Cerca e trova immobili

BELLINZONAPiazza Blues 05: i protagonisti alla lente

27.05.05 - 13:31
Piazza Blues 05: i protagonisti alla lente
BRENDA WHITE & MORBLUS BAND (USA/IT)

Originaria dell’Arkansas, Brenda White  inizia, giovanissima, lasua carriera musicale nel circuito gospel. Poi si sposta in varielocalità degli USA sperimentando vari generi musicali, fino adapprodare in Georgia, dove incontra il padrino del soul, James Brown,che  la invita ad entrare nella sua band. Per quanto l'esperienzacon James Brown abbia segnato profondamente il suo stile, Brenda hacontinuato ad allargare i propri orizzonti musicali ed il propriorepertorio, che come lei ama definire, è ormai "vasto come un piano ad88 tasti". Brenda ha una potente voce da contralto, in grado ditrasmettere emozioni uniche, specialmente quando interpreta la musicadei vecchi maestri del blues tuttavia, ha mostrato il suo talento anchecome compositrice. Per la prima volta nelle nostre regioni, BrendaWhite sarà accompagnata dalla Morblus Band, considerata la piùtravolgente ed esplosiva blues funky band dello scenario europeo.Guidata dall'eclettico Roberto Morbioli, la Morblus è un'autentica liveband dall'impatto scenico prorompente, la cui incontenibile caricaadrenalinica viene scaricata sul pubblico con estrema generosità.

Brenda White: voce

Roberto Morbioli: chitarra e voce

Daniele Scala: tastiere

Lele Zamperini: batteria

Paolo Legramandi: basso.

EUGENIO FINARDI  “ANIMA BLUES PROJECT” (IT)

Anima Blues è, in ordine di tempo, il più recente progetto artisticodel noto cantautore milanese, sviluppato assieme al chitarrista MassimoMartellotta, al maggior virtuoso italiano dell’hammond Pippo Guarnera eal batterista Vince Vallicelli.  È un viaggio nella storia masoprattutto nei territori meno esplorati del blues nato dalla sinceritàe dalla passione che da sempre caratterizzano la carriera di uno degliesponenti più genuini del pop-rock italiano che proprio in ambito bluesiniziò, giovanissimo, la sua avventura musicale in una band chiamata“Il Pacco”. Durante queste sue esibizioni Finardi alterna composizionioriginali a classici della musica nera nuovendosi nell’ambito di unrock blues classico, senza la pretesa di dover riscoprire chissà qualeradice o quale suono sconosciuto ma tirando fuori tutto se stesso, lesue straordinarie esperienze artistiche e di vita e, soprattutto la suaanima da sempre votata alla musica nera.

   

Eugenio Finardi, chitarra e voce

Massimo Martellotta, chitarra

Vince Vallicelli, batteria

Pippo Guarnera , hammond

BACKSTAGE BLUES BAND (CH)

Sin dalla sua fondazione Piazza Blues si è distinta non solo qualestruttura organizzativa di concerti, ma anche quale occasione diincontro per musicisti ticinesi appassionati di blues. Che, oltre acollaborare per l’allestimento della rassegna, quando se ne presental’occasione, mostrano le loro capacità artistiche. Da qui la nascitadella “Backstage Blues Band” composta da collaboratoridell’Associazione cui il Comitato ha affidato, dallo scorso anno, ilcompito di aprire ufficialmente la tre-giorni in Piazza Governo. Unimpreso che i componenti del gruppo hanno preso molto sul serio,mettendo insieme le loro esperienze ed il loro talento e trasformandoquella che originariamente era una semplice operazione conviviale, inun progetto artistico di ampio spessore. Quest’anno la “Backstage BluesBand” si presenta a Piazza Blues con un organico ulteriormenteallargato, comprendente la sezione fiati di un altro apprezzato combolocale - la “Swing Factory” - e la potente vocalist Mary Birch, cosìdarendere ancora più colorito e vibrante il suo sound.

 

Marcel  Aeby: chitarra e voce

Mario  Andreoletti:  organe e piano

Cristiano Arcioni: organo

J.C. Harpo: armonica e voce

Kiko Berta: basso

Stefano Lanzetti: batteria

Special guests

Swing Factory Horns Section (Francesco  Formenti, tromba;Marco  Nevano e Nigel  Casey, sax)  e Mary Birch, voce.

