L'iniziativa "simbolica" promossa da Tamara Merlo (Più donne) stroncata dal deputato Paolo Ortelli (PLR): «Tema importante, approccio superficiale»
BELLINZONA - “Ha diritto di voto in materia comunale: ogni cittadina svizzera di 18 anni compiuti”. Potrebbe avere questo tenore in futuro la Legge sull’esercizio dei diritti politici (Ledp). Cioè tutta e solamente al femminile. Tra chi ha deciso di opporsi, «a costo anche di sembrare antipatico», c’è un deputato - Paolo Ortelli del PLR - che lunedì prossimo di sicuro voterà contro la “traduzione” al femminile della normativa.
Un atto simbolico - Tra i temi affrontati in coda alla prossima seduta di Gran Consiglio ci sarà infatti un’iniziativa parlamentare generica, ma meglio sarebbe dire simbolica, presentata da Tamara Merlo di “Più donne” e altri deputati: «Un semplice esercizio di linguaggio a costo zero» per, come recita il testo, «incentivare e promuovere l’accesso delle donne alla politica e ai ruoli istituzionali». Nel merito la richiesta è di girare, «unicamente al femminile», la Ledp, «per consentire agli uomini (la minoranza della popolazione del nostro cantone) di provare cosa significa leggere un testo a noi indirizzato ma in cui il genere è sbagliato. È un esercizio interessante che promuove l’elasticità mentale».
«Approccio superficiale» - Da Ortelli arriva però «un elastico no al folklore in salsa femminile». Per l’iniziativa è prevista la procedura scritta, non sarà discussa in aula, e proprio dal deputato PLR è giunta in redazione un’opinione in cui spiega le ragioni della sua opposizione: «Credo fermamente che questa proposta tenda ad assumere aspetti di tipo folkloristico, ponendosi in modo superficiale a fronte del grande tema che pretende di evocare. Questo sì, irrispettoso di tutte le donne».
«Il Ticino ha altre emergenze» - Secondo il deputato si tratta di un tema serio che «un parlamento non si deve prestare, anche se in azioni simboliche, a tematizzare in questo modo». E ancora: «Sarò forse e mi scuso, un “giovane vecchio”, ma credo che non sia questa la strada da percorrere». E per concludere: «In un momento in cui i nostri cittadini ci chiedono a gran voce di concentrarci su temi che hanno a che fare con le emergenze e le criticità evidenti nel nostro cantone, non credo ci si possa permettere di intraprendere questa via. Ecco le ragioni del mio no. Un “non sono d’accordo”, questo sì, frutto di una sana elasticità mentale e interamente declinato al femminile».