Hanspeter Gschwend: «Le Officine si potrebbero spostare a Bodio»
BELLINZONA - «Con quell'opuscolo si vuole trovare un dialogo con le personalità ticinesi, affinché anche questo cantone possa approfittare delle opportunità offerte da Alptransit». È quanto assicura Hanspeter Gschwend, autore del racconto contenuto nella pubblicazione “Visioni e apparizioni in Ticino” che le FFS hanno fatto circolare negli scorsi giorni. Una pubblicazione che non ha però mancato di suscitare polemiche, in primis dal parte del deputato Mps Matteo Pronzini. E l'altro ieri anche il gruppo parlamentare PPD-GG si è soffermato su «passaggi maldestri» presenti nel testo. «Il granconsigliere ha decontestualizzato determinati brani per mettere in rilievo le azioni dell’Unia contro le FFS» sottolinea dunque Gschwend, che da venticinque anni vive in Mesolcina e si identifica con il destino della nostra regione.
Officine FFS: da chiudere o ripensare? - Pronzini ritiene che il testo voglia «fare “maturare” tra i ticinesi l’idea che le Officine FFS di Bellinzona debbano essere liquidate». Non così l’autore, che ci parla di spostamento o trasformazione. «Nel racconto si suggerisce di utilizzare meglio il terreno attualmente occupato dalla struttura». Questo non corrisponde, tuttavia, a una chiusura. «Secondo me le Officine potrebbero essere spostate a Bodio, dove c’è lo spazio disponibile» sottolinea infatti Gschwend, che aggiunge: «Bisogna essere realisti e capire che a lungo termine con il continuo sviluppo tecnologico non è scontato che le Officine nella loro forma attuale possano rispondere alle esigenze delle FFS».
Le opere ticinesi - In alcuni brani del racconto, i ticinesi vengono inoltre descritti come privi di spirito d’iniziativa e con una «mentalità di questuanti». È effettivamente così? «Soltanto parzialmente - ci dice allora Gschwend - ma non lo pensano gli svizzero tedeschi, bensì anche certi ticinesi con cui ho parlato». L’autore sottolinea quindi che nel testo si dice di più. E ci legge le parole di uno dei personaggi, Giuseppe Molo (sindaco di Bellinzona a fine Ottocento): «Noi siamo i padroni di noi stessi, così come tutti gli altri Cantoni lo sono, e al contempo siamo un forte partner il quale, com’ogni altro su questa Terra, dipende a sua volta da altri forti partner». Nel racconto sono dunque citate numerose opere che hanno visto la luce proprio grazie ai ticinesi: dalla «Scuola per tutti» di Stefano Franscini al centro culturale LAC, passando dagli Istituti di cardiologia, di ricerca oncologica e di biotecnologie, e dall’università. Soltanto per citarne alcuni. E oggi? «Vi sono state, e vi sono tuttora - si legge sempre nel testo - sufficienti forti personalità nel Canton Ticino che hanno realizzato e realizzano grandi cose».
Dialogo con i deputati - Le opportunità e la ricerca di un dialogo non sono comunque alla base soltanto del testo di Gschwend, ma anche di un incontro che avrà luogo martedì 8 novembre alla stazione di Bellinzona. Un incontro in cui il CEO FFS Andrea Meyer incontrerà i deputati ticinesi. E per l’occasione sarà anche presentata una lettura scenica del racconto. «Questo incontro è la prova che si cerca un dialogo» conclude Gschwend.