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Swiss Protein AssociationLa lobby delle alternative alla carne si organizza

07.05.24 - 11:00
Fonte: messa a disposizione SPA
«Entro il 2030, la popolazione svizzera arriverà a dieci milioni di persone», spiega Karola Krell, direttrice della Swiss Protein Association. «Dobbiamo decidere cosa mangeremo.»
«Entro il 2030, la popolazione svizzera arriverà a dieci milioni di persone», spiega Karola Krell, direttrice della Swiss Protein Association. «Dobbiamo decidere cosa mangeremo.»
La lobby delle alternative alla carne si organizza
Sempre più persone in Svizzera decidono consapevolmente di eliminare i prodotti animali dalla propria dieta. La Swiss Protein Association, di cui fanno parte anche Migros e Planted, punterà in futuro sulle alternative alla carne e ai latticini.

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Questi sondaggi non hanno, ovviamente, un valore statistico. Si tratta di rilevazioni aperte a tutti, non basate su un campione elaborato scientificamente. Hanno quindi l'unico scopo di permettere ai lettori di esprimere la propria opinione sui temi di attualità.

Autor: Sebastian Sele

IN BREVE:

    • Gli esperti sono sempre più unanimi: perché la svolta climatica abbia successo occorre ridurre il nostro consumo di carne.
    • «Vogliamo far sì che sia normale potersi gustare l’arrosto della domenica puntando invece su alimenti di origine vegetale per il resto della settimana», spiega Karola Krell. La giurista è direttrice della Swiss Protein Association (SPA), l’associazione di categoria per le alternative alla carne e ai latticini.
    • A dare grattacapi sono soprattutto le sovvenzioni: «La SPA non è contro i prodotti animali ma si batte per la parità di trattamento tra la carne, il latte e le loro alternative.»
    • Anche se le alternative alla carne e ai latticini sono ancora un settore di nicchia, sempre più persone in Svizzera rinunciano al consumo di alimenti di origine animale.

Gli esperti sono sempre più unanimi: perché la svolta climatica abbia successo occorre ridurre il nostro consumo di carne. Questo non vale solo per l’estero ma anche per la Svizzera. L’agricoltura locale è responsabile di oltre il 13 per cento delle emissioni di gas serra e più della metà provengono dall’allevamento dei bovini per la produzione di carne e latte.

Gli alimenti di origine animale sono da sempre parte integrante della dieta dei cittadini svizzeri. Le preoccupazioni per l’ambiente e il benessere degli animali hanno però un ruolo sempre più importante: «il 63 per cento della popolazione svizzera rinuncia consapevolmente e più volte al mese agli alimenti di origine animale», spiega il Plant Based Food Report 2023 di Coop. «Questa percentuale è aumentata considerevolmente dal 2012 quando ammontava solo al 40 per cento.»

Uno sviluppo accolto con favore da Karola Krell, giurista e direttrice della Swiss Protein Association (SPA), l’associazione settoriale per le alternative alla carne e ai latticini fondata nel 2021.

Signora Krell, lei è avvocato. Come è arrivata a fondare un’associazione nell’industria alimentare?
Sono specializzata in diritto alimentare e lavoro da 15 anni in questo campo con lo studio Foodlex. Oltre alla Swiss Protein Association guido anche altre cinque associazioni nell’industria alimentare. Ho numerosi contatti con diverse imprese. Alcuni anni fa, alcune imprese del settore delle proteine alternative (Planted, l’industria Migros, il gruppo Kündig, Bell/Hilcona) si sono rivolte a me per chiedere una rappresentanza come quella che già esiste per l’industria della carne e del latte.

Interessante: Migros/Micarna è conosciuta soprattutto per la propria carne. Come mai un produttore di carne dovrebbe allearsi con la concorrenza a base vegetale Planted?
L’associazione pone l’accento sulla collaborazione. Non vediamo la situazione come una concorrenza ma come un‘alleanza: la SPA non è contraria ai prodotti di origine animale ma si impegna per la parità di trattamento tra la carne, il latte e le loro alternative. Ci impegniamo per i prodotti alternativi richiesti dai consumatori, tra cui anche quelli di Migros.