PAUL  LAMB & THE KING SNAKES (GB)

La formazioni capitanata dall’armonicista e cantante Paul Lamb èconsiderata ormai da anni la miglior blues band britannica, forte diuna più che decennale esperienza “on the road” e dell’indiscussaperizia tecnica dei suoi componenti. A cominciare dallo stesso Lamb, apiù riprese nominato “intrumentalist of the year” in patria grazie adun personalissimo stile nel quale ha sintetizzato gli insegnamenti deigrandi maestri dello strumento riunento l’energia del blues di Chicago,la vivacità del movimento californiano e quel tocco di “brit” che nonguasta mai. “Un gruppo che suona il blues così come Marlon Brandocavalcava la sua Triumph – ha scritto l’autorevole Melody Maker – connonchalance, sicurezza e aggressività... insomma una sanguigna emeravigliosa band...”

Paul  Lamb: armonica e voce

Chad  Strenz: voce e chitarra 

Raul de Pedro Marineiro : chitarra

Rod Demick: basso

Sonny Below : batteria

SONNY RHODES (USA)

“Un'autentica leggenda dalla Baia di Oakland, California, fino allaCosta della Florida”. Così Sonni Rhodes viene presentato dal suoagente. D'altro canto non ci si può aspettare imparzialità da chilavora per lui. Ma ascoltare “Texas Fender Bender”, il suo ultimo Cddal vivo, fa deporre apertamente per il suo agente e per i trentasetteininterrotti anni di concerti di Sonni Rhodes in giro per gli StatiUniti e per l'Europa. Ha attraversato gli anni d'oro del blues texano:ha suonato con Freddy King e Albert Collins e ha imparato i fraseggichitarristici ascoltando in gioventù T-Bone Walker allo sfinimento. Nonè un caso che canzoni come “Texas Fender Bender” e “Sonni RhodesShuffle” suonino così piene e pulite. Così saltellanti come è nellamigliore tradizione texana. Il fatto che, poi, Sonni Rhodes inanellinel pallottoliere che tiene il conto dell'età ben sessantacinquepalline, non fa che indurre a ritenere che il blues sia, oltre ad unostraordinario genere musicale, anche una specie di fluido d'eternagiovinezza.

Sonny  Rhodes: voce e chitarra

Brian Templeton: voce e armonica

Randall C. Dubis: chitarra

David Lee Boyett: basso

Anthony Mitchell: batteria

MOJO SWAMP (CH)

Alle origini del blues. Potrebbe essere questo lo slogan che accompagnada sempre i “Mojo Swamp”, quartetto basilese che sembra uscito da unafantastica macchina del tempo, trasportato alla nostra epocadirettamente dall’area del Mississippi  del del primo Novecento,laddove il blues prendeva vita e dove, con l’ausilio di pochi strumentima tanto feeling, si apprestava diventare l’autentico simbolo artisticodella popolazione di colore. Ed è proprio a quel repertorio che i “MojoSwamp” attingono, riproponendolo con una strumentazione acustica ecercando di ricreare nell’ascoltatore le immagini di quella terra, lesensazioni, le angosce, le speranze che la permeavano e che hannopermesso a questa musica di crescere e svilupparsi. Grandi classici maanche canzoni diventicate e riproposte con intenti quasi filologicicompongono il loro repertorio che negli anni hanno proposto in oltre1000 concerti che ne hanno fatto la più acclamata e apprezzataformazione elvetica di blues tradizionale.

Harprise  Gröflin: voce e armonica

Magor Szilagyi: chitarra

Toni Saraceno: contrabbbasso

Ben O'Bond: batteria e percussioni

BIG BILL MORGANFIELD (USA)

Quando uscì “Rising Son” nel 1999 molte riviste lo inserirono nellamanciata dei migliori cd blues dell'anno. Per Big Bill Morganfield fuun doppio successo perchè essere il figlio di Muddy Waters  nonera da considerarsi un'agevolazione. Niente affatto. Tutti i criticiascoltarono quel cd con  doppia attenzione visti i nobili natali.E Big Bill passò l'esame a pieni voti. Ora a Chicago nessuno loconsidera più “il figlio di Muddy Waters” ma, semplicemente, Big BillMorganfield. Uno con il quale si condivide il palco molto volentieri edi cui si parla tanto bene in giro. I due anfitrioni di Chicago, MagicSlim e Willie Kent, lo apprezzano e rispettano per le sue doti dicantante, chitarrista e giocatore di biliardo. Insomma, un perfettoprosecutore lungo la strada del Chicago Blues. Il padre da un capo deltragitto, il figlio dall'altro capo. Roba di famiglia.

