirà sabato alla Rotonda by La Mobiliare, con la Settima Arte
FABRIZIO CESTARI
Vedere un film al cinema? «Come un concerto, un viaggio»
Abbiamo indagato sul rapporto di Davide Van De Sfroos, che si esibirà sabato alla Rotonda by La Mobiliare, con la Settima Arte

LOCARNO - Il 5 agosto Davide Van De Sfroos sarà protagonista sul palco della Rotonda by La Mobiliare, il principale degli eventi collaterali del Locarno Film Festival. Abbiamo colto l'occasione per fare due chiacchiere con l'amatissimo cantautore laghée sul suo rapporto con il cinema.

Immagino che, come quasi tutti, tu abbia una passione per il cinema...
«Una passione possente, che ho fin da bambino e che faccio fatica perfino a rimandare nel tempo. Nel viaggio di chi scrive storie, racconti, canzoni o poesie non si può fare a meno dell'immagine e della visione. Sia quella interiore, sciamanica (quella che produce, attraverso il sogno, i ricordi) e quella che qualcun altro ha avuto e che con la magia della pellicola viene condivisa con le altre persone».

Il cinema come sogno condiviso, quindi?
«Quante volte sarà capitato a tutti di chiederci: non esiste una macchina in grado di registrare i sogni? Il cinema è la cosa più vicina a questo tipo di apparecchio: rubi la luce, prendi le persone e gli fai essere qualcun altro, pur di riuscire a mostrare allo spettatore la tua visione. Io stesso adopero altri strumenti - la musica, il linguaggio - per raccontarti le mie di visioni, così come le ho avute o mi sono state trasmesse».

Vai ancora in sala oppure ora preferisci i dvd o lo streaming?
«Posso dire di aver dato una bella botta alle mie finanze nel periodo delle Vhs e dei Dvd. Sono stato un collezionista seriale e guardavo e riguardavo, in modo anche maniacale, alcuni film come "Qualcuno volò sul nido del cuculo" o "Taxi Driver". Oggi la Rete dà indubbiamente una grossa mano. Ma quando esce il film che proprio vuoi vedere c'è solo una cosa da fare: andare a chiudersi nella magia della sala. Lì entri davvero nel film: è come un concerto, un viaggio».

È una questione di come si gode, si "vive" il film...
«È la stessa cosa per la musica e il vinile. Ti è piaciuta una canzone e Spotify va benissimo. Ma la cosa veramente interessante è quando senti il bisogno di prendere un mezzo, comprare il supporto fisico al negozio, tornare a casa e metterlo "sull'altare", farlo girare e provare quella sensazione di conquista. Ecco, andare in sala vuol dire: "Io sono venuto da te"».

È stata anche fonte d'ispirazione: nel tuo canzoniere c'è un grosso omaggio alla Settima Arte che è "Cinema Ambra".
«È la canzone sul cinema che avevamo a Lenno. Anche se i film arrivavano un mese dopo, è stata veramente la fabbrica delle emozioni - dove tutto è gigantesco, le paure le risate e le esaltazioni sono enormi. Nella canzone il protagonista, che è messo male in arnese, non ha problemi perché se ha in tasca i soldi per il cinema vivrà qualcosa di possente. Quello che io ho vissuto nel Cinema Ambra l'ho raccontato, è il mio Amarcord cinematografico. Ricordo ancora le emozioni viscerali ne "Il postino suona sempre due volte": benché non sia un film porno, il trasporto erotico di alcune scene - per un ragazzino di 15-16 anni - è stato devastante. In senso buono (ride, ndr)».

E poi "El carnevaal de Schignan" è stato incluso nella colonna sonora di un campione d'incassi come "Benvenuti al Nord".
«È stata una bella sorpresona. Per uno che ama il cinema sentire la propria musica dentro una pellicola è una grande soddisfazione. E allo stesso tempo è un momento strano: mentre guardi il film ti dimentichi di essere te stesso, ti lasci andare. Quando poi salta fuori il tuo brano ti risvegli e non puoi non emozionarti. La prima volta che ho guardato "Benvenuti al Nord" non sapevo assolutamente in che scena fosse. Poi è arrivata la "botta" musicale... È stata un'esperienza indubbiamente potente».

Riuscirai a ritagliarti del tempo per andare a vedere un film a Locarno?
«Guarderò come sono gli orari e le situazioni. Sono già con concerti in serie, ma non è detto che non riesca a trovare un momento».

C'è un genere che prediligi?
«Mi piacciono i grandi capolavori, i film epici, i western della frontiera (che ricordano situazioni a casa nostra), i film on the road, quelli psicologici o che hanno il coraggio di raccontare il disagio mentale. Però c'è un genere che ricerco sempre con molta attenzione: è il gothic. Non il terrore splatter, mi piace il mistero, il cupo... Titoli come "La casa dalle finestre che ridono", altri ambientati nella Louisiana misteriosa... È un po' una mania che ogni tanto vado a soddisfare. Sai, il lago di Como è capace di essere molto gothic e sono appassionato dalla sana paura di casa mia...».

Hai mai pensato di scrivere e/o dirigere un film?
«Ho il figlio maggiore, Pietro, che studia da videomaker a Milano e sta facendo qualcosa che io forse avrei voluto fare, ma che non mi sognavo di poter fare. Mi ha già "usato" per i suoi esami - e ho lasciato fare a lui. Sicuramente l'avere intorno una persona che ha fame d'immagini e si deve sperimentare risolve un sacco di problemi tecnici e logistici. Ed è un grande stimolo. Forse è la volta che mi tolgo tutti gli sfizi per le cose che da solo non avrei potuto fare».

Di cosa si tratterebbe?
«Cose private, elucubrazioni... Magari potrebbe essere una sorta di almanacco di situazioni, che poi andrebbero perdute. Avremmo quindi la possibilità di filmarle nel momento in cui le si ricorda».

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
COMMENTI
 
NOTIZIE PIÙ LETTE