«Ci sono persone che ricevono visite il mattino per verificare cos’hanno nel frigo e quale biancheria tengono nell'armadio». Basta con «”mobbing” o “stalking” indiscriminato»
BELLINZONA - «Tornare al rispetto di tempistiche di evasione delle richieste di permessi e rinnovi in tempi rapidi e con modalità proporzionate degne di uno Stato di diritto e non di polizia». È questa la richiesta contenuta nella mozione presentata da Matteo Quadranti, Bixio Caprara e Marco Bertoli al Consiglio di Stato.
In realtà nel mirino c’è l’intero Dipartimento delle istituzioni, insieme alla Sezione della popolazione, e i ritardi nella concessione di permessi B e C come pure il loro rifiuto. «È giunto il momento finalmente di parlarne» si legge nella mozione. E i dettagli sono “scottanti”.
«In ogni Comune il servizio della popolazione ha inviato liste di decine persone da far controllare riguardo alla loro effettiva presenza in Ticino. Ci sono persone che ricevono continuamente visite di ausiliari di polizia e di impiegati comunali il mattino presto per verificare che cos’hanno nel frigorifero e quale biancheria hanno nei loro armadi. Si tratta di liste di persone, anche buoni contribuenti e residenti da diversi anni e che mai hanno dato problemi, da controllare nel periodo di sei mesi. Segue un rapporto alla Polizia Cantonale che esegue a sua volta delle verifiche mandando poi il tutto al servizio della popolazione». Una situazione che spiegherebbe «il fatto che per ricevere una risposta riguardo al permesso C passano da 6 a 12 mesi mentre qualche anno orsono si ricevevano questi permessi in 1 o 2 mesi». Un metodo che il Plr definisce «strategia poliziesca».
Il Dipartimento di Norman Gobbi è accusato di portare avanti «una strategia antistranieri a tutto campo, inclusi coloro che non hanno mai dato problemi di sorta e tra questi anche quelli benestanti (globalisti inclusi)». E non vengono usati mezzi termini: si parla ancora di «”mobbing” o “stalking” indiscriminato».
Il Plr vorrebbe anche evitare che la Sezione della popolazione diventi «un mostro di impieghi e burocrazia», per questo chiede il plafonamento delle assunzioni di personale. A causa della “strategia” di cui si parla, infatti, «numerosi sono i ricorsi contro le decisioni del servizio della popolazione», con conseguenti «costi e risorse impiegate in maniera spropositata» che danneggiano l'idea di «una burocrazia snella e un'amministrazione vicina ai cittadini e residenti che scelgono il nostro bel Cantone per vivere e lavorare».
A Gobbi viene associato l’«aumento degli effettivi nelle polizie, aumento di effettivi e burocrazia nei servizi della popolazione, oltre che nei servizi del territorio o della sanità e sicurezza», tutti «sintomi ormai acuti di una direzione poco liberale».
Infine la richiesta al Governo: che «indichi a chiare lettere quale sia la strategia, gli obiettivi e le misure che intende attuare in questo contesto e se non sia il caso che il Consiglio di Stato ri-orienti la politica verso i lavoratori stranieri in Ticino condotta dal direttore del dipartimento».