Big Bill Morganfield: chitarra e voce

Brian Bisesi: chitarra

Ted Walters: basso

Kenny Smith: batteria.

JOHN LEE HOOKER JR (USA)

Essere il figlio di John Lee Hooker è una bella gatta da pelare.Bisogna avere coraggio a calcare il palco portando lo stesso nome delpadre. Magari Big Bill Morganfield può passare inosservato. Magari nonsi sa che Muddy Waters faceva di nome vero Mc Kinley Morganfield. Maper John Lee Hooker Jr. non c'è neanche il tempo di rifletterci su :“Ehi! Ma è il figlio di John Lee Hooker” e la frittata è fatta. Primadi tirare giudizi affrettati, però, è meglio ascoltare. “Blues With AVengeance”, il cd che introduce al figlio di un padre così celebre,mette subito in risalto la volontà di staccarsi da quello che è ilfamily style. Siamo dalle parti di un blues sofisticato, macchiatoabbondantemente di funky e jazz persino nelle riproposizioni di“Dimples” e “Boom Boom”, segno inequivocabile di un  figlio chevuole prendere le debite distanze dal mood musicale paterno. Aldilà deifin troppo ovvi confronti, potrebbe accadere che John Lee Hooker Jr. siriveli una delle sorprese più liete di questa edizione di Piazza Blues.Ci si conta.

John  Lee Hooker, Jr.: voce

Jeff Horan: chitarra e voce

William Griffin: tastiere e voce

Craig Robinson: basso e voce

John Handy: batteria.

LITTLE MILTON (USA)

Little Milton ha già calcato il palco di Piazza Blues nel 1999, manessuno può parlare di “ripetizione”. Bisogna parlare di nuovo“evento”. È infatti uno dei grandi esponenti dell'incrocio tra il bluesed il soul avvenuto da qualche parte nel Sud degli Stati Unitid'America ai tempi di Eisenhower. “Little” Milton Campbell, cresciutonegli anni '40 in una piantagione vicino a Inverness, Mississippi, hatirato fuori canzoni dal cilindro che prima o poi Quentin Tarantinouserà nelle soundtrack dei suoi films. Cosettine come “We're Gonna MakeIt”, “Grits And Groceries” e “If Walls Could Talk”, incise tutte sottol'egida della Chess Records. Canzoni che andavano per la maggiore neijuke box dei quartieri neri alla fine degli anni '60, in piena “BlackRenaissance” e che, ancora oggi, non hanno perduto un briciolo del lorosmalto iniziale. Little Milton è uno di quei musicisti che hannoproiettato la musica nera su un'altra dimensione: al passo con i tempie con il frastuono della città, senza perdere, però, la sincerità checontraddistingueva le sue prime incisioni per la Sun Records. La suavoce e la sua chitarra sono ancora pronte a divertire col funky-soul ead incantare col blues. Da quarant'anni è così. Giù il cappello.

Little  Milton: chitarra e voce

Paul Gomez: chitarra

Ron Brown: tastiere

Rena Beavers: basso

Steve Roybal: batteria

SOUL JAM (CH)

Possiamo considerlarli i... Commitments svizzeri: uno straordinario edeffervescente gruppo di 12 elementi, con un’energica sezione fiati edun poker di voci femminili che spazia con vivacità tra il funk, il soule l’R&B rileggendo le più importanti pagine della musica black, daWilson Picket ads Aretha Franklin, da Otis Redding a James Brown con ununico intento: divertire ed infiammare il pubblico  grazie anchead una presenza scenica di sicuro impatto.

Patrick  Baumann: batteria

Stefan Aebi: basso

Hitsch Welsch: chitarra

Simon Klopfenstein: chitarra

Anna Kvist: voce

Anneke Bakker: voce

Rita Blattmann: voce

Cornelia Bösch: voce

Iwan Birrer: tromba

Patrick Mettler: sax

George Klee: sax

Jörg  Sandmeier: sax

PINETOP  PERKINS & THE STEADY ROLLIN' BOB MARGOLIN BLUES BAND (USA)

