Il Governo ha presentato il secondo pacchetto fiscale nato per compensare la fine della tassazione agevolata per le imprese. Ma le novità non si limitano alle persone giuridiche
BELLINZONA - «È un accordo su più punti che va oltre la semplice riforma, frutto di una decisione unanime del Governo e affrontato con un approccio costruttivo e lungimirante». Sono queste le parole usate da Christian Vitta per presentare il messaggio relativo all’adeguamento della Legge tributaria cantonale alla Legge federale, dopo la riforma fiscale e il finanziamento dell’AVS (RFFA) votata dal popolo svizzero il 19 maggio scorso.
Una riforma che abolisce in particolare i regimi privilegiati con i quali venivano tassate le società a statuto speciale. Di conseguenza, in Svizzera, tutte le persone giuridiche dovranno essere tassate sull’utile alle stesse condizioni. In questo contesto bisognava quindi adeguare anche il quadro legislativo del nostro Cantone, cercando anche di assicurare al Ticino e al suo tessuto economico un adeguato livello di competitività nel confronto, in particolare, con il resto della Svizzera.
Allo stato attuale il Ticino rientra infatti tra i Cantoni a fiscalità ordinaria elevata per le imprese «e se non avessimo fatto nulla, in ragione delle riduzioni di aliquota previste nel resto del Paese, la posizione del nostro Cantone sarebbe sensibilmente peggiorata, scivolando nelle ultime posizioni della graduatoria intercantonale», ha sottolineato Vitta.
Imposta sull’utile dal 9% al 5,5% - In questo senso gli interventi proposti dal DFE, ed in particolare il progressivo avvicinamento (in due tappe) alla media intercantonale dell’onere fiscale delle persone giuridiche, mirano a garantire la possibilità di erogare servizi a favore della popolazione ticinese. Questo avverrà riducendo l’aliquota di imposizione (attualmente al 9%) prima all’8% (per il periodo 2020-2024) e a seguire al 5.5% (dal 2025),
Oltre a consolidare il substrato fiscale a beneficio del Cantone e dei Comuni, agendo in questo modo si riduce pure il rischio di partenza dal nostro territorio anche delle aziende tassate ordinariamente ed in particolare delle tante piccole e medie imprese che compongono il nostro tessuto economico. «Le quali - ha continuato il direttore del DFE durante la conferenza stampa indetta a Bellinzona - in assenza di adeguamenti legislativi, potrebbero essere indotte a trasferirsi in altri Cantoni dove saranno praticate aliquote fiscali più vantaggiose».
Riduzione anche per le persone fisiche - Accanto all’imposizione delle imprese, la riforma cantonale proposta dal Governo interviene anche sulla fiscalità delle persone fisiche attraverso una riduzione in due tappe del coefficiente d’imposta cantonale, di cui beneficeranno tutte le categorie di contribuenti.
La prima fase prevede una riduzione del coefficiente cantonale d’imposta dall’attuale 100% al 98% (2020-2024), con possibilità di proroga e ulteriore riduzione al 96% su decisione del Gran Consiglio a far tempo dal 2025, qualora nel frattempo non sia entrata in vigore una riforma generale della nostra Legge tributaria.
Il Governo intende infatti affrontare, nell’ambito della corrente legislatura, una revisione generale della Legge tributaria (i cui contenuti portanti risalgono al 1976), avendo un occhio di riguardo in particolare al tema della fiscalità delle persone fisiche. In questo ambito saranno considerati, oltre i cambiamenti generali in atto nella nostra società, anche gli atti parlamentari più rilevanti presentati in questi ultimi anni.
9 milioni all’anno ai comuni - Dal profilo finanziario la riforma presentata risulta essere «equilibrata» sia per il Cantone che per i Comuni, «per i quali sono state previste misure mirate nell’ottica di limitare l’impatto dei cambiamenti legislativi federali e cantonali e di aumentarne l’autonomia in ambito fiscale, permettendo un miglior adattamento al singolo contesto», ha dal canto suo sottolineato Norman Gobbi, direttore del DI.
In particolare si prevede un riversamento annuo ai Comuni di 9 milioni di franchi da parte del Cantone e l’introduzione, a partire dal 2025, della possibilità per i Comuni di differenziare il moltiplicatore comunale tra persone fisiche e persone giuridiche con un differenziale massimo di 20 punti percentuali, ritenuta una soglia minima del 40%.
Focus su educazione e socialità - Accanto a queste misure, il Consiglio di Stato si impegnerà a portare avanti, nell’ottica di un accordo più esteso, una serie di progetti volti a rispondere alle esigenze future e a risolvere alcuni problemi aperti.
In particolare, nel periodo 2020-2024 saranno adottate delle nuove misure, per un onere complessivo di circa 30 milioni, che permetteranno di rispondere alle esigenze presenti nel settore dell’educazione, avendo riguardo particolare per la scuola dell’obbligo e della socialità in particolare per le fasce di popolazione più bisognose e deboli.
In ambito previdenziale sarà infine presentato entro la fine dell’anno un messaggio per rispondere alle necessità di risanamento della cassa pensione espresse dall’IPCT e quantificate al momento in 500 milioni e si collaborerà con la Commissione del Parlamento che si occupa del tema alla ricerca di una definitiva ed equa soluzione per il futuro sistema previdenziale concernente i Consiglieri di Stato.