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AgendaCHIASSO: Seconda serata del Jazz Festival "Molti oggetti strani galleggiano per il mondo"

16.02.01 - 10:27
Il poeta Ed Sanders entusiasma la platea con la sua lirica, mentre il sax di Seamus Blake invita alla meditazione.
Ed Sanders
CHIASSO: Seconda serata del Jazz Festival "Molti oggetti strani galleggiano per il mondo"
Il poeta Ed Sanders entusiasma la platea con la sua lirica, mentre il sax di Seamus Blake invita alla meditazione.
Grandi sorprese al magazzino no.6. Scorrendo il programma della serata di giovedì del Jazz Festival di Chiasso, ci si aspettava di assistere ad una noiosa performance poetica, seguita però da una trascinante esibizione jazzistica.

Sorpresa no.1. Ed Sanders, ultimo reduce della gloriosa dinastia dei poeti beat, è salito sul palco ed ha infiammato gli animi con versi ora intensi, ora scanzonati e musicali. Ognuna delle sue poesie è stata introdotta da una lettura della traduzione italiana (complimenti alla lettrice e traduttrice), mentre il reading vero e proprio è stato accompagnato di volta in volta dalle note di una composizione di Satie, da una curiosa batteria elettronica e da un dulcimer (che egli stesso pizzicava come un antico menestrello). Sanders ha "interpretato" le proprie poesie in maniera magistrale e coinvolgente: da evocazioni liriche dedicate alla rosa (su musica di Satie) è passato alla disquisizione filosofica sulla questione della celebrità (intonando qui un vero e proprio salmo rock), per poi evocare atmosfere mediterranee sul suo dulcimer declamando in greco antico un poema di Saffo.

Grande partecipazione del pubblico per i versi dedicati alla Nuova America, in cui Sanders si augura che tutti possano godere di lunghe e riposanti vacanze ("Just like you do in Switzerland"), oppure alla visionaria ode ai "Rebel cafés", in cui traccia la storia dei caffè in cui gli spiriti ribelli hanno scritto le pagine gloriose dell'esperienza artistica e filosofica umana. Sanders ha concluso la sua performance con un poema molto intenso dedicato all' amico e mentore, Allen Ginsberg, dal titolo "Allen has fallen". Il pubblico ha risposto alla sua lettura con grande affetto ed intensità: è raro essere entusiasmati da una lettura di poesia e la simpatica presenza scenica di Sanders ha saputo trasformare quello che poteva essere un momento piuttosto noioso in un evento davvero particolare.

Sorpresa no.2. Sulla carta, l'esibizione di Seamus Blake e del suo quartetto (composto da Kevin Hays al pianoforte, Ed Howard al contrabbasso, e Victor Lewis alla batteria) lasciava presagire un concerto pieno di brio ed energia musicale. Blake, come dimostrano le sue ultime incisioni, è un esponente della nuova generazione di jazzisti aperti alla sperimentazione e ai colori forti (vedi l'inusuale abitudine di filtrare elettronicamente le sonorità del suo tenore). In realtà il suo concerto si è dimostrato di una limpidezza sonora e di una omogeneità ritmica veramente particolari. I termini sono volutamente ambigui, e rispecchiano la diversità dei pareri espressi, dopo l'esibizione, dai presenti: chi ha lodato la liricità e perfezione dell'esecuzione (il sax di Blake richiamava a tratti il suono cristallino di Garbarek), chi si è lamentato dell'eccessiva freddezza e dell'intellettualismo della proposta musicale (parafrasando il titolo di una precedente edizione del festival di Chiasso potremmo intitolare l'esibizione di Blake con "Who shot the swing?".). Tra le composizioni presentate dal quartetto, molte dello stesso Blake, possiamo segnalare una quantomeno curiosa trasposizione jazz di una sonata di Robert Schumann: esperimento ardito e inusuale, ma francamente un po' kitsch.

A chiudere la prima serata le note acide e trascinanti del DJ Minus 8, che ha riscaldato e spinto alla danza le numerose persone all'interno della struttura squallido-affascinante ricavata nel vecchio magazzino ferroviario. E in quelle note lo swing è risorto.

A stasera, con Keruoac letto da Paolo Belli, con Lee Konitz e Philip Catherine e con un lungo after-hour acid-jazz.

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