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CANTONEGiovani richiedenti asilo e scuola: «Siamo sulla strada giusta?»

05.05.19 - 18:15
Un’interrogazione del gruppo MPS-PoP chiede al Governo di motivare la scelta del DECS di istituire classi separate all’interno del centro federale d’accoglienza
Tipress (archivio)
Angelica Lepori, firmataria dell'interrogazione con Simona Arigoni e Matteo Pronzini.
Angelica Lepori, firmataria dell'interrogazione con Simona Arigoni e Matteo Pronzini.
Giovani richiedenti asilo e scuola: «Siamo sulla strada giusta?»
Un’interrogazione del gruppo MPS-PoP chiede al Governo di motivare la scelta del DECS di istituire classi separate all’interno del centro federale d’accoglienza

BELLINZONA - Un’interrogazione firmata da Angelica Lepori, Simona Arigoni e Matteo Pronzini richiama il Consiglio di Stato sulla decisione del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (DECS) di istituire classi di scolarizzazione all’interno del centro federale d’asilo in Ticino, riservate a bambini e ragazzi che vi si trovano temporaneamente in quanto richiedenti.

Giovani che «di fatto verranno scolarizzati separatamente da tutti gli altri ragazzi del Cantone» scrivono i deputati del gruppo MPS-PoP, sottolineando come questa scelta costituisca «una forma di discriminazione e di segregazione» che si pone «in netto contrasto con altri modi di procedere che, negli ultimi anni, hanno dato risultati estremamente positivi».

Ricordando che la legge non obbliga i cantoni ad istituire classi nei centri per richiedenti l’asilo, i deputati chiedono al Governo di fare chiarezza su quella che ritengono «una scelta politica chiara del DECS che ci sembra in netta contraddizione con l’idea di scuola inclusiva propagandata dallo stesso Dipartimento».

Le domande dell'interrogazione

    1. Sulla base di quali riflessioni si è deciso di istituire classi separate all’interno dei centri di accoglienza per i richiedenti asilo?
    2. Il fatto che il tempo di permanenza sul nostro territorio dei bambini e dei ragazzi sia limitato è condizione sufficiente a giustificare questa forma di segregazione? Non si tratterebbe di garantire comunque, anche se per un tempo ridotto, la possibilità di socializzare e di integrarsi a tutti?
    3. Non ritiene il CdS che questa prospettiva sia contraria ai principi di integrazione e inclusione di cui la scuola ticinese dovrebbe farsi portatrice?
    4. Fino ad ora come è avvenuta la scolarizzazione dei minorenni richiedenti asilo e con quali esiti?
    5. I docenti impegnati in queste classi avranno le stesse condizioni di lavoro dei docenti cantonali? Quanto allievi ci saranno nelle singole classi? La rotazione continua degli allievi permetterà comunque di avere una continuità nel lavoro educativo e di istruzione?
    6. A quanto ammonta il costo di questa operazione? Quanto di questo costo viene finanziato dalla Confederazione? Non sarebbe più opportuno investire per migliorare i servizi di accoglienza dentro le scuole pubbliche, diminuire il numero di allievi per classe, introdurre personale di appoggio e favorire così l’inclusione all’interno delle classi stesse? 
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