Moneta virtuale accusata di finanziare il terrorismo, ma gli esperti negano: troppo tracciabile e troppo volatile
PARIGI - Denaro dei terroristi, moneta che ha finanziato gli attentati di Parigi. All’indomani della strage in Francia e oltre, tanto si è scritto e letto sui bitcoin: denigrati a valuta di malaffare, illegalità, morte. Così anonimi, trasferibili da un luogo all’altro senza che nessuno ci metta la faccia – e il nome. Eppure, a dar fede agli esperti, la verità sta all’estremo opposto: utilizzati in maniera sistematica, rappresenterebbero la fine dell’Isis. Garantisce dalla Germania Mark Langheinrich, docente di scienze informatiche e professore straordinario all’Usi.
Professore, davvero i bitcoin hanno ucciso 129 persone?
Non credo proprio. Diciamo che non sono la moneta ottimale per i terroristi. Sono la cosa più tracciabile che esista. È vero, mancano nomi e indirizzi, ma attraverso le e-mail si può ricreare il network delle transazioni. Inoltre, sono troppo volatili.
Che cosa usano, dunque?
Cash. Non a caso, la metà dei dollari in circolazione nel mondo si trovano fuori dagli Usa. Per questo si parla tanto di abolizione dei contanti.
I ministri hanno però chiesto all’Ue di intensificare i controlli sulla moneta virtuale. Perché?
Non capisco. Non escludo che i terroristi abbiano fatto un paio di transazioni. Ma non possono avere usato i bitcoin su larga scala.
Vuol dire che il bitcoin sarebbe la rovina dell’Isis?
Esatto. Tutto il mondo potrebbe guardare l’Isis. Non saprebbe “chi è", ma saprebbe “dov’è".
Bitcoin: buono o cattivo?
Buono. Ha ottime potenzialità.
Perché è così poco usato allora?
Come tutto ciò che tutela la privacy, è ancora un problema. Riguarda la sfera della libertà individuale. Ma non è colpa del bitcoin se viene usato male, così come non è colpa della pistola se uccide.
Servono più tutele o leggi?
No. È già abbastanza controllabile così.