La cute delle mani di un pianista nato a Belzoni, Mississippi, nel 1913è inevitabilmente macchiata dalle piccole tracce scure della vecchiaia.Il 7 luglio Joe Willie Perkins, in arte “Pinetop” Perkins, compirà 92anni e ci si aspetterebbe che, oltre alle macchie, anche i movimentidelle dita che picchiano sui tasti bianchi e neri risultasseroostacolati. La tracce  “Big Fat Mama” e “Pinetop's New BoogieWoogie”, dal suo ultimo cd “Ladies Man” invece lasciano perplessi. Sonoclassici pezzi da juke joint suonati come si suonava nei localimalfamati negli anni '40, lo stile che tanto affascina il Ray Charlesbambino in “Ray” di Taylor Hackford, con la stessa voglia didivertimento e, quindi, con la stessa velocità ed euforia. “PiazzaBlues” ospiterà Pinetop Perkins sabato 25 giugno, collocandolo nellastessa serata che proporrà Dr. John Mc Rebennack, costituendo così unaspecie di traite d'union tra gli stili pianistici più importanti dellastoria della musica moderna, una specie di revue di “New Orleans Style”e “Chicago & Delta Style”.

“Pinetop” Perkins è l'ultimo vessillifero di quest'ultima scuola cheparte dal gigantesco Clarence “Pinetop” Smith, un pianista degli anni'20 al quale Joe Willie Perkins ruba il nomignolo, e passa da OtisSpann, che “Pinetop” Perkins sostituirà nella Muddy Waters Band apartire dal 1969. Lavorando in questo ambito rimarrà per oltre diecianni l'indiscusso titolare del “trono del piano blues”. La parte piùimportante della sua carriera si svolge, appunto, sotto l'egida dellaband di Muddy Waters, ma lo scioglimento della compagine avvenuto acausa del peggioramento delle condizioni fisiche del leader noncompromette affatto il proseguimento del cursus honorum del pianista.Al contrario, tutte le incisioni che effettua come leader di unapropria band, gli riservano grosse soddisfazioni che passanodall'assegnazione di diversi “W.C. Handy Awards” sia come migliorpianista, che come miglior interprete. Anche Piazza Blues omaggeràquesto gigante della musica nera attribuendogli il “Premio allaCarriera 2005”.

Pinetop  Perkins: piano e voce

Bob  Margolin: chitarra e voce

Mookie  Brill: basso e voce

Willie "Big  Eyes" Smith: batteria e voce

TOM PRINCIPATO

È lunga la strada per diventare un guitar-hero. Ed è pure impervia.Disseminata qua e là dagli scheletri di quelli che non ce l'hanno fattaa diventarlo. Troppo vicini a Jimy Hendrix per essere originali e, almassimo, possibili titolari di una tribute band. Per diventareguitar-hero bisogna darci sotto: ascoltare tutti i maestri e poitrovare una via propria. Ma non basta lo studio, bisogna battere lastrada accompagnando piccole band di culto come Billy Price & TheKeystone Rhythm Band o grandi del blues come Big Mama Thorton. Bisognapoi contribuire a fondare una band, magari i Powerhouse, e farecentinaia di concerti all'anno nell'area compresa tra Washington D.C.,Boston e New York.  Poi è necessario fare il salto: mettere ilproprio nome davanti, una sezione ritmica dietro ed inaugurare il tuttocon un disco dal vivo, “Blazing Telecaster”, magari con lacollaborazione di un importante nume tutelare come Danny Gatton. A quelpunto si diventa guitar-hero a tutti gli effetti se fioccano iriconoscimenti di “Guitar Club” e c'è un sacco di gente che aspettal'uscita del nuovo cd. L'ultimo è del 2003 e si chiama “House On Fire”.Sulla copertina è stampato in bianco il nome dell'autore: TomPrincipato. Un guitar-hero.

