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REGNO UNITOVittoria per Assange: potrà fare ricorso

20.05.24 - 13:51
La Giustizia britannica dà un'ulteriore chance al fondatore di WikiLeaks.
GETTY IMAGES
Fonte Red
Vittoria per Assange: potrà fare ricorso
La Giustizia britannica dà un'ulteriore chance al fondatore di WikiLeaks.

LONDRA - L'Alta Corte di Londra ha concesso un ulteriore appello a Julian Assange contro l'estradizione negli Usa, riconoscendo come non infondate le argomentazioni della difesa del cofondatore di WikiLeaks sul timore di un processo non giusto oltre oceano.

Il verdetto dei giudici d'appello Victoria Sharp e Jeremy Johnson non entra nel merito del ricorso, che sarà a questo punto dibattuto più avanti. Ma riapre la partita dell'estradizione, dopo che già a marzo era stato introdotto un primo spiraglio con il rovesciamento del no secco opposto in primo grado dalla giustizia britannica all'istanza di ricorso della difesa.

Dopo la lettura del breve dispositivo, gli avvocati di Assange si sono abbracciati in aula tra loro, mentre reazioni sorridenti riecheggiavano anche da parte della moglie dell'ex primula rossa australiana, Stella Morris, da suo padre e fra i sostenitori radunati fuori dal palazzo di giustizia. Il cofondatore di WikiLeaks avrà ora "alcuni mesi" per preparare un nuovo "processo d'appello" con tutti i crismi, come precisa la Bbc. Ma, almeno per il momento, resta in custodia cautelare nel carcere di massima sicurezza londinese di Belmarsh.

I giudici Sharp e Johnson non hanno ritenuto evidentemente adeguate le presunte "rassicurazioni" messe sul piatto dagli avvocati del Dipartimento di Giustizia di Washington sui due punti sollevati dai difensori rispetto alla garanzia di un giusto processo negli Usa: il rischio di una condanna a morte - prevista se non altro sulla carta per il reato contestato ad Assange di violazione dell'Espionage Act del 1917, mai contestato in oltre un secolo a un giornalista - e il timore di non poter invocare il Primo Emendamento della Costituzione americana in materia di libertà d'espressione e d'informazione.

Sul primo punto i legali di Washington hanno garantito, almeno verbalmente, che la pena capitale non sarebbe stata chiesta dalla pubblica accusa statunitense; mentre sul secondo punto si sono in effetti limitati a riconoscere ad Assange un vago diritto di fare istanza per ottenere la protezione del Primo Emendamento, pur in veste di cittadino australiano, rinviandone tuttavia la concessione concreta o meno alla futura pronuncia di "una Corte" d'oltre oceano.

Assange è accusato di aver diffuso tramite WikiLeaks segreti di Stato e militari, riguardanti anche i conflitti in Iraq e Afghanistan. In caso di condanna negli Stati Uniti, Assange rischia fino a 175 anni di carcere. La autorità statunitensi hanno garantito che non ci sarà la condanna a morte e il 52enne potrà invocare il Primo emendamento della Costituzione statunitense, che sancisce la tutela della libertà di espressione. È il punto che, probabilmente, rende maggiormente inquieti i sostenitori di Assange: la non automaticità del procedimento e anzi che la concessione sia a discrezione della Corte negli Usa. Manca inoltre la garanzia di un "giusto processo": secondo il legale di Assange, le risposte da parte di Washington sono state «inadeguate».

L'appello odierno - l'ultimo di fronte alla giustizia del Regno Unito - arriva dopo il ribaltamento da parte della Corte, lo scorso 26 marzo, dell'inammissibilità dell'appello presentato dalla difesa del giornalista.

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