
BIASCA - Entro la prossima estate l’Intervalves di Biasca chiuderà i battenti, lasciando a casa 25 dipendenti. Interessati dal provvedimento, sono «padri e madri, quasi tutti residenti nella regione delle Tre Valli». Una regione che «subisce un’altra botta» e che è sempre più confrontata alla penuria di posti di lavoro qualificati dopo i 22 licenziamenti alla Elcotherm e i 14 alla Imerys di Bodio avvenuti nel 2018.
A preoccupare i membri* della deputazione socialista in Gran Consiglio - che sul tema hanno redatto un'interpellanza - è l'immobilismo del Cantone riguardo a una situazione che ormai si trascinava da tempo. «Secondo quanto riferito dalla stampa la Intervalves dal 2013 non ha mai raggiunto un bilancio positivo e la perdita progressiva supera ora i quattro milioni di franchi. Dopo un 2019 particolarmente negativo con la perdita più alta nella storia della società, la chiusura sembra essere purtroppo inevitabile».
I dieci interpellanti - esprimendo la propria «solidarietà e vicinanza ai dipendenti toccati e alle loro famiglie» - chiedono come intenda agire il Consiglio di Stato «per prevenire ulteriori perdite di posti di lavoro» e «per promuoverne la creazione di altri ad alto valore aggiunto nelle Tre Valli». Infine i deputati domandano «quali altre forme di sostegno ritienga ipotizzabili il Consiglio di Stato per non disperdere il know-how di simili dipendenti e ridurre il rischio che debbano lasciare la regione per reperire nuova occupazione».
* I firmatari dell'interpellanza - Gina La Mantia, Nicola Corti, Simona Buri, Tatiana Lurati, Fabrizio Garbani Nerini, Anna Biscossa, Carlo Lepori, Daniela Pugno Ghirlanda, Laura Riget, Henrik Bang.
BIASCA - Entro la prossima estate l’Intervalves di Biasca chiuderà i battenti, lasciando a casa 25 dipendenti. Interessati dal provvedimento, sono «padri e madri, quasi tutti residenti nella regione delle Tre Valli». Una regione che «subisce un’altra botta» e che è sempre più confrontata alla penuria di posti di lavoro qualificati dopo i 22 licenziamenti alla Elcotherm e i 14 alla Imerys di Bodio avvenuti nel 2018.
Stefano Modenini ha dichiarato alla tv che tantissime aziende non possono sopportare un cambio Franco euro sotto all’1,10, ebbene noi siamo arrivati a 1,08, le coneguenze sono delocalizzazione, perdita di migliaia di posti di lavoro ed ulteriore pressione sui salari perché è chiaro che le perdite sul cambio vanno compensate con riduzioni salariali quindi ancora più frontalieri, ancora più disoccupazione e povertà. L’alternativa appunto è la chiusura. Alcuni l’altro giorno mi criticavano sul fatto che l’economia nostra ha bisogno di una continua crescita, l’alternativa è la decrescita che si sta piano piano avverando con tutte le conseguenze del caso, milioni di disoccupati in ogni settore. In Europa siamo 600’000 milioni? 350’000 sono quelli che hanno un lavoro? Il lavoro cala e decresce del 5%? Vorrà dire che avremo 17 milioni di disoccupati, così i fautori della decrescita saranno finalmente soddisfatti.