Il Nuovo quartiere Cornaredo mette a rischio la sede del centro artistico. Il direttore e fondatore Mirko D'Urso: «Sarà difficile trovare uno spazio alternativo»
LUGANO - Giù le mani dal Movimento artistico ticinese! O meglio, “Don’t touch the MAT”, come scrive su Facebook il direttore e fondatore Mirko D’Urso. Sì, perché la struttura di Pregassona, che dal 2009 è sede del centro di formazione artistica, ha gli anni contati. Il piano regolatore del Nuovo quartiere Cornaredo (NQC) prevede infatti che, al più tardi nel 2020, l’area in questione - situata lungo il fiume Cassarate, in zona Ruggì - sia trasformata in un parco fluviale con pista ciclabile.
Una scuola in crescita - «Purtroppo i tempi non sono lunghi» afferma D’Urso, che ha dato vita al MAT nell’agosto del 2008. Un movimento che in poco meno di un decennio è diventato uno dei più grandi centri artistici privati a livello nazionale. Attualmente nella sede di Pregassona vengono infatti organizzati 63 corsi, frequentati da 550 allievi. E sono 36 gli insegnanti professionisti attivi. «Dovremo trovare un’alternativa - continua - ma è chiaro che con questi numeri e la quantità di sale ora a nostra disposizione (recentemente richieste anche da LuganoInScena, ndr), sarà decisamente molto molto difficile».
Gli investimenti - Per D’Urso non è comunque detta l’ultima parola, anche perché nel corso di questi anni nello stabile di Pregassona sono stati investiti circa 200’000 franchi per ristrutturazioni e adeguamenti. Gli ultimi, da 25’000 franchi, risalgono addirittura agli scorsi mesi. «Siamo sempre stati consci del fatto che eravamo a rischio, ma avevamo ricevuto rassicurazioni ufficiose sulla data d’inizio dei lavori per il NQC: fino allo scorso anno si parlava ancora di un periodo di otto-dieci anni».
«Un centro da valorizzare» - E gli investimenti sono comunque stati effettuati con la speranza che l’evoluzione del centro artistico spingesse il Comune a cambiare i propri piani. «Siamo convinti che a livello sociale, culturale, economico e aggregativo, forse per la Città sarebbe meglio valorizzare il nostro centro anziché raderlo al suolo» afferma ancora D’Urso.
In cerca di un dialogo - Il fondatore del MAT e la sua squadra sono dunque in cerca di un dialogo con le autorità cittadine per assicurare un futuro alla scuola. E se non ci fosse davvero nulla da fare, D’Urso chiede che il Comune di Lugano e il Cantone possano perlomeno attivarsi per aiutare il MAT a trovare uno spazio adeguato. «Oppure ci auguriamo che ci siano fondazioni o privati cittadini pronti ad aiutarci» conclude.