Parlate di alternative alla carne e ai latticini. Cosa si intende di preciso con questo termine?
Distinguiamo quattro tipi di prodotti: quelli a base di piante come la soia o i piselli, i prodotti ricavati da processi di fermentazione, i prodotti a base cellulare e rispettivamente coltivati e i prodotti a base di insetti.

E in cosa consiste il vostro impegno a favore di questi prodotti alternativi?
Per iniziare abbiamo elaborato tre prese di posizione: vogliamo poter informare sulle alternative confrontandole con i prodotti a base di carne e latte (labelling), vogliamo promuovere la svolta verso un’alimentazione sostenibile nell’ambito dell’attuale situazione ambientale (sostenibilità) e vogliamo un trattamento paritario nel sovvenzionamento dei produttori di proteine animali e alternative (innovazione). Al giorno d’oggi in agricoltura manca ancora un sostegno sufficiente. Per i contadini è quindi difficile passare dai bovini ai ceci.

Le prese di posizione ci sono. Come lavorate oggi per attuarle?
Collaboriamo con altre organizzazioni che operano soprattutto nel settore della protezione dell’ambiente e degli animali e cerchiamo di scuotere la consapevolezza del pubblico. Oggigiorno circolano anche critiche sulle proteine alternative che le descrivono come poco salutari e non così vegetali come descritte. In questi casi cerchiamo di chiarire i malintesi: non si possono confrontare le mele con le pere. La nostra categoria di prodotti può essere utilizzata come carne o latticini ma non sono la stessa cosa. Svolgiamo anche attività di lobbying in politica e presso le autorità.

Ha menzionato le attività di lobbying. Ai più ricordano attività losche svolte sottobanco.
Sì, dobbiamo pubblicizzare una nuova gamma di prodotti. Andiamo a Palazzo federale e incontriamo consiglieri nazionali ma lo stesso fanno tutti gli altri settori. Le estese attività di lobbying da parte dei settori della carne e del latte esistono da anni e hanno importanti agganci ad esempio grazie all’Unione svizzera dei contadini. In confronto, noi stiamo ancora muovendo i primi passi ma abbiamo anche noi i nostri contatti con politici che vogliono impegnarsi a favore delle nostre richieste. Ad esempio, l’ex consigliera nazionale Meret Schneider ha portato avanti cinque mozioni insieme a noi.

Cosa volete cambiare concretamente? Quali sono i maggiori ostacoli per le proteine alternative?
Entro il 2030 la popolazione svizzera ammonterà a dieci milioni di persone. Dobbiamo decidere cosa mangeremo. L’ostacolo maggiore è proprio il consumatore: la maggior parte mangia oggi carne e latte. Le alternative ammontano ancora a meno del dieci per cento. Non vogliamo che tutti i consumatori diventino vegetariani o vegani, dobbiamo continuare a sfruttare gli animali per la nostra alimentazione. Vogliamo però che i consumatori puntino maggiormente sulle alternative vegetali e considerino le proteine animali come un’eccezione da gustare con moderazione. Insomma, che sia di nuovo la normalità gustare l’arrosto della domenica puntando invece su alimenti di origine vegetale per il resto della settimana. Per questo abbiamo bisogno di prodotti sostitutivi.

Altri ostacoli?
Il prezzo. La maggior parte dei prodotti sostitutivi è più costosa dei prodotti animali. Il latte d’avena costa di più del latte vaccino. Dipende dalle quantità ma anche dal costo delle materie prime. E questi costi dipendono ancora dalla disponibilità in Svizzera e dalle sovvenzioni. Per le proteine vegetali sono disponibili meno sovvenzioni.

Altro?
Forse la cosa più importante: i prodotti devono piacere.

Sì, se no diventa difficile. Per concludere: quali proteine preferisce personalmente?
Sono una tipica flexitariana che segue una dieta equilibrata. Mangio carne, mangio pesce e mangio anche proteine alternative. Come dico sempre: mangio tutto e non metto nulla sul piedistallo.

