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NORVEGIA"Mr trilione": «Gli americani lavorano di più», «se fallisci in Europa sei morto»

25.04.24 - 18:38
Un'esclusiva intervista del Financial Times al "re" della finanza norvegese e mondiale, Nicolai Tangen.
Imago
Fonte Financial Times / Observer
"Mr trilione": «Gli americani lavorano di più», «se fallisci in Europa sei morto»
Un'esclusiva intervista del Financial Times al "re" della finanza norvegese e mondiale, Nicolai Tangen.

OSLO - "Norvegese da 1.6 trilioni di dollari", filantropo (tra i firmatari nel 2019 di "Giving Pledge", esortazione ai ricchi a donare) e collezionista d'arte. Solo poche parole per "inquadrare" al meglio una persona "non comune": Nicolai Tangen, 57 anni.

"Uomo da trilioni di dollari" - Dal 2020 è CEO di Norges Bank Investment Management (NBIM), filiale separata di Norges Bank: gestisce il più grande fondo finanziario pubblico al mondo, il Government Pension Fund of Norway, noto anche come "Oljefondet", fondo petrolifero che investe il surplus di entrate del settore "oil" norvegese, da qui deriva per Mr Nicolai il soprannome di "uomo da trilioni di dollari".

Stile informale e passione per l'arte - Nato e cresciuto a Kristiansand, città situata a sud della Norvegia che guarda verso la Danimarca, Tangen ha ereditato la passione per l'arte nordica dalla madre, storica del settore, che lo ha poi portato a mettere insieme la "Collezione Tange": 5 mila opere di oltre 300 artisti (dato Observer). Mentre, il fiuto per gli affari e la finanza il 57enne lo ha preso dal padre, business man. Insomma, qui risiede la straordinarietà di un personaggio non comune: un carattere d’acciaio, celato sotto un outfit, definito - da chi lo ha incontrato - in stile "weekend".

Europa vs Stati Uniti - Un uomo tutto d'un pezzo, le cui parole, gioco forza, hanno un valore tutt'altro che irrilevante. Saggezza del lavoratore si potrebbe dire. Ebbene, sentito dal Financial Times, Tangen ha tracciato un netto solco tra Europa e Stati Uniti, sostenendo che all'ombra di Tour Eiffel e Colosseo si lavora meno rispetto che nella Wall Street della Downtown di Manhattan o nella Silicon Valley della San Francisco Bay Area. Letteralmente, «gli americani lavorano di più» secondo il CEO che, da europeo, si dice «preoccupato» per il fatto che gli americani ci stiano superando in fatto di innovazione e tecnologia.

«Europei poco ambiziosi» - Tanto che le partecipazioni statunitensi nel fondo petrolifero, negli ultimi dieci anni, sono aumentate, contrariamente a quanto avvenuto invece per quelle del vecchio continente. Ma non è finita. Perché come europei «non siamo molto ambiziosi» - aggiunge - e, sebbene ci sia preoccupazione per un possibile cambio alla Casa Bianca, con l'arrivo di Trump, la realtà non cambia: «Investiamo in America, in aziende per lungo tempo e resteremo investiti».

Un dettaglio «interessante» - Un accenno poi all'aspetto della maggiore dinamicità "a stelle strisce", specie nella flessibilità all'interno del mercato del lavoro, che si contrappone ai cavilli burocratici europei, troppe volte freno a mano per le imprese. E un esempio, in questo senso, lo regala nuovamente Tangen: «In America c'è molta intelligenza artificiale e nessuna regolamentazione, mentre in Europa» vale il contrario; dettaglio definito come «interessante».

Ipotesi fallimento? - Tanto che - nell'intervista - il manager accenna alle lamentele degli amministratori delegati americani, "frenati" e indispettiti delle rigide normative europee, che complicano le opportunità di business. Con una costatazione finale, per chi vuole fare impresa: «Se fallisci in America avrai un'altra opportunità», mentre «in Europa sei morto».

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