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AgendaMUSICA: Tutto pronto per il "Lagomaggiorejazz Festival"

13.07.02 - 18:29
Dal 19 al 28 luglio otto serate all'insegna della musica afroamericana e con artisti di calibro internazionale.
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MUSICA: Tutto pronto per il "Lagomaggiorejazz Festival"
Dal 19 al 28 luglio otto serate all'insegna della musica afroamericana e con artisti di calibro internazionale.

Il jazz ritorna sulle rive del Lago Maggiore con la sesta edizione del Lagomaggiorejazz Festival. Un appuntamento, quello sulle sponde del

Verbano, da non perdere per tutti gli amanti del Jazz, che in passato hanno potuto apprezzare  artisti dalla carriera leggendaria, come (Michel Petrucciani e Al Jarreau, Ray Charles e B.B.King, Tito Puente e Chick Corea, Dee Dee Bridgewater, Miriam Makeba.

I nastri di partenza verranno tagliati a Verbania venerdì 19 luglio, quando la gioiosa macchina musicale si metterà in moto e sul lungolago di Pallanza il celebre sassofonista Wayne Shorter darà il via alla kermesse.  Anche quest'anno la rassegna, curata dal Distretto Turistico dei Laghi, in collaborazione con la Regione Piemonte, offrirà gratuitamente i suoi concerti. Il secondo appuntamento, quello di sabato 20 luglio,  sarà sempre a Pallanza con il McCoy Tyner Group. La troupe di LagoMaggiorejazz si trasferisce quindi ad Arona per la serata di domenica 21 luglio, dove si esibiranno i Yellowjackets. A Baveno, sul caratteristico lungolago di Feriolo, il primo concerto pomeridiano, mercoledì 24 luglio con i Doctor 3 (Danilo Rea, Enzo Pietropaoli e Fabrizio Sferra) e ad Orta San Giulio il secondo appuntamento non serale (ore 17,30), il giorno successivo, 25 luglio, con Antonio Onorato Quartet.

Di spicco la serata ad Arona, Punta del Lido, venerdì 26 luglio, dove si esibirà il Michel Camilo Trio, con Orazio Hernandez, percussionista della band di Carlos Santana. Il 27 luglio il Festival si sposta a Domodossola, nella ristrutturata piazza  Mercato, con il concerto di Enrico Rava, sicuramente il più prestigioso jazzista italiano. Serata finale domenica 28 luglio con due concerti: ad Arona quello pubblico, all'aperto, con il Brad Mehldau Trio, mentre a Belgirate si esibirà Karin Schmidt nella raffinata cornice della Villa Dal Pozzo d'Annone.

GLI ARTSITI

WAYNE SHORTER

Wayne Shorter nasce a Newark (New Yersey) nel 1933. Attualmente si esibisce come solista con il suo gruppo dopo il lungo sodalizio con Joe Zawinul nei Weather Report. Dopo Coltrane nessuno come Shorter ha sviluppato il discorso sassofonico ad alti livelli fin dalla seconda metà degli anni '60, quando Wayne contribuì in maniera determinante al nuovo corso di Miles Davis.In quarant'anni passati nel mondo del jazz, Shorter ha scritto molti classici, tra i quali "Children of the night", "One by one", "Footprints", "Speak no evil", "Nefertiti", "Infant Eyes". Molte delle sue composizioni sono nate mentre lavorava con Art Blakey o con Davis, le collaborazioni che tuttora considera le vette della sua carriera: una carriera che conta anche l'assegnazione di tre premi Grammy e dozzine di vittorie nei referendum specializzati di riviste di tutto il mondo. Nella sua autobiografia Miles Davis così parla di Shorter, quello che chiama "catalizzatore musicale intellettuale" del suo quintetto completato da Herbie Hancock, Ron Carter e Tony Williams: "..Wayne è sempre stato uno che faceva esperimenti con le forme invece che senza le forme .. Aveva una specie di curiosità sul fatto di lavorare con delle regole musicali. Se non funzionavano le rompeva, ma in senso musicale: aveva capito che la libertà, in musica, è l'abilità di conoscere le regole al punto di sottometterle alla sua volontà, al tuo gusto".