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COMMENTI
 

chivas 1 sett fa su tio
Non me ne frega niente

Voilà 1 sett fa su tio
Non ci resta che mangiare polpette a base di insetti e verdura, purché sia coltivata senza fertilizzanti e pesticidi, e senza trattori, che sicuramente inquinano più di qualche scoreggia di una mucca.

Voilà 1 sett fa su tio
La soia è coltivata prevalentemente in monocolture, una modalità che richiede un impiego elevato di pesticidi, che inquinano il terreno e le falde freatiche. La soia coltivata è per l'80% geneticamente modificata e resistente alla grande quantità di pesticidi che le vengono spruzzati. I maggiori produttori di soia sono gli Stati Uniti... è coltivata in monocultura, è responsabile di disposcamenti, dell'impoverimento del terreno e della biodiversità... I finti pesci, la finta carne, ecc... contengono coloranti e sostanze sintetiche.

Spotless 3 gior fa su tio
Risposta a Voilà
Il 75% della soia coltivata va in mangimi per allevamenti. CIoè la maggioranza della soia che tanto è modificata e non sana va data da mangiare agli animali che poi ti mangi ugualmente.

littli 1 sett fa su tio
Viva la carne vera ed il latte vero dall'animale.

Pulcettina 1 sett fa su tio
Risposta a littli
Mangio di tutto, peró evito i prodotti industriali. Non mangio né insetti né carne coltivata in laboratorio ne prodotti costruiti/inventati che vogliono imitare la carne ( non hanno nessun senso). Seguo la dieta mediterranea e mangio le verdure dell’orto o le compro direttamente dai contadini. Nessun latte vegetale sostituisce quello di mucca. Le uova sono sane e sono un prodotto naturale e non costruito in laboratorio. Mangio carne e pesce. Si dovrebbe tornare a coltivare il proprio orto, invece di cementare ogni spazio verde tra le case. E invece di costruire alimenti in laboratorio. Dispendio di energia e non sano per il corpo.

Emib5 1 sett fa su tio
Risposta a Pulcettina
Che bello il mondo alla Mulino Bianco che non tiene conto della realtà di come sono davvero gli animali negli allevamenti ma, soprattutto, non considera l'enorme quantità di risorse (acqua ed energia) necessarie per produrre una bistecca. Sempre divertente anche la contrapposizione tra naturale, quindi buono e sano, e artificiale, quindi per forza pericoloso e non sano, come se la natura non fosse piena di specie pericolose per l'uomo!

Swissabroad 3 gior fa su tio
Risposta a Pulcettina
Ci sono uova e uova. Bisognerebbe comperare quelle BIO o allevamento all'aperto. E non considerare quelle di allevamento a terra o in gabbie. Per saperlo, oltre ad essere di regola scritto sulla confezione, basta vedere il numero che viene impresso sull'uovo, Il primo numero rappresenta queste categorie (0 Bio, 1 all'aperto, 2 a terra, 3 in gabbia). Questo non tutti lo sanno; serve inoltre per capire come le galline vengono trattate

