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CANTONE«Quel "WhatsApp" può configurarsi come reato penale»

05.10.20 - 16:57
Il Gruppo formato da tre deputati ha segnalato la vicenda con una raccomandata al Ministero Pubblico
Tipress
Il giudice Mauro Ermani, presidente del Tribunale penale cantonale
Il giudice Mauro Ermani, presidente del Tribunale penale cantonale
«Quel "WhatsApp" può configurarsi come reato penale»
Il Gruppo formato da tre deputati ha segnalato la vicenda con una raccomandata al Ministero Pubblico

BELLINZONA - Il WhatsApp inviato dal Giudice Mauro Ermani, presidente del Tribunale penale cantonale (TPC), al Procuratore generale Andrea Pagani potrebbe, secondo il Gruppo MPS-POP-Indipendenti, «configurarsi come un reato penale».

Nella raccomandata inviata oggi al Ministero Pubblico, i deputati Matteo Pronzini, Simona Arigoni e Angelica Lepori, segnalano e sottopongono alla Procura per una verifica il messaggino, di cui Tio.ch ha dato notizia venerdì. E che nella versione confermata dallo stesso Ermani aveva il seguente tenore: «La X pare sia andata bene. Se me la rubi trattamela bene. Se no ricomincio a parlare male di voi». 

Il “WhatsApp” fa riferimento a una collaboratrice di Ermani al TPC che, ricorda l’MPS, «è candidata per il concorso di procuratrice penale ed in quei giorni era stata sentita dalla relativa commissione d’esperti. E a giudizio di Ermani l’audizione era andata bene».

Secondo la segnalazione, «vista la funzione di Ermani, presidente del TPC, a nostro parere tale SMS al Procuratore Generale, riprendendo le parole dell’avvocato Filippo Gianoni al Caffè del 4 ottobre: “Non solo è inopportuno ma pericoloso”; e, aggiungiamo può configurarsi come un reato penale».

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