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LOSONELimo della Silo Melezza: "Questa è ecomafia"

04.12.20 - 12:43
Un'accusa pesante, con tanto di nomi e cognomi, arriva attraverso un'interpellanza inoltrata oggi da Matteo Pronzini
Tipress
Limo della Silo Melezza: "Questa è ecomafia"
Un'accusa pesante, con tanto di nomi e cognomi, arriva attraverso un'interpellanza inoltrata oggi da Matteo Pronzini

"Il termine “ecomafia” è stato coniato dall’associazione ambientalista Legambiente, per indicare attività illegali delle organizzazioni criminali, di tipo mafioso, che arrecano danni all’ambiente. In particolare sono generalmente definite ecomafie, secondo la definizione proposta in Wikipedia, le associazioni criminali dedite al traffico e allo smaltimento illegale dei rifiuti".

Inizia così l’interpellanza di Matteo Pronzini, inoltrata alla volta del Governo, in una fitta descrizione dei fatti, legati agli eventi avvenuti nel Locarnese ad opera di una nota ditta di betonaggio, la Silo & Beton Melezza SA, inquinamenti e sversamenti abusivi portati alla luce da un’inchiesta giornalistica, che aveva già indotto altri due parlamentari, del PS Fabrizio Sirica e Laura Righet, a fare domande al Consiglio di Stato (CdS).

Nel suo lungo atto parlamentare, Pronzini parte citando il dizionario della Treccani: "Alla voce “ecomafia”, propone il seguente significato: ecomafia s. f. [comp. di eco- e mafia]. – Settore della criminalità organizzata che gestisce attività illecite di dannoso impatto ambientale (smaltimento dei rifiuti tossici, costruzione di insediamenti industriali e abitativi abusivi, inquinamento delle falde acquifere per effetto di sostanze industriali di scarto, ecc.).  In poche parole sono due gli aspetti affinché in casi concreti si possa parlare di ecomafia secondo le definizioni in auge nella vicina penisola:  il primo è l’attività illecita che arreca danni all’ambiente tramite lo smaltimento di rifiuti o la costruzione di insediamenti industriali abusivi, il secondo è la criminalità organizzata o l’organizzazione di tipo mafioso".

È un'interpellanza molto forte quella di Pronzini. Per la prima volta a Palazzo delle Orsoline dei personaggi noti ticinesi saranno definiti un’organizzazione di stampo ecomafioso, con tanto di nomi e cognomi che qui omettiamo. Nel testo dell’atto redatto dal parlamentare dell’MPS-POP-Indipendenti si legge: 

"Con interrogazione del 2 giugno 2019 veniva sollevato il tema degli inquinamenti da limo ad opera della Silo & Beton Melezza SA a Camedo, nel Comune di Centovalli. Alla domanda se a questo dossier sarebbe stato riservato un trattamento di favore da parte del Consiglio di Stato, vista l’appartenenza politica dei proprietari della Silo & Beton Melezza SA e la loro presenza negli anni anche nel Parlamento cantonale, il Consiglio di Stato ha risposto come segue: 'Il CdS agisce nell’interesse dell’ambiente e della comunità. Non sono previste scostamenti dalla prassi nel trattare questo caso'. All’interrogazione del 30 agosto 2019, sempre in relazione agli inquinamenti da limo ad opera della Silo & Beton Melezza SA, il Consiglio di Stato ha risposto come segue: '[…] Il 17 maggio 2019 alcuni funzionari del Cantone si sono recati a Camedo per verificare l’avvenuta rimozione del materiale e per procedere a sondaggi onde verificare la presenza di limo negli strati inferiori del suolo. Tali verifiche hanno permesso di escludere depositi antecedenti di materiale limoso'. La vicenda del limo della Silo & Beton Melezza SA è lungi dall’essere conclusa. Il PP Zaccaria Akbas ha emesso poche settimane fa due distinti decreti d’accusa, uno nei confronti del direttore della Silo & Beton Melezza SA, e l’altro nei confronti del titolare della ditta trasporti per i depositi illeciti di limo a Camedo, rispettivamente ai Terreni alla Maggia, di proprietà della Famiglia Bührle. La notizia è stata riportata dai media e sottolineava, nuovamente, che tutti i depositi di limo erano stati rimossi da Camedo. Al che un cittadino ha chiesto conferma di tale affermazione, riportata non solo dai media ma anche nella risposta del Consiglio di Stato all’interrogazione citata precedentemente, direttamente al capo dell’Ufficio dei rifiuti e dei siti inquinati. Il funzionario ha ammesso di sapere che presso il sito di Camedo vi è ancora del limo depositato all’interno di una vasca e a suo dire per questo materiale non vige l’obbligo di rimozione poiché non proverrebbe dal sito di lavorazione della Silo & Beton Melezza SA a Losone, ma sarebbe il frutto di lavorazioni avvenute presso gli impianti di Camedo. Alla domanda, come fosse possibile che il limo sia stato prodotto in loco, visto che gli impianti di Camedo sono in disuso da decenni, il funzionario ha ipotizzato che il limo nel vascone potesse risalire ai tempi prima della chiusura del silo di Camedo e magari ancora prima dell’entrata in vigore delle norme che tutelano l’ambiente. Una breve ricerca in rete ha permesso di appurare che le affermazioni del Consiglio di Stato e quelle del funzionario non sono altro che frottole".

