Inoltrata una mozione con cui si chiede che la concessione di nuove licenze edilizie venga «legata a condizioni chiare che creino benessere per il cantone»
BELLINZONA - Dumping, sfruttamento del territorio e architetture fiscali fumose. Per i Verdi del Ticino «è tempo di abbandonare questa strategia economica» e «chiedono a gran voce controlli più severi per le aziende della logistica e in generale nel mercato del lavoro». Nel concreto, il partito ecologista ha deciso di presentare una mozione.
«La fashion Valley ticinese ha come protagonista l’emblematico caso Gucci - si legge nel comunicato stampa -, costrutto di ispirazione masoniana, accolto a braccia aperte dall’attuale direttore del DFE e sostenuta acriticamente dal suo partito il PL(R)T con l’aiuto di LEGA e gran parte del PPD». Un sistema che viene definito «meccanismo di sistematica evasione fiscale basato su bugie riguardo al tipo di attività svolto in Ticino (puramente di logistica e non di produzione) e alla residenza fittizia di alcuni manager che godevano dello statuto di globalista pur non avendo mai abitato in Ticino». Gucci è stata recentemente messa alle strette dal fisco italiano e francese per evasione, e si appresta ora a lasciare il Ticino.
I Verdi si dicono «sconcertati» dalle rivelazioni riguardanti le condizioni di lavoro all’interno di questi capannoni: «salari da fame, ritmo da lavori forzati, condizioni microclimatiche insostenibili, lavoro su chiamata anche via sms, atteggiamenti omertosi sulle condizioni di lavoro, minacce di sanzioni in caso di non raggiungimento degli obiettivi e limitazioni nell’accesso ai servizi igienici». L'aspetto «grave» è che tali aziende possano beneficiare di privilegi fiscali e «non siano state oggetto di controlli da parte delle autorità». Controlli mancati attribuiti ai «benefici in termini di imposte a corto termine» che inducono a «chiudere un occhio».
Per i Verdi del Ticino è quindi giunta l’ora «di introdurre finalmente un salario minimo dignitoso, di rafforzare i controlli sul mercato del lavoro ticinese e di fissare regole solide che permettano al cantone di puntare ad un’economia che possa valore aggiunto e a basso impatto ambientale».
La mozione - Per i Verdi nella questione "fashion valley" «l’errore da parte delle autorità è dunque duplice: da una parte l’identificazione della moda come settore di punta, dall’altro l’ingiustificato trattamento di favore concesso alle gravi infrazioni commesse dalle grandi marche presenti sul territorio». Chiedono pertanto che in generale «si ponga rimedio a questa incresciosa situazione». E che la concessione di nuove licenze edilizie venga «legata a condizioni chiare che creino benessere per il cantone».
Al Governo viene pertanto chiesto di modificare il piano direttore cantonale come segue:
La concessione di nuove licenze edilizie per attività che sfruttano una superficie superiore a 5'000 m2 di territorio deve essere legata a criteri qualitativi esplicitamente espressi:
- una percentuale di almeno il 60% di posti di lavoro riservati ai lavoratori residenti;
- una regolamentazione chiara sulle retribuzioni e le condizioni di lavoro;
- per le aziende che prevedono più di 50 dipendenti è indispensabile l’introduzione di piani di mobilità aziendale che devono essere sottoposti all’ufficio cantonale preposto e che abbiano obbiettivi ambiziosi per i propri dipendenti.
Annualmente sia pubblicato un rapporto sull’impatto ambientale che la ditta sta avendo sul territorio cantonale con l’espressione di chiari obbiettivi di riduzione dell’impatto a scadenza annuale.