Tom  Principato: chitarra e voce

John  Perry: basso e voce

Joe Wells: batteria

DR. JOHN

La sua carriera sembra un romanzo, fatto di cambi di direzione e colpidi testa. Talmente romanzo che uno dei più grandi scrittori americani,James Ellroy, ha preso a prestito la figura di Doctor John e l’hainserita di striscio in “Because The Night”, un giallo del 1984. Allafine degli anni ’50 è l’unico bianco in mezzo ad una marea di musicistineri che popolano New Orleans. È pianista e cantante al fianco dipersonalità di fortissimo impatto come Professor Longhair, Huey “Piano”Smith e Allen Toussaint. Ciò nonostante non teme alcun confronto es’impone come figura di riferimento nello sviluppo di quel generemusicale a se’ stante che è il “New Orleans Sound”. Scrive canzoni come“I Walk On Gilded Sprinter”, ripresa all’inizio degli anni ’90 da PaulWeller, e “Iko Iko” che, per il mood particolare, raggiungono lastatura di classici della musica di New Orleans e incide 33 giri digrande spessore come “Gumbo” ed autentici capolavori come “Gris-Gris”che fanno capire quanto Doctor John sia affondato nella musica e nellaway of life della città. Per molto tempo i suoi shows ripercorrono lemovenze delle confraternite che animano il leggendario MardiGras.  Ma la sua vita, cosiccome la sua musica, è moltodispendiosa. Richiede additivi. Alla fine degli anni '80 è necessariauna svolta. Doctor John riflette e la sua musica riflette con lui. Esce“In A Sentimental Mood” e ricarica le pile. Oggi, nel 2005, la suamusica è reperibile su una compilation Parlophone: “Dr. John: The BestOf The Parlophone Years” ed è di nuovo festa a Bourbon Street. DoctorJohn e' una leggenda della musica afro-americana. È bianco solo per unoscherzetto della sorte bisbetica.

Dr. John: piano,organo e voce

John Fohl: chitarra e voce

David Barard :basso e voce

Herman Ernest: batteria e voce

ORACLE KING BAND

Catfish, il più importante deejay blues italiano ha inserito “No PlaceTo Go”, il secondo cd di Oracle King, nella lista dei migliori dieci cdblues dell'anno. Americani compresi. Un altro giornalista specializzatoha parafrasato la famosa frase di John Landau su Bruce Springsteen,trasformandola in un entusiasmante: “Ho visto il futuro del blues inItalia e si chiama Oracle King”. Un altro ha scritto che “Oracle King èl'equivalente nel blues dei Blink 182”. Critiche positive di questotenore non potevano passare inosservate agli organizzatori di PiazzaBlues. La rock'n'blues revue di Oracle fa a Bellinzona la prima fermatadi un mini-tour che si protrarrà per tutto luglio e che toccherà ilTrasimeno Blues Festival, il Torrita Blues Festival e Rootsway on theRiver. Un mese intero a portare in giro il blues del Po e, non avendoimmediatamente disponibile nelle vicinanze di Bellinzona ilMississippi, non c'è nulla che possa sostituirlo meglio del più grandefiume italiano. E Oracle King, come sentenzia un altro grande espertodi blues italiano, Ernesto De Pascale, è il Re del Blues Golenale. IlRe della Bassa. Da non perdere.

Oracle King: chitarra e voce

Paul Boss: chitarra e voce

Giampaolo Zago: tastiere

Martin Iotti: basso

Oscar Abelli: batteria

THE FIELDMEN OF BLUES

Sono veneti, ma suonano parecchio in Ticino. In caso di trasferimentoOltre Brogeda hanno già scelto come residenza Ascona. Ai Fieldmen OfBlues piace quella veduta del Lago Maggiore, perchè li distoglie dalblues che portano in giro dal 1991 nei palchi del Nord Italia a fare daopening-act a Nine Below Zero, Groundhogs, Mick Taylor, Michael ColemanBackbreakers. Il cantante dice che “il blues è una brutta bestia daportare sulla schiena, ma, non so perchè, si è affezionato a noi. Èsempre qui a rompere... Magari incontrasse qualcun'altro....”. Valli acapire 'stì veneti.

Massimo Malvone: batteria

Alessandro Lorenzoni: basso

Luca Morosin: chitarra

Diego Bergamin: chitarra

Marco Ballestracci: voce e armonica

MAX DEGA

Da ragazzo la sua grande passione era la pallacanestro che l’ha portatoa calcare con ottimo rendimento anche i campi della serie A. Ma sempreaffiancata alla chitarra che, quando ha deciso di appendere lescarpette al chiodo, è diventata la sua unica e fedele compagna che hacoccolato, girato e rigirato, percosso, arrivando a conoscerla neiminimi dettagli e tanto da riuscire a sfuttarne al massimo lepotenzialità.Innamorato del blues ma anche del southern rock,  MaxDega, oltre ad essersi distinto per un’instancabile attività live, èstato a capo anche di ardite e geniali esperienze come quella degliOkahumkee, per alcune stagioni tra le avanguardie musicali della nostraregione.A lui  e alla sua chitarra quest’anno il Comitato diPiazza Blues ha affidato il compito di fare da trait-d’union tra levarie esibizioni che si susseguiranno in Piazza Governo, tra classicidel blues e di quel rock che ha nella musica nera le sue profonderadici.

Max Dega: chitarra e voce

 
Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE