Burn out, depressione, ansia e insonnia. I rischi psico-sociali legati al mondo del lavoro preoccupano i socialisti che chiedono misure contro questo «scenario catastrofico»
BELLINZONA - Burn out, depressione, ansia e insonnia. I rischi psico-sociali legati al mondo del lavoro sono un fenomeno preoccupante e in continuo aumento. Le sue cause sono molteplici: la precarizzazione dell’impiego, le relative difficoltà economiche, ma anche l’organizzazione del lavoro stessa, con ritmi sempre più serrati e inconciliabilità tra vita privata e professionale.
Contesto "ammalato" - Questo contesto lavorativo "ammalato" è purtroppo terreno fertile per l’esplosione di malattie professionali gravemente invalidanti e segnanti. I costi umani ma anche economici derivati dallo “stress” sono impressionanti, nel 2015 la Segreteria di Stato dell’economia li stimava a 4.2 miliardi.
«L’evoluzione e la dimensione di gravità del fenomeno sono attestate da molti studi scientifici - si legge in una mozione firmata da Fabrizio Sirica ed altri socialisti -, che permettono di fotografare una situazione allarmante in Ticino».
Uno su tre stressato - «Oggi i lavoratori che dichiarano di non avere sufficienti risorse per portare a termine il proprio compito (percependo così un costante grado di stress) si attestano al 27.1%», prosegue l'atto parlamentare. Insomma, quasi una persona su tre è stressata.
Per il “Barometro sulle condizioni di lavoro”, aumenta il grado di chi si sente spesso stressato (40%), come anche la percentuale di chi riscontra problemi tra vita professionale e privata (21.5%) e incrementa il numero di persone che lavorano anche da malate. Ma «a stupire», spiega Sirica - è l’elevato numero di lavoratori e lavoratrici (anche questo parametro in aumento) che temono di perdere il proprio posto di lavoro, un fattore di stress psicologico e di precarietà lavorativa non indifferente.
Ticino fanalino di coda - «Il Ticino - viene sottolineato - è purtroppo fanalino di coda, nel nostro cantone sono il doppio rispetto alla svizzera tedesca le persone che temono per il proprio impiego».
Ticinesi sotto farmaci - Il risultato? L’indagine sullo stato di salute del 2017 rivela cifre a dir poco scioccanti: in Ticino il 54.1% delle persone assume settimanalmente farmaci. «I ricercatori puntano il dito contro le condizioni di lavoro e riconducono ad esse il grave peggioramento che si è registrato negli ultimi 25 anni, erano infatti il 35.2% nel 1992 i cittadini che consumavano farmaci settimanalmente», si legge ancora nella mozione.
«Scenario catastrofico» - Per i socialisti firmatari, «questo scenario catastrofico impone al cantone di intervenire». La mozione chiede che il Consiglio di Stato agisca investendo «molte più risorse per contrastare l’esplosione dei rischi psico-sociali e le malattie professionali ad essi correlate».
Più precisamente viene chiesto, attraverso 13 misure concrete e ben dettagliate, di:
- rafforzare la prevenzione a livello cantonale;
- rafforzare il controllo in generale;
- che il cantone e gli Enti sussidiati diano il buon esempio.