 Delle immagini molto eloquenti presenti nell’interpellanza non lasciano via di scampo. Pronzini rincara la dose riportando un calcolo, che tiene in considerazione le migliaia di metri cubi di rifiuti smaltiti illegalmente e altri depositati a Losone presso il sedime della ditta in questione, che evidenzierebbe un guadagno della Silo & Beton Melezza SA, complessivo di CHF 3'940'000, risparmiati dai costi di smaltimento, ai quali si dovrebbero aggiungere le spese di trasporto in discarica. Il gran consigliere scrive: "Chi crede mai che tutto il materiale depositato nella cava dalla Silo & Beton Melezza SA serva agli impianti di lavorazione inerti? Nessuno. Il materiale è presente da decenni e nessuno lo ha più toccato. Si tratta di una vera discarica, che lo stesso Ufficio dei rifiuti e siti inquinati ha controllato ma inspiegabilmente qualificato “deposito di materiali inerti utilizzato nell’attività di produzione di beton da parte della SBM”. Ma chi ci crede che per produrre il beton la Silo & Beton Melezza SA necessita perennemente di uno stock di materiale inerte pari a oltre 50'000 m3? Nessuno ci crede, ma ora è pure possibile quantificare in soldoni queste affermazioni al limite del ridicolo da parte del Consiglio di Stato e dell’Ufficio rifiuti e siti inquinati: oltre 3 milioni di franchi".

Le domande contenute nell'interpellanza
1. Perché il Consiglio di Stato ha sostenuto che tutto il limo depositato a Camedo dalla Silo & Beton Melezza SA fosse stato portato via, sapendo che ciò era una menzogna?

2. Perché l’Ufficio rifiuti e siti inquinati, sapendo che a Camedo nel vascone vi sono ancora grandi quantitativi di limo della Silo & Beton Melezza SA, accampa scuse ridicole e non ne pretende l’eliminazione in discarica?

3. Per il deposito di oltre 50'000 m3 di inerti presso il sito di lavorazione di Losone della Silo & Beton Melezza SA non sono state rilasciate autorizzazioni e a tutti gli effetti siamo in presenza di una discarica. Perché il Cantone non interviene per far rimuovere la discarica abusiva?

4. Il Consiglio di Stato ha verificato i bollettini di consegna dei quantitativi di limo portati dalla Silo & Beton Melezza SA nella discarica di Gnosca a partire dal mese di maggio 2019 ad oggi? Se sì, con che esito? Se no, perché?

5. Come giustifica il Consiglio di Stato il palese sostegno dato dalle autorità alla famiglia proprietaria della Silo & Beton Melezza SA, mediante menzogne e marcato immobilismo dei funzionari? Ritiene corretto il termine “ecomafia” per descrivere la situazione che si è creata?

6. Il vicepresidente della Silo & Beton Melezza SA, ha personalmente trasportato e sversato il limo a Camedo, ma il PP Zaccaria Akbas non ha emesso alcun decreto d'accusa nei suoi confronti. Il Cantone, che si è costituito parte civile in questa vicenda, chiamerà anche il vicepresidente a risarcire i danni o rinuncerà, come lo ha già fatto il PP Akbas, a "toccare" un membro della famiglia del vicepresidente?

 

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