Onorina 1 sett fa su tio
Risposta a Emib5
Non è un questione del mondo rappresentato come il Mulino Bianco ma la questione è di essere realisti. Nella natura, la peggiore specie per l’uomo è proprio l’uomo. Gli animali fanno parte della natura e vanno rispettati ed è giusto l’idea di consumare meno carne o niente del tutto. Non siamo più ai tempi che l’uomo doveva cacciare per nutrirsi, oggi abbiamo tante alternative. Riconosco che gli allevamenti intensivi consumano un enorme quantità di energia e acqua e Io personalmente non sono mai stata per questo tipo di allevamenti. Oggi l’alternativa che ci viene presentata a nome di salvaguardare gli animali e l’ambiente è una presa in giro. La carne creata in laboratorio, se vogliamo essere onesti anche questa carne, secondo un’analisi pubblicata il 10 maggio 2024, sul processo di produzione, rivela che il suo impatto ambientale ha ancora notevoli margini di miglioramento in quanto la sua impronta di carbonio supera ancora quella dell’allevamento tradizionale e la loro sorpresa è stata grande. Tanto per cominciare, la soluzione nutritiva utilizzata per far crescere le cellule muscolari “ha una forte impronta di carbonio a causa della presenza di zucchero, vitamine, aminoacidi, fattori di crescita e persino sale”, (scritto nel settimanale scientifico, California. Per estrarre e poi purificare fino a “grado farmaceutico” i fattori di crescita richiede una grande quantità di energia. Questa qualità è essenziale per evitare qualsiasi rischio di contaminazione da parte di batteri la cui presenza potrebbe rallentare, o addirittura impedire, la crescita delle cellule. In definitiva, ogni chilo di carne artificiale potrebbe avere un’impronta di carbonio da 4 a 25 volte superiore a quella di un chilo di carne bovina, quindi smettiamola di dire che favorisce l’ambiente. Per quanto riguarda gli animali va anche detto che, nella ricerca su medicinali, ogni anno 12 milioni di animali sono utilizzati e martirizzati in Europa a fini sperimentali (uno ogni 3 secondi), poco meno di 900.000 nei laboratori solo in Italia italiani. Scienza e medicina la fanno da padrone: si usano animali nella ricerca di base delle università, nello studio di malattie umane e veterinarie, nelle neuroscienze, nella messa a punto di nuovi farmaci, ma anche a scopo didattico (esercitazioni di anatomia, fisiologia e chirurgia), nel monitoraggio ambientale (per sostanze che devono essere rilasciate nell’ambiente come i pesticidi) e nell’industria bellica (collaudo di nuove armi balistiche, chimiche, nucleari e biologiche), tutto questo secondo Lei non ha un impatto sull’ambiente?? Quindi per favore un po’ di coerenza e di realismo prima di parlare del mondo ‘’Mulino Bianco’’

Emib5 1 sett fa su tio
Risposta a Onorina
È palese che non legga bene i commenti, rispondevo in particolare al commento e alle condizioni inaccettabili degli allevamenti a alla proposta irrealistica di coltivare il proprio orticello, dove, sul balcone di casa? Non mi sono informato esattamente sull'attuale impatto della carne coltivata, ma confido che sia solo questione di tempo e diffusione per avere proteine di qualità con minore impatto, non c'è solo l'impronta del carbonio, ma anche la grande quantità di acqua negli allevamenti. Del resto esistono già alternative alla carne come i derivati da soia e altro. Per quanto riguarda la sperimentazione di nuove sostanze, in buona parte la colpa è anche delle autorità di approvazione che si conducano ancora troppi studi su animali quando esistono molte possibilità di studi in vitro.

Gufo1 1 sett fa su tio
Le attuali generazioni sono propense all'isteria e sulla base di questa psicopatica tendenza, i grandi distributori ci faranno un sacco di soldi. Proprio come con in cosiddetti prodotti Bio, anche quelli alternativi alle proteine animali verranno venduti con margini di guadagno assurdi. Così andrà a finire.

Fra24 1 sett fa su tio
Risposta a Gufo1
Così è già! In più si tagliano fuori i piccoli rivenditori e contadini che vendono direttamente i loro prodotti.

Gufo1 1 sett fa su tio
Da quando si dà retta ai movimenti vegetariani e vegani, fioriscono gli studi di psichiatria e psicologia. Anche i nutrizionisti se la passano bene perché (loro, che tra l'altro sono assolutamente scettici se non chiaramente contrari a riguardo). La verità è che siamo degli illusi: pensare che 200 o 300 milioni di Europei possano influire minimamente sull'impatto climatico dovuto all'allevamento di bestiame, quando là fuori ci sono 1.3 Mia di Cinesi, 1.4 Mia d'Indiani, 280 Mio di Indonesiani e via discorrendo che polli e manzi (forse gli indiani no...) li tengono sotto il letto.

Spotless 3 gior fa su tio
Risposta a Gufo1
Allora noi non facciamo nulla, giusto? Qualcuno dovrà pur cominciare a portare delle alternative. Sempre bello additare gli altri paesi per tenersene fuori, comportamento molto maturo direi.