ALFRED MCCOY TYNER
 
Alfred McCoy Tyner è nato l'11 dicembre del 1938 a Filadelfia, città che ha dato i natali o in cui sono cresciuti molti illustri jazzisti, come Benny Golson, Phily Joe Jones, i fratelli Heath, Lee Morgan. A quindici anni era già un musicista professionista e suonava in gruppi di rhythm 'n' blues. Fondamentale in questo periodo, come detto, fu l'incontro con John Coltrane, foriero della futura collaborazione. Nel settembre del '60 prende il via la grande avventura: McCoy Tyner entra a far parte del quartetto di Coltrane, assieme al contrabbassista Steve Davis e al batterista Billy Higgins. L'ingresso nel gruppo aprirà grandi orizzonti al giovane pianista di Filadelfia, che sarà ben più di una spalla del sassofonista, inserendosi come ingranaggio imprescindibile di un meccanismo musicale di eccezionale livello. Con John Coltrane, McCoy Tyner vive una vera e propria epopea, tanto grande fu questa esperienza che generalmente la critica tende ad ignorare tutte quella parte della sua produzione incisa al di fuori del quartetto. Eppure le sue opere degli anni Settanta sono considerate i suoi vertici artistici. La vera grande novità di quel periodo è la dimensione assunta dal ruolo del pianoforte, diventato il protagonista assoluto, lo strumento capace di scatenare il rituale collettivo che con forza centrifuga investe di schegge sonore l'intero gruppo, condizionando il sound e assumendo un ruolo centrale di impressionante forza.  Dagli anni Ottanta, Tyner è entrato in una fase che potremmo definire "classica": raggiunta una intensità oltre la quale non era possibile andare, il pianista di Filadelfia si è ricomposto e ha assunto, da quasi vent'anni, il ruolo di leggenda vivente del pianoforte jazz.


THE YELLOWJACKETS

Il gruppo The Yellowjackets nasce nel 1977 quando Robben Ford riunisce un gruppo di esperti musicisti di fila per registrare il suo album "The inside story". I tre artisti, il tastierista Russel Ferrante, il bassista Jimmy Haslip ed il batterista Ricky Lawson, scoprono presto un'affinità musicale che conduce alla formazione di The Yellow Jackets, nome deciso perché faceva pensare a qualcosa di vivace e pieno di energia. Negli anni il contributo di Robben Ford diminuisce fino a ridursi ad alcune prestazioni come ospite.
Il loro primo album "Yellowjackets" è accolto con entusiasmo da pubblico e critica. Nel 1984 per la loro apparizione al Playboy Jazz Festival si uniscono al percussionista Paulinho Da Costa ed al sassofonista Marc Russo. Il loro album "Four corners" saluta l'arrivo del versatile batterista William Kennedy e questa nuova formazione porta la band ad esplorare nuovi spazi contribuendo alla loro maturazione musicale: pur non abbandonando l'elemento elettronico, iniziano ad esplorare i suoni acustici. Marc Russo sarà sostituito da Bob Mintzer, sassofonista e compositore ed i loro nuovi album "Like a river" e "Run for your life" riflettono un interesse sempre più crescente per il jazz acustico. The Yellow Jackets, oggi, paiono forse un po' diversi dal gruppo nato quindici anni fa, ad un primo ascolto ma il talento dei singoli componenti è indubbio, sia che suonino fusion o jazz acustico.

DOCTOR 3

Vincitore per due anni consecutivi del Top Jazz indetto ogni anno dalla rivista "Musica Jazz", nel 1998 per il "Disco dell'Anno" e nel 1999 per il "Gruppo dell'Anno", il Doctor 3 ha ampiamente meritato i riconoscimenti per le musiche, particolarmente caratterizzate dall'originalità, ma anche, come dimostra il loro cd "The song remain the same", per il sapiente utilizzo di materiali sonori provenienti dalle più disparate origini, come, ad esempio, lo "Stelle di Stelle" di Baglioni, il leggendario "L'uomo in frac" di Modugno, il "Buzzy" di Parker o "I will" di Lennon-McCartney. In una rassegna come Lagomaggiorejazz Festival la presenza dei tre amici del Doctor 3 (Fabrizio Sferra, Danilo Rea, Ezio Pietropaoli) rappresenta una fresca ventata musicale che sa dimostrare come (e quanto) il jazz fatto da italiani spesso abbia ben poco da invidiare a quello dei musicisti d'oltralpe o d'oltreoceano.


ANTONIO ONORATO

Chitarrista e compositore napoletano. Ha cominciato a suonare la chitarra all'età di 6 anni, studiando successivamente armonia con il maestro Tosa del Conservatorio San Pietro a Majella e chitarra jazz con Eddie Palermo. Ha frequentato anche numerosi workshop tenuti in Italia da chitarristi di fama mondiale come Jim Hall, John Scofield, Mick Goodrick. Dal 1987 propone con il suo quartetto una musica altamente mediterranea che si affaccia verso nuovi orizzonti senza dimenticare mai le tradizioni (la lezione melodica napoletana fusa al linguaggio tipicamente afro-americano) e le continue sperimentazioni di nuove forme musicali e di nuovi suoni, concentrate di recente nello studio della Guitar Synth Yamaha con controllo a fiato. Dal vivo lo accompagnano  Diego Imparato  (contrabbasso),  Mario De Paola  (batteria) e  Francesco Villani  (piano e tastiere).


