I socialisti ritengono si debba attendere le risposte del Governo all'interrogazione di 18 domande e consultare un costituzionalista svizzero, nonché chiedere un parere all'autorità di vigilanza
BELLINZONA - All’inizio del suo nuovo mandato la Commissione sanità e sicurezza sociale si ritrova sul tavolo il “caso Cardiocentro”. Un incarto che per il Partito socialista ha «i contorni sempre più opachi e preoccupanti» e che non può essere considerato senza prima avere «risposte chiare e complete».
Per questo motivo il Gruppo parlamentare socialista si è rivolta alla Commissione chiedendo di «attendere le risposte del Consiglio di Stato alla recente interrogazione "le prime 18 domande sul Cardiocentro"», di «far allestire un parere indipendente da parte di un costituzionalista svizzero sulla tenuta dell'iniziativa popolare» e di «chiedere un parere preliminare all'autorità di vigilanza sui diversi aspetti non regolamentati della nuova fondazione che, secondo le intenzioni degli iniziativisti, dovrebbe nascere dopo il 2020».
I socialisti, nella loro richiesta, sollevano le questioni attorno al Cardiocentro: «perdite finanziarie della fondazione dovute ad attività di ricerca finanziate in modo non chiaro e poco giustificato», «voci su una sua situazione finanziaria tutt'altro che brillante», «la scoperta dei generosissimi salari ai membri della famiglia Moccetti», «scoperta di remunerazioni per prestazioni decise dal Consiglio di fondazione ai membri dello stesso Consiglio», «la presentazione di un'iniziativa popolare che intende privatizzare la gestione del Cardiocentro con i soldi pubblici (contributi diretti e premi di cassa malati)», «la smemoratezza del nuovo Consigliere di Stato De Rosa quanto al suo sostegno all'iniziativa» e, da ultimo, «le pressioni su un membro della ex Commissione sanitaria per sostenere la ricevibilità dell'iniziativa popolare».