Reazioni all'attacco lanciato al partito di via Monte Boglia da Boris Bignasca. Gobbi: «Ne discuteremo»
LUGANO - «Questa Lega sarebbe piaciuta al Nano?». Sicuramente non piace a Boris Bignasca: in un post al vetriolo su Facebook il deputato ha lanciato oggi una dura critica al partito di cui è membro, fondato dal padre Giuliano nel 1991. La Lega «non combatte più la burocrazia e i cassamalatari, non blocca i ristorni».
Ma cosa ne pensano gli altri esponenti leghisti? La critica è condivisa dal fronte più "barricadero" nel Movimento, ma anche da quattro partecipanti su cinque in un sondaggio condotto online su Tio.ch. «Dobbiamo tornare a tematiche vicine al cittadino» afferma il deputato Stefano Tonini, secondo cui «il mondo del lavoro, il frontalierato, i costi delle casse malati sono problemi che esigono risposte e un cambio di rotta».
Sulla stessa linea Lorenzo Quadri, per cui «le ultime elezioni hanno dato un segnale forte e chiaro, che va colto assolutamente. La Lega - afferma il consigliere nazionale - deve essere più movimento e meno partito».
Meno esplicito Norman Gobbi, che pure non nasconde l'intenzione di toccare l'argomento, ma non fuori dalle mura di via Monte Boglia: «Quelle sottolineate da Boris sono dinamiche che discutiamo e discuteremo, anche in questo caso, al nostro interno. Con coraggio, nei confronti della nostra forza politica e di tutti i ticinesi che ci sostengono, nel rispetto dello spirito originario».
Oltre Gobbi, sul fronte cantonale le reazioni latitano. Il vice-presidente del Gran Consiglio Daniele Caverzasio, contattato, preferisce non esprimersi. Non è stato possibile raggiungere nemmeno il capogruppo leghista in Parlamento Michele Foletti per un commento.
Il momento, del resto, non è propizio alle polemiche. E non solo per le vacanze estive. Le elezioni federali e la stagione parlamentare alle porte inducono alla prudenza: «È presto per tirare le somme» frena Quadri, secondo cui «bisogna dare tempo al nuovo parlamento cantonale di entrare nel merito dei temi». Chissà che nel frattempo il Movimento torni a piacere a Bignasca, figlio e padre.