MICHEL CAMILO

Pianista dalla tecnica strumentale ineccepibile o assieme compositore dalla fervida vena che offre alle sue creazioni i colorati afrori dei ritmi caraibici uniti alle armonice jazzistiche, Camilo (48enne da Santo Domingo) è l'autore del celeberrimo "Why not!" che divenne, appena lanciata, una hit di Paquito D'Rivera, facendo vincere all'autore il suo primo Grammy, grazie alla versione registrata dai Manhattan Transfer.

Due anni dopo, nel 1985, Camilo debutta alla newyorkese Carnegie Hall con il suo trio - formazione che da allora fu e rimane l'ideale sua dimensione musicale - e l'anno successivo iniziano i suoi viaggi in tutto il mondo e, in particolare, nei festival jazzistici europei come leader acclamato da tutte le platee.

ENRICO RAVA

L'apparizione ossolana di Enrico Rava rappresenta, per la rassegna, una perla di ricchissimo valore musicale che non solo il nome di Rava rende così significativa. Il trombettista triestino, quasi sessantenne, che però si è fatto le ossa a Torino, è oggi la figura più prestigiosa per il jazz italiana e la sua fama mondiale, che gli ha fatto attribuire di recente importanti riconoscimenti in Francia e Danimarca, una realtà della quale il mondo del jazz italiano è debitore e riconoscente. A Domodossola, Rava si presenta con un quartetto per lui inedito anche se formato da vecchi amici come Rosario Bonaccorso al contrabbasso e U.T. Gandhi alla batteria, mentre al piano siede l'ultima "scoperta" di Rava: Stefano Bollani.


BRAD MEHLDAU

Brad Mehldau, americano, fa parte di quella generazione emergente di jazzisti che, pur seguendo la strada del mainstream jazz, non amano particolarmente i ritmi frenetici del bebop. Mehldau è artista introspettivo, romantico, seguace della grande tradizione pianistica di maestri come Bill Evans e Keith Jarrett. La sua tecnica straordinaria, le sue citazioni filosofiche e le magnifiche interpretazioni di brani pop dei Radiohead, Nick Drake e dei Beatles gli hanno valso un'enorme popolarità e un largo consenso sia di critica sia di pubblico.
Il successo internazionale arriva finalmente nel 1994, quando il sassofonista Joshua Redman lo inserisce nel suo quartetto per il bellissimo "Moodswing" e lo porta in giro per il mondo per oltre un anno e mezzo. Contemporaneamente, Mehldau inizia anche a suonare con Larry Granadier e Jorge Rossy, che diventeranno in seguito suoi compagni fissi. Dal '97, Brad Mehldau passa di successo in successo, soprattutto con gli album "The art of the trio", "Live at the villane vanguard" e infine col recente "Placet".Oltre alla notevole produzione discografica, va anche ricordata la sua continua attività dal vivo: i suoi concerti in giro per il mondo, seguiti da tantissimi fans, lo hanno reso uno dei jazzisti più popolari ed amati dell'ultima generazione.


KARIN SCHMIDT
Karin Schmidt, giovane e bella cantante tedesca, dal timbro sopranile incantevole, vive a Milano. La distingue una rara capacità di passare con disinvoltura dalla lirica all'operetta, al musical, a Kurt Weill e agli standard americani, passando inevitabilmente attraverso Marlene Dietrich e Hildegarde Knef. Karin Schmidt canta con disinvoltura, grazia e spontaneità. Ha una voce duttile di notevole estensione, perfettamente controllata, e si avvale di un'affascinante presenza scenica. Sa impegnarsi in voli lirici e in toni dolci da mezzosoprano, e appare singolarmente adatta all'interpretazione di partiture classiche e moderne, dalla grande musica europea alla civiltà musicale americana. Non resta che invitare il lettore a frequentare i suoi concerti e ad ascoltare i suoi Cd, specialmente Extraordinary Weill con Antonio Ballista al pianoforte e Weill on Broadway per il quale Karin ha voluto con sé il pianista David Gazarov; ancora con Gazarov ci sarà un prossimo Cd dedicato a Marlene Dietrich, figura molto amata e studiata da Karin. La si può ammirare talvolta in televisione in un noto programma di Paolo Limiti.

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