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Walk-in Closet Svizzera27 sedi, 400 volontari e 30 000 capi di vestiario scambiati ogni anno

02.02.24 - 11:00
In Svizzera ogni anno vengono scartate 100 000 tonnellate di vestiti.
ZVG
Al giorno d’oggi, i cittadini svizzeri comprano il doppio dei vestiti rispetto a quindici anni fa. La maggior parte viene portata solo un paio di volte. L’associazione Walk-in Closet Svizzera cerca di contrastare questa tenden
Al giorno d’oggi, i cittadini svizzeri comprano il doppio dei vestiti rispetto a quindici anni fa. La maggior parte viene portata solo un paio di volte. L’associazione Walk-in Closet Svizzera cerca di contrastare questa tenden
27 sedi, 400 volontari e 30 000 capi di vestiario scambiati ogni anno
In Svizzera ogni anno vengono scartate 100 000 tonnellate di vestiti.
L‘associazione Walk-in Closet Svizzera si impegna con i suoi scambi di vestiti in 27 sedi per contrastare la mentalità usa-e-getta e per un settore della moda più sostenibile: ogni anno organizza lo scambio di 30 000 capi di vesti

In breve:

    • Il consumo annuo pro capite di abiti e scarpe in Svizzera ammonta a 20 chili ed è tra i più elevati al mondo. Nel nostro Paese vengono scartate oltre 100 000 tonnellate di vestiti ogni anno.
    • I tessili inquinano pesantemente l’ambiente in molti modi. L’industria tessile genera più CO2 della somma del traffico navale e aereo.
    • Walk-in Closet Svizzera organizza punti di scambio in 27 sedi dove ogni anno vengono barattati circa 30 000 capi di vestiario.
    • Lo scambio di vestiti usati non è però la soluzione. L’industria tessile deve essere rivoluzionata alla radice.

La Svizzera in molti settori può vantarsi di essere un esempio di virtù. Per quanto riguarda il consumo di vestiti non è invece assolutamente così. Nel confronto internazionale, solo i cittadini del Lussemburgo spendono di più pro capite per vestiti e scarpe degli svizzeri e solo circa il 6 per cento dei tessili acquistati sono prodotti in modo sostenibile. Ogni anno, gli svizzeri acquistano circa 20 chili di tessili (quindici anni fa erano la metà) e al contempo, vengono scartate in totale oltre 100 000 tonnellate di vestiti ogni anno. Solo la metà viene donata in beneficenza, rivenduta o riciclata. L’altra metà finisce nell’inceneritore.

L‘organizzazione Fashion Revolution Svizzera non vede un futuro per l’odierna industria tessile usa-e-getta: «Il sistema odierno della moda non funziona più. Fashion Revolution ritiene che l’intera industria della moda necessiti di un cambio radicale di paradigma. Questo avviene tramite nuovi modelli di business e grazie a molteplici soluzioni alternative.»

Proprio queste soluzioni alternative sono l’obiettivo di Walk-in Closet Svizzera. Da ben dodici anni questa associazione no-profit organizza punti di scambio in 27 sedi differenti e permette così il baratto di 30 000 capi di vestiario ogni anno. Sonja Krummenacher fa parte del team di coordinamento di Walk-in Closet Svizzera:

Sonja Krummenacher, qual è la ricetta del successo di Walk-in Closet Svizzera?
Nel caso dei nostri punti di scambio, si tratta sicuramente della nostra grande community ma soprattutto dei nostri oltre 400 volontari. I responsabili delle varie sedi attuano idee interessanti come sfilate di moda o programmi musicali. Lo scambio di vestiti diventa quindi un’esperienza unica che attira persone di qualsiasi età e ceto sociale.

Ma i vestiti di seconda mano non possono risolvere da soli i problemi dell’industria tessile, giusto?
I vestiti di seconda mano non possono salvare il mondo da soli. Ecco perché occorrono grandi cambiamenti a livello strutturale. Quando oggigiorno le grandi catene di Fast-Fashion si mettono a vendere abiti di seconda mano per aumentare il giro d’affari, non serve a molto. Si tratta di proteggere le risorse, non di incrementare il consumo. Per i nostri punti di scambio e per il nostro shop online facciamo attenzione a che i vestiti siano intatti e che la qualità sia adeguata. Così tutti possono contribuire.

I visitatori dei vostri punti di scambio sono consapevoli che la Fast Fashion ha un impatto così devastante o si tratta soprattutto di moda?
Cerchiamo di collegare i due temi: la moda è importante ma la sostenibilità e la giustizia sociale lo sono altrettanto. La Fast Fashion ha effetti orribili sull’ambiente soprattutto a causa dell’enorme sovraproduzione. È importante che tutti ne siano sempre consapevoli. Diffondiamo queste conoscenze tramite newsletter e social media. Cerchiamo di mostrare come prendersi cura correttamente dei propri abiti in modo che possano essere utilizzati il più a lungo possibile. Spieghiamo gli effetti dannosi dell’industria tessile e consigliamo libri e podcast con cui le persone possono approfondire il tema. Spesso nei nostri punti di scambio si trovano anche i colleghi di Public Eye che prestano un importante lavoro di sensibilizzazione.

Di quali fatti non è ancora abbastanza al corrente la popolazione quando si tratta di Fast Fashion?
Molti ritengono che la Fast Fashion sia economica ma non è così. Il vero prezzo viene semplicemente pagato da qualcun altro: dall’ambiente, dai lavoratori sottopagati. Una volta che siamo consapevoli di questo, il prezzo non è più un argomento a favore. Ciò che ci fa più paura tuttavia è che tutti continuano a parlare dei danni all’ambiente provocati dai voli e dai viaggi ma l’industria tessile continua ad agire indisturbata nonostante le sue emissioni siamo maggiori della somma di quelle del traffico navale e aereo.

Come si presenta il futuro di Walk-in Closet Svizzera?
Abbiamo obiettivi ambiziosi. A lungo termine vogliamo garantire i nostri finanziamenti e diventare indipendenti. Per questo cerchiamo benefattori e volontari per sedi supplementari. Gli interessati possono annunciarsi e costruiremo insieme la nuova sede.

Walk-in Closet Svizzera è stata lanciata nel 2011 da Jenny Perez come progetto di studio. Il concetto è stato un successo. Nel 2016 l’associazione si è professionalizzata, ha ottenuto il sostegno di altre fondazioni e dispone ora di una sede propria. A fine 2023, grazie a un crowdfunding l’associazione ha raccolto oltre 25 000 franchi. Oltre ai punti di scambio Walk-in Closet gestisce anche un negozio di baratto online.

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