Fanno discutere i manifesti del candidato PPD al Nazionale. «Su certi temi non si possono fare compromessi», sostiene
BELLINZONA – Un uomo di 49 anni condannato a 9 mesi per pedofilia. Un 31enne condannato a 12 mesi per pirateria stradale. E poi ancora: disoccupati in Ticino, 12.650 persone; frontalieri in Ticino, 66.313 persone. Gioca sui contrasti forti, la campagna politica di Michele Moor, candidato PPD al consiglio nazionale. E che contrasti. Pedofili e frontalieri vengono pubblicamente “crocifissi” sui suoi cartelloni. «Mi spiace – sostiene –. Ma su certi temi non si possono fare compromessi».
Partiamo dalla questione pedofilia.
La pedofilia è un fenomeno terribile. Dobbiamo combatterla con una repressione severa. Le pene attualmente in vigore sono troppo blande. Soprattutto se paragonate a pene inflitte per altri reati.
Secondo lei perché le leggi sarebbero così deboli?
Io sono contro una giustizia ingiusta. Non è un caso che io prenda come esempio i reati stradali. Vanno puniti, per carità. Ma non ha senso che uno che commette abusi su un bimbo riceva una pena inferiore rispetto a qualcuno che va veloce in auto. La politica fino ad oggi non ha messo il giusto equilibrio tra le pene che si infliggono. Sottovalutando completamente il problema della pedofilia.
Pene più rigide frenerebbero simili situazioni?
Questo non si può dire. Ma spesso queste persone vengono rilasciate “in anticipo”. E poi i fatti dimostrano che non sono guarite. In Svizzera ci sono state situazioni imbarazzanti. Con pedofili che entravano e uscivano dalla prigione. Ogni volta che uscivano combinavano qualcosa.
Eppure, si fa tanta prevenzione.
Questo sì. E trovo che gli organi di sicurezza abbiano strumenti validi per bloccare questa gente in anticipo. Ad esempio, con la sorveglianza informatica. Tutto questo va intensificato.
Parliamo, a questo punto, dei frontalieri…
In Ticino la sproporzione tra disoccupati e frontalieri è enorme. È evidente che non tutti i disoccupati ticinesi possano trovare lavoro. Come è evidente che l’economia ticinese ha bisogno dei frontalieri. Ma da quando il terziario ha iniziato ad assumere frontalieri in massa l’equilibrio si è rotto. Non si può approfittare del fatto che il frontaliere abbia pretese più basse. Se si assume un frontaliere lo si deve fare perché ha un buon curriculum e con uno stipendio svizzero. Non perché ci fa risparmiare.
L’Italia economicamente va a fondo. Chiunque cercherebbe alternative altrove, no?
La colpa non è dei frontalieri infatti. Bisogna esortare l’imprenditore ticinese a pagare il dipendente senza guardare il luogo in cui vive. Servono, inoltre, più controlli sul dumping salariale. Io non amo particolarmente il discorso dei salari minimi, ma in alcuni settori sarebbero giustificati. Mi piacerebbe che ci fossero dei contingenti. Se nel settore finanziario, ad esempio, ci sono un mucchio di disoccupati ticinesi, forse è meglio mettere un limite di frontalieri, un tetto da non sforare. E deve essere la politica a fissarlo.
Ogni volta che si fa un discorso simile al suo, dall’Italia arrivano accuse di razzismo.
Il disoccupato soffre e ha un costo enorme per la società. È legittimo che noi cerchiamo, dove è possibile, di dare la precedenza agli svizzeri. C’è gente che è cresciuta in Ticino, che ha studiato qui, e poi non ha il diritto di avere un lavoro. Non è normale.