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CANTONEContratti collettivi, licenziato il Messaggio governativo

22.03.19 - 11:24
La nuova procedura di verifica si applicherà in particolare ad una quindicina di case per anziani e a poco meno della metà degli enti che gestiscono istituti per invalidi e centri educativi minorili
TiPress - foto d'archivio
Contratti collettivi, licenziato il Messaggio governativo
La nuova procedura di verifica si applicherà in particolare ad una quindicina di case per anziani e a poco meno della metà degli enti che gestiscono istituti per invalidi e centri educativi minorili

BELLINZONA - A fine 2016 il Gran Consiglio ha accolto la mozione (presentata da Lorenzo Jelmini e Gianni Guidicelli) che chiedeva di vincolare gli enti beneficiari di contratti di prestazione all'adesione a un contratto collettivo di lavoro. Il Consiglio di Stato (su proposta del Dipartimento della sanità e della socialità), ha licenziato oggi il Messaggio per la creazione delle basi legali che consentiranno di attuare la mozione.

Il Messaggio propone di richiedere alle strutture che sottoscrivono un contratto di prestazione con il Cantone una dichiarazione che attesti la sottoscrizione di un CCL o che comprovi l’equivalenza delle disposizioni dei propri contratti a quelle del CCL di riferimento.

Già il 30 settembre 2015, il Consiglio di Stato aveva rilevato che secondo la giurisprudenza un contributo statale non può essere subordinato all’adesione formale ad un CCL, ma al rispetto delle condizioni di lavoro previste dal CCL.

Le commissioni paritetiche settoriali (ispirandosi alla regolamentazione e alla giurisprudenza in materia di commesse pubbliche) sarebbero tenute ad assumere il compito di verifica anche presso enti non aderenti al CCL. Interpellate preventivamente, le commissioni paritetiche dei settori sanitari e sociali, per le quali è di interesse il nuovo vincolo, hanno tutte espresso la loro disponibilità in tal senso.

Il messaggio propone di codificare l’obbligo di attestazione di conformità ai CCL in otto leggi settoriali. La nuova procedura di verifica si applicherà in particolare ad una quindicina di case per anziani su una quarantina in cui rapporti di impiego non sono retti da norme di diritto pubblico, e a poco meno della metà degli enti che gestiscono istituti per invalidi e centri educativi minorili. «In tutti questi settori - precisa il Governo - non sembrano comunque emergere particolari differenze nelle condizioni di lavoro in funzione della sottoscrizione dei CCL».

Più eterogenea è invece la situazione del mercato del lavoro nel settore dei servizi di assistenza e cure domicilio privati, per i quali trae dal resto origine la mozione. In questo settore poco meno della metà dei servizi contrattualizzati (ad inizio 2019: 11 su 24) aderiscono al CCL, ma i servizi contrattualizzati sono a loro volta all’incirca i due terzi di quelli operativi (ad inizio 2019: 24 su 38).

«Nella consistente minoranza che non sottoscrive il contratto di prestazione il vincolo voluto dalla mozione non può dunque avere effetti». Il Consiglio di Stato «ritiene comunque le modifiche proposte coerenti con lo spirito e le finalità della mozione approvata dal Gran Consiglio».

«Un'ottima notizia» - Lorenzo Jelmini si è detto «particolarmente lieto» del Messaggio del Governo. «Porre alcune regole nel mondo del lavoro e combattere gli abusi a tutela dei più deboli sono obiettivi che possono essere raggiunti proprio tramite i Contratti collettivi di lavoro». Con questa impostazione, sottolinea il sindacalista, «viene accolto il principio che lo Stato, nello stipulare i contratti di prestazione con gli enti beneficiari, deve essere garante non solo nella qualità delle prestazioni ma anche della qualità dei rapporti di lavoro di chi fornisce queste prestazioni». Dunque «un'ottima notizia per un mondo del lavoro - conclude -. Sono soddisfatto che una giusta rivendicazione sindacale abbia ottenuto concreto sostegno grazie all’